L’epilogo di una storia che ha diviso il mondo, con l’Italia che ha gridato “vergogna” agli avvocati dei due imputati e l’America che si è sentita liberata con la sentenza letta dal giudice Pratillo, è arrivato in tarda serata, intorno alle 21:40, tra i singhiozzi di Amanda, la commozione della sua famiglia e l’abbraccio tra Sollecito e la Bongiorno. In contemporanea la notizia è giunta in America, accolta con gioia dai supporters e dagli amici di Amanda. Rimane l’atroce dubbio per la famiglia Kercher, spezzata dal dolore da quell’1 novembre 2007. I Kercher questa mattina sono tornati all’Hotel Sangallo per una nuova conferenza stampa, così come avevano annunciato già ieri pomeriggio, insieme all’avvocato Maresca. Il fratello di Meredith, Lyle Kercher, e la sorella Stephanie, continuano a dirsi fiduciosi nella giustizia italiana, consapevoli di un possibile appello che la procura potrà muovere in Cassazione, ma si chiedono chi era con Rudy, perché fu accertato che l’ivoriano quella notte non agì da solo. Stephanie ha raccontato le sue emozioni al momento della lettura del dispositivo: “E' stato uno shock. Eravamo preparati a ogni tipo di verdetto, ma non sapevamo come avremmo reagito fino a quel momento. Siamo molto delusi. Due anni fa eravamo contenti, in primo grado, ma di certo non abbiamo festeggiato. Stavolta non abbiamo alcuna risposta”. Ma rimane anche l’amaro in bocca delle parti civili e dell’accusa, che ora si prepara a presentare ricorso. La pm Manuela Comodi ha affermato di non condividere niente sulla sentenza, “neanche la condanna per calunnia che contraddice in modo clamoroso l'assoluzione per l'omicidio. E' una sentenza che non fa giustizia”. E infine rimane uno spettacolare jet set montato dalla stampa nazionale e internazionale, la caccia a ogni sorriso o espressione degli imputati, ma anche gli atteggiamenti dei legali, che un po’ hanno voluto cavalcare l’onda per posare di fronte agli obiettivi. Chi sia il vero protagonista in questa vicenda, nonostante sia stato spesso detto, lo si è davvero dimenticato.
Amanda intanto ha lasciato l’Italia a bordo di un jet privato con partenza da Fiumicino: leggins neri, cardigan grigio, borsone a tracolla, nascosta in una stanza dell’aeroporto per evitare fino all’ultimo le foto dei giornalisti. C’è chi scommette già su cosa farà Amanda adesso: forse sparirà per un po’ dalla circolazione, per un periodo di decompressione.
Raffaele invece è uscito dal carcere di Terni, dove era detenuto da quattro anni, nella notte. E’ arrivato all’alba a Bisceglie, vicino Bari, nella villa del padre. “Sto cercando di riprendermi. Sono ancora spaesato”, ha detto al telefono all'agenzia Ansa. “Ci speravo in questa sentenza – afferma Raffaele con la voce calma – speravo in qualcosa di positivo. Finalmente mi sono riappropriato della mia vita”. Sollecito dice di non avere particolari desideri, di voler stare adesso solo con la sua famiglia, e, come aveva detto anche all’avvocato Maori, suo difensore, di voler vedere il mare. Un giorno forse rivedrà Amanda: per adesso c’è spazio solo per gli affetti di casa.
(AleChi)
Foto di Stefano Dottori