67^ Stagione del Lirico Sperimentale, apertura con “Doglie”/ E' polemica tra compositore e regista dell'opera inaugurale - Tuttoggi.info

67^ Stagione del Lirico Sperimentale, apertura con “Doglie”/ E' polemica tra compositore e regista dell'opera inaugurale

Redazione

67^ Stagione del Lirico Sperimentale, apertura con “Doglie”/ E' polemica tra compositore e regista dell'opera inaugurale

Sab, 14/09/2013 - 11:04

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Carlo Vantaggioli

Non v'è dubbio, la guerra piace. Piace come metodo per un approccio alle vicende della vita, piace indipendentemente dalle proprie coscienze e quasi sempre lascia, con soddisfazione degli osservatori neutrali, il dovuto deserto morale quando finisce una delle tante battaglie che la compongono. Ora, tutto ci si poteva aspettare ieri pomeriggio (13 settembre ndr.) dalla conferenza stampa di apertura della 67^ Stagione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, meno che un giovanissimo e dotato compositore come Valerio Sannicandro, scatenasse una guerretta proprio poche ore prima dello spettacolo di apertura della Stagione.

La presentazione- Tutto era iniziato con una “delicata” quanto formale presentazione del progetto Opera Nova da parte del Direttore artistico, M° Michelangelo Zurletti, che ha subito passato la parola allo scrittore e drammaturgo, Antonio Tarantino autore del testo “Non è che un piccolo problema” dal quale è poi stata adattata “Doglie” su musica di Valerio Sannicandro e con la regia di Sandra De Falco.
“Non è che un piccolo problema” viene definita da Tarantino “operina morale” per evidenziare, metaforicamente, le difficoltà del “dovere” di nascere senza una possibilità di scelta per il nascituro. Di un nuovo soggetto che, nascendo, viene a far parte di una comunità e di un mondo a lui perfettamente estranei e ignoti. Il nascere quindi assume un carattere di un atto teneramente violento, il cui contenuto morale tiene uniti tenerezza, desiderio e imposizione nel quadro di un evento che in sé non è che un piccolo problema.
Il compositore Sannicandro, spiega quindi il suo approccio alla composizione evidenziando quella che doveva essere la novità assoluta di una partitura che, per ammissione dello stesso musicista, risulta molto complessa da calare nel testo, degno esempio di teatro-musicale contemporaneo. I cantanti, peraltro microfonati, usano per tutto lo svolgimento dell'opera un recitato ed un sussurrato leggero che Sannicandro spiega come una fusione del discorso musicale con un elemento della tradizione vocale, il pianto (madrigalismo) basato su alcune sequenze melodiche discendenti.
Un approccio che desta interesse e che fa del Lirico Sperimentale di Spoleto, ancora una volta, l’esploratore di terreni musicali della contemporaneità.
L'epica polemica- E come se niente fosse, dopo aver spiegato con passione la partitura dell'opera, ecco che Valerio Sannicandro getta con una calma serafica, una bomba tra la platea dei presenti, molti dei quali con cospicui anni di vita vissuta, come il 99enne Avvocato Carlo Belli, figlio del fondatore del Lirico, Adriano, e Presidente dello stesso, o come anche lo stesso Antonio Tarantino, che sembrano però assorbire bene l'onda d'urto rimananedo impassibili. Cosa dice Sannicandro di esplosivo? Il compositore usa la seguente frase detonante, “Prendo nettamente le distanze…” riferendosi alla regia di Sandra De Falco, che a dire del musicista avrebbe operato delle scelte di scena sui cantanti che avrebbero messo in discussione la partitura stessa. Fino ad arrivare al punto in cui lo stesso Sannicandro aggiunge, “Ho anche pensato di ritirare la partitura, ma non l'ho fatto per rispetto dei musicisti e dei cantanti”. Una dura contestazione alle note di scena della De Falco, che presente in sala in un primo momento è rimasta ammutolita, per poi alzarsi e filare dai responsabili dell'Ufficio Stampa del Lirico per dettare pochissime parole da dire al microfono in chiusura della conferenza, riassumibili come segue: non parlo ora ma solo dopo lo spettacolo. Inutile dire che TO presente in sala ha tentato di chiedere un commento alla regista che ha declinato invitandoci a vedere lo spettacolo, ribadendo di essere a disposizione dei giornalisti solo dopo.
Purchè se ne parli- Certo se si voleva dare visibilità allo spettacolo inaugurale ci si è riusciti molto bene, con o senza squilli di trombe, consapevolmente o a loro insaputa. Il vecchio giochetto di tirare la cacca all’avversario nel ventilatore non paga in termini di “obiettivi centrati”. Cosa avrà mai impedito a compositore e regista di chiarirsi prima di andare in conferenza stampa a fare la guerra, nessuno lo sa.
Inoltre, il non chiarire subito gli aspetti tecnici motivo del contendere nella loro polemica, getta tutto il resto del programma in un cono d'ombra, lasciando fin troppo spazio al pettegolezzo. Né crediamo sinceramente, che assistere allo spettacolo basti a consentire il formarsi di una opinione tecnica compiuta sulla disputa, a meno che non si sia tra addetti ai lavori. Spesso agli artisti manca quella voglia compiuta di fornire chiavi di interpretazioni che possano poi elevare il gusto di chi osserva. A nostro modesto parere bastavano solo poche parole chiarificatrici, poche, maledette e subito. E il danno più grande di una conferenza stampa come quella di ieri, è stato relegare nell'angolo tutto il resto, che invece è degno di attenzione. Lo confermano anche le parole di un appassionato Giorgio Pressburger, già assessore alla cultura del Comune di Spoleto, che parla con grande passione dell'Ente lirico spoletino, esaltando le sue capacità creatrici, anche con i pochi spiccioli rimasti in cassa a causa di tagli, soprattutto da parte delle istituzioni locali, Regione, Provincia e Comune, ed indirizzando una dura invettiva contro altri enti lirici similari sparsi per l’Italia che osannano ormai solo il denaro e l’arte come merce, rinunciando alla nuova produzione. Rimane il fatto che senza quest’ultimo però le produzioni languono e lo sforzo innovatore diventa titanico.
Ma i fondamentali del Lirico Sperimetale di Spoleto sono davvero saldi e l’ente spoletino è passato per tempeste e polemiche anche peggiori. La differenza la fanno come sempre le scelte artistiche e da 4 anni a questa parte il cartellone di Spoleto è sempre stato di grande spessore.
Quello che conta, polemica inclusa, è invece ciò che si è fatto nel bene e nel male, avendo poi la possibilità e la libertà di scelta. Tesi sostenuta anche dal Direttore d’Orchestra, Marco Angius, che dirigerà entrambe le opere del progetto Opera Nova con l’Ensemble Strumentale dell’O.T.Li.S.
La seconda opera in programma, ingiustamente relegata a comprimaria nel bailamme della guerra a due, è Euridice e Orfeo, per la regia di Giorgio Bongiovanni. L’opera rappresenta la proiezione psicologica del mondo interiore della protagonista che, riordinando progressivamente i propri ricordi, giunge alla consapevolezza del suo stato di trapassata. In questa versione del mito, centrale è il punto di vista di lei. Dell’ombra che non ha coscienza della propria condizione incorporea e addirittura percepisce il corpo e gli occhi di un altro essere vivente come entità indefinita proveniente dal regno dei morti. L’autore del libretto, Gino Nappo, ha scelto di lasciare alla sola protagonista il ruolo di guida nell’azione, cercando di creare insieme al compositore Mario Guido Scappucci, un continuo accavallarsi di suggestioni reciproche tra musica e verso. Punto di partenza il suono degli archi in lunghe fasce di armonici, il verso dei grilli in una notte estiva, voci lontane nello spazio e nel tempo che di volta in volta riappaiono nel sogno o nel ricordo.
E dunque sperando che l’opera piaccia più della guerra, vi annunciamo già fin da ora che non daremo seguito alla polemica, nel caso prevedibile di copiosi comunicati stampa di spiegazioni. L’occasione è perduta, i ventilatori non ci piacciono e l’opera rimane aldilà di chi la pensa e realizza. Andiamo a teatro, punto e basta.

Repliche sabato 14 alle ore 20.30 e domenica 15 alle ore 17.00, al Teatro del Complesso Monumentale di San Nicolò, con Opera Nova©,

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