Non ci sono al momento persone iscritte nel registro degli indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Terni per turbativa d’asta che vede al centro il Sii e che prende le mosse dalle polemiche (e conseguenti esposti) sull’acquedotto Pentima – Scheggino. I membri del Cda del Servizio idrico integrato, però hanno ricevuto dagli inquirenti una citazione come persone informate sui fatti; in 4 sono stati già stati sentiti dalla Guardia di finanza, a cui sono delegate le indagini, gli altri lo saranno nei prossimi giorni.
Ma alla conferenza stampa di stamattina, convocata inizialmente per parlare della questione dei pozzi inquinati nella conca ternana, c’erano anche alcune persone del Comitato No acquedotto. Che hanno chiesto lumi sui possibili danni all’ecosistema e sulla vecchia discarica a Ferentillo presente sopra ad alcuni dei pozzi che si stanno scavando. A dare alcuni dati tecnici è stato il direttore generale Paolo Rueca (che è anche Responsabile unico del procedimento dell’acquedotto Scheggino – Pentima): la falda acquifera di Terria (nel comune di Ferentillo) da cui si attingerà a una portata massima di 400 litri (0,4 metri cubi) al secondo, mentre il fiume Nera ha portata minima di 10 metri cubi al secondo. Impossibile, quindi, secondo il Sii, influire sul corso d’acqua, che comunque non è interessato dalla captazione di acqua. Il cantiere – con i lavori iniziati nel 2015 e che devono essere conclusi entro fine 2018 – al momento è al 50%: è quasi ultimato il serbatoio, mentre sono stati scavati alcuni pozzi e posati alcuni dei 23 km di tubazioni previste.
Quanto ad alcuni pozzi che saranno spostati di qualche metro “dentro l’area già prevista per il prelievo” è stata chiesa una verifica di assoggettabilità, cosa diversa rispetto alla Valutazione di impatto ambientale (Via). Questo perché il massiccio calcareo che si sta perforando presenta caratteristiche particolari non evidenziabili soltanto attraverso modelli matematici. In sostanza in alcuni punti si trova meno acqua di altri (come accaduto per 4 pozzi su 9 che ora verranno spostati). Ma c’è un altro problema che preoccupa il Comitato No acquedotto (ma non il Sii): 2 dei pozzi si trovano nell’area dell’ex discarica. “E’ stata fatta una verifica relativa alla contaminazione tra la falda superficiale e quella basica e non c’è assolutamente nessun tipo di inquinamento, né a livello di falda superficiale né tanto più di falda di base dell’acquifero” ha sottolineato il direttore generale del Sii. E’ previsto comunque il controllo continuo di questi ‘piezometri’ per vedere effettivamente, una volta che i pozzi saranno in funzione, che sia mantenuta questa completa assenza di inquinamento. Nessuna comunicazione, insomma, c’è – secondo gli studi effettuati, molto costosi – tra l’area dell’ex discarica e la falda acquifera.
A preoccupare di più il Sii, invece, è la presenza di tetracloroetilene (“che non è trielina” ha precisato Paolo Rueca) in alcuni pozzi di captazione. Un fenomeno particolare, e non relativo a un inquinamento recente, che si sta spostando nel territorio della conca ternana. Le prime evidenze, infatti, sono state nel dicembre 2015 in località San Martino, quindi a Fontana di Polo, a Terni: si sono infatti registrati dei picchi di valori del tetracloroetilene, la cui presenza è decuplicata. Una vicenda che aveva innescato numerose polemiche politiche, ma che è stata superata con l’attivazione di appositi impianti di filtrazione da diversi mesi. Il fenomeno ora si presenta analogo in alcuni pozzi gestiti dall’Aman, quelli di Cerasola e Argentello, nel territorio tra Amelia e Narni. Qui infatti vengono effettuate analisi ogni 2 giorni: su 9 pozzi 3 hanno dei picchi di tetracloroetilene (ma la potabilità dell’acqua è pienamente garantita). Il limite di tetracloroetilene è infatti di 10 microgrammi al litro, mentre attualmente il valore medio è di 3 microgrammi/litro. Il fenomeno, però, secondo il Servizio idrico, ha bisogno di essere approfondito. Da qui la richiesta di un tavolo tecnico a Regione dell’Umbria (in vista anche del nuovo piano di tutela delle acque) e Arpa, mentre lunedì Sii e Aman terranno un incontro con i sindaci del territorio amerino-narnese. “L’acqua che bevono i cittadini – ha spiegato il Sii – è pulita e sicura, grazie agli interventi fatti e che faremo nel prossimo futuro installando nuovi filtri a Cerasola. Tuttavia è importante, ormai, capire l’origine e la portata del fenomeno che è sicuramente antropico”. Puliti e Rueca hanno tenuto a sottolineare che la presenza di tetracloroetilene non è precipua solo della Conca ternana ma che questo fenomeno è presente in molte parti d’Italia. “Da noi anzi – hanno sottolineato – siamo a livelli di concentrazione anche molto inferiori ad altre zone, ad esempio del nord Italia, e comunque non ci sono legami fra il tetracloroetilene e la necessità di fare lo Scheggino-Pentima: non è con la presenza dei pozzi inquinati che vogliamo giustificare l’acquedotto”.
Infine il progetto della ricerca perdite occulte. “Porterà – ha detto Rueca – ad una diminuzione importante delle perdite e ad un risparmio in termini di acqua e di risorse. Ad Orvieto abbiamo già quasi concluso, a Terni siamo in fase di avanzamento”. Il sistema, infatti, insieme al telecontrollo, permetterà un monitoraggio costante delle perdite occulte, che attualmente si attestano al 40%. “Prevediamo un recupero del 20%” ha evidenziato il direttore generale del Servizio idrico integrato, “ma scendere sotto al 20% è statisticamente impossibile”. E che il risultato si può ottenere è già emerso ad Orvieto, dove appunto le perdite sono state quasi dimezzate.