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ZES, un’opportunità al momento non per tutti

Massimo Sbardella

ZES, un’opportunità al momento non per tutti

Mer, 19/11/2025 - 16:32

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L’Umbria nella ZES (Zone Economiche Speciali) rappresenta potenzialmente una grande opportunità per attrarre investimenti da parte di imprese allettate dai vantaggi fiscali assicurati (in particolare dal credito d’imposta). Un’opportunità che ha portato benefici per alcuni dei territori della ZES unica del Mezzogiorno, alla quale con l’ultimo provvedimento sono state aggiunte l’Umbria e le Marche. Per queste ultime, però, a differenza di quanto avviene nel Sud, lo specifico bando ZES non include tutti i Comuni, ma quelli specificatamente inseriti nel decreto, perché rientrano nelle aree assistite ammissibili ai sensi della Carta degli aiuti a finalità regionale (art. 107, par. 3, lett. c, del TFUE). 

Le aree assistite all’interno dei Comuni

Alcuni comuni poi, come Perugia, Terni e Spoleto, vengono compresi solo limitatamente a quelle che sono specificamente classificate nelle mappe come “aree assistite”, ammissibili ai benefici fiscali e alle semplificazioni amministrative della ZES unica, identificate tramite codici NUTS o perimetrazioni precise.

La perimetrazione esatta all’interno di un Comune è definita da mappe e allegati tecnici forniti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Struttura di missione ZES) e dalla Regione Umbria, che specificano le zone ammissibili secondo la Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 (art. 107, par. 3, lett. c, del TFUE). Per evitare confusione, i bandi e gli avvisi specifici elencano o comunque rimandano alla documentazione tecnica con i dettagli delle aree esatte. A distanza di pochi chilometri, insomma, due aziende potrebbero ricevere un trattamento molto differente.

I Comuni inseriti e la pressione per estere tutti i benefici

Attualmente, se delle semplificazione amministrativa si potrà beneficiare in tutta l’Umbria, la misura del credito d’imposta, quella più appetibile, riguarda solo 37 dei 92 Comuni umbri: Perugia, Terni e Spoleto solo in parte, tutto il territorio di Bastia Umbra, Bettona, Campello sul Clitunno, Cascia, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Citerna, Città di Castello, Collazzone, Deruta, Foligno, Fossato di Vico, Gualdo Cattaneo, Gualdo Tadino, Gubbio, Marsciano, Montefalco, Monteleone di Spoleto, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Nocera Umbra, Norcia, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piegaro, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Trevi, Umbertide, Vallo di Nera, San Gemini. Si tratta dei territori compresi nella Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 approvata in sede europea sulla base di determinati parametri socio-economici.

Quella Carta che Regione Umbria e Regione Marche, insieme al Governo, intendono provare a far aggiornare alla Commissione europea prima della sua naturale scadenza del 2027, così da ampliare tutti i benefici all’intero territorio regionale, come avviene per il Mezzogiorno.

Settori ed altri parametri degli investimenti

Alcuni settori sono esclusi dai principali benefici fiscali, come la siderurgia, carboniferi, trasporti (escluso stoccaggio e attività di supporto), produzione, stoccaggio, trasmissione e distribuzione di energia, banda larga, credito, finanza e assicurazioni. E questo sulla base delle disposizioni europee in materia di aiuti di Stato e conseguente distorsione della libera concorrenza.

Ci sono poi altri parametri sull’ammissibilità dei benefici per i singoli progetti, dati dall’imposto minimo dell’investimento (200mila euro) e dalla situazione dell’azienda (ad esempio sono escluse quelle in liquidazione).

Concorrenza tra territori assistiti

C’è poi un altro elemento con il quale fare i conti per verificar gli effettivi benefici che potranno derivare dall’ingresso dell’Umbria nella ZES, anche nel caso in cui si riuscissero ad estenderne tutti i benefici all’intero territorio regionale.

La ZES Unica in questi hanno ha fatto convogliare importanti investimenti nel Mezzogiorno. Dove hanno avviato impianti importanti marchi che hanno potuto scegliere dove fare base in Italia o comunque implementare la propria presenza operativa. L’Umbria e le Marche, la cui economia è un po’ più “in salute” di quella delle regioni del Sud, arrivano dopo. Alcune aziende hanno già effettuato l’investimento che avevano progettato. Le altre hanno ora praticamente mezza Italia tra cui scegliere. Ed a parità di benefici economici, non saranno indifferenti gli altri elementi di competitività che i territori sapranno offrire. In quest’ottica, un vicino dalle grandi tradizioni manifatturiere come le Marche può risultare ingombrante per il Cuore verde d’Italia.

Insomma, la bicicletta c’è, ma il sistema Umbria – inteso come imprenditoria, forze sociali, istituzioni e politica – devono pedalare per consentire di percorrere nuove strade e di attenuare, per quanto possibile, le salite da scalare.


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