Inaugurata ieri sera al CIAC (Centro Italiano Arte Contemporanea) la mostra retrospettiva “Giuseppe Uncini: i primi e gli ultimi”, curata da Bruno Corà e Italo Tomassoni. Il taglio del nastro è spettato a Mariolina Uncini, moglie dell'artista scomparso nel 2008, accompagnata da suo figlio Marzio Uncini. Sono intervenuti all'evento anche l'assessore alle Politiche Culturali, Elisabetta Piccolotti e il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, Alberto Cianetti.
Giuseppe Uncini ha scritto una pagina importante dell'arte italiana del XX secolo: una persona dall'indole solitaria che ha sempre preferito lavorare per conto proprio, sviluppando un linguaggio intimo ed originale, libero dalle mode, che negli anni ha caratterizzato tutte le sue produzioni. L'artista nasce nel 1929 a Fabriano, dove inizia a lavorare come grafico. Spinto dal maestro Edgardo Mannucci, negli anni '50 decide di trasferirsi a Roma, in via Margutta. Qui ha l'occasione di conoscere grandi contemporanei come Lucio Fontana e Renato Guttuso. Inizia a dipingere con materiali poveri perché, come racconta il cognato Aldo Buoni: ”per lui il vero colore era quello della vita quotidiana, da ciò nasce l'uso delle terre, del catrame, del cemento e di altri materiali che trovava per strada”. Abbandonata la pittura bidimensionale si dedica alla realizzazione delle imponenti opere in cemento e tralicci di ferro, che ora dominano gli ambienti del CIAC. Uncini si dedica anche allo studio delle ombre, riproducendo materialmente nei suoi lavori sia l'oggetto che la sua ombra.
“Gli ambienti immacolati del centro d'arte contemporanea – come ha tenuto a sottolineare il direttore Tomassoni – che ospitano il cromatismo grigio e nero dei lavori di Uncini, rappresentano una straordinaria unione fra opere e spazio espositivo”.
Fino al 15 settembre sarà possibile ammirare le opere appartenenti agli esordi dell'artista, i cosiddetti cicli delle Terre e dei Cementarmati, che si riferiscono agli anni fra il '57-'58 fino al '62 e i cicli conclusivi (dal 2004 al 2008), Architetture e Artifici. Il titolo della mostra scaturisce proprio da questa particolare scelta curatoriale, appunto “i primi e gli ultimi”. Negli spazi principali, illuminati dalla luce diretta del sole, sono esposti gli ultimi lavori del maestro marchigiano, mentre le prime opere sono visibili nel piano sotterraneo del CIAC.
Per l'occasione è stato pubblicato un catalogo con la riproduzione di tutte le opere presenti in mostra e altre immagini significative del suo percorso artistico.
Un appuntamento importante per la città di Foligno che merita di essere valorizzato e vissuto.
Sarà possibile visitare la mostra dal venerdì alla domenica, dalle ore 10-13 e dalle 15.30-19.
(MAB)