L’ipotesi di un allevamento avicolo di 30.000 polli a Petrelle (Città di Castello) è stata affrontata oggi (lunedì 14 settembre) in Consiglio comunale. All’esterno del Municipio, inoltre, ha avuto luogo anche un sit-in pacifico di numerosi residenti della frazione tifernate, ovviamente contrari a questo progetto.
La storia e l’interrogazione
Ad interrogare la Giunta sul caso è stato il capogruppo di ‘Tiferno Insieme’ Nicola Morini, che ha ripercorso la storia di questa vicenda: “A partire da ottobre 2017 la Commissione ‘Assetto del territorio’ di Città di Castello era stata informata di un possibile progetto di insediamento a Petrelle di un allevamento di circa 30.000 polli. Già allora i residenti dissero di essere pronti a bloccare le strade pur di impedirne l’apertura. In un secondo momento, però, tale progetto pareva non avesse più seguito, anche in virtù di osservazioni mosse dagli uffici comunali preposti. Invece in una delle ultime commissioni precedenti al periodo di pandemia Covid erano state illustrate alcune soluzioni proposte dal privato per superare le difficoltà emerse e procedere nella realizzazione dell’allevamento. A che punto è lo stato di realizzazione dell’allevamento? E il percorso inerente le progettazioni e i permessi? Perché la popolazione del luogo non è stata debitamente informata sull’evolversi della questione?”.
La risposta dell’assessore
“Abbiamo affrontato in commissione più volte l’argomento del pollaio biologico – ha detto l’assessore all’Urbanistica Rossella Cestini – Nella prima fase la società avicola voleva presentare una Scia (Segnalazione Certificata Inizio Attività) per poter costruire l’allevamento ma non era lo strumento adatto. Ci voleva infatti un permesso e mancavano elementi riguardanti lo sviluppo industriale, tanto che il Comune oppose un diniego. Nella seconda fase, invece, la società avicola ha ripresentato la progettazione dell’allevamento, richiedendo un titolo edilizio e mettendo a disposizione la documentazione necessaria ma nonostante ciò il Comune, eccezionalmente, ha convocato una Conferenza di Servizi con Regione, Asl e Arpa, per avere un loro contributo rispetto alla valutazione del piano industriale.
“Il Comune infatti riteneva – ha proseguito Cestini – importante che venisse fatta una Valutazione d’Impatto Ambientale (Via), per dare una dimensione precisa sulla compatibilità di questa tipo di allevamento al contesto dell’area. Ma la Regione non l’ha ritenuta necessaria perché, oltre ai capannoni che già avevano ospitato un precedente allevamento di suini, il peso vivo dell’animale per ettaro di terreno non sarebbe stato superiore alla percentuale prevista di 40 quintali. Motivi, quest’ultimi, che hanno portato ad una valutazione positiva della cosa”.
Capisco la popolazione di Petrelle, è un terreno difficile, una zona particolare, ma purtroppo non è nelle possibilità del Comune dare diniego in questo caso. Ancora non è partito il progetto, c’è solo un’autorizzazione. Non sono cominciati nemmeno i lavori, che sarebbero su due step: il primo da 14.500 polli e il secondo da 18 mila e rotti
“Faremo verifiche per la salute della cittadinanza – ha concluso Cestini – Saremo vigili da questo punti di vista. Purtroppo l’emergenza Covid ci ha distolto dalla normale amministrazione ma noi abbiamo fatto tutto ciò che si che poteva. Il progetto doveva essere fatto nelle condizioni più corrette possibili“.
Il sindaco “Sono perplesso anch’io”
“La preoccupazione dei cittadini è legittima – ha sottolineato il sindaco Luciano Bacchetta – Se riusciamo a utilizzare il buon senso qualche soluzione si può trovare. Ammetto di essere perplesso anch’io. Abbiamo il dovere di seguire la vicenda in modo del tutto trasparente. Settimana prossima organizzeremo una riunione con i cittadini a Trestina, insieme ad Arpa e Asl. Valuteremo anche se sia possibile invitare l’imprenditore della società avicola”.
Morini “Popolazione non è stata aggiornata”
“L’unica cosa che rimprovero alla giunta – ha detto Morini in sede di replica – è quella di non aver aggiornato, in due anni, la popolazione di Petrelle, lasciandola all’oscuro di tutto. Non si può prendere a pretesto l’emergenza Covid, ormai diventata alibi nazionale. Sono soddisfatto e contento per l’incontro che ci sarà con i residenti”
Il sit-in dei residenti
Prima dell’inizio del Consiglio comunale odierno molti residenti di Petrelle e il ‘Comitato Salute Ambiente – Calzolaro, Trestina, Altotevere Sud’, si sono riuniti all’entrata del Municipio per far valere le loro ragioni. “Rimaniamo stupiti di come si possa concedere l’autorizzazione ad un allevamento che per le sue dimensioni è considerato insalubre – ha detto la portavoce Cecilia Mori Bourbon – La pollina, la deiezione del pollo, è molto nociva: provoca infatti salmonellosi, aviaria e ha effetti cancerogeni, per non parlare dell’inquinamento che subirebbe il torrente Minimella o della puzza che renderebbe invivibile la nostra piccola valle. Inoltre, elemento da non trascurare, un allevamento di tali dimensioni porterebbe ad un viavai enorme di camion per il mangime e lo smaltimento delle feci e degli stessi polli”.
“Non è possibile – ha detto l’altro portavoce Alessandro Tetragoni – che si conceda parere favorevole ad un allevamento di tali dimensioni, che di fatto confina con il locale cimitero ed è a poche centinaia di metri dalle abitazioni, da un noto agriturismo, da un castello medievale, e dal Santuario della Madonna delle Grazie. La vita di questa piccola valle sarebbe resa impossibile! Quindi pretendiamo di sapere come stanno le cose!”
Presente al sit-in anche la Lega, con il segretario tifernate Giorgio Baglioni: “Già due anni fa – ha detto – grazie all’intervento dell’On. Marchetti, riuscimmo a scongiurare la realizzazione di questo grande pollaio. Lo abbiamo fatto una volta, siamo pronti a farlo di nuovo perché un allevamento intensivo di quelle dimensioni crea, inevitabilmente, gravi danni ambientali all’intero territorio, al turismo, alla salute e alla sicurezza pubblica. Chiediamo con insistenza all’azienda marchigiana che vorrebbe imporsi sulla comunità di Petrelle, di trovare un’altra zona dove costruire l’allevamento, magari anche meglio servita dal punto di vista infrastrutturale, perché un territorio ricco come l’ Alto Tevere deve essere tutelato e non certo sfruttato”,