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Zaganelli si candida a sindaco / “Perugia non ha una sua identità” / Sicurezza, minimetrò e liste civiche

Alessia Chiriatti

Mi candido perché sono debitore verso questa città da anni”. L’avvocato Zaganelli ha aperto le porte di casa sua, in Via Bontempi, nell’acropoli perugina, e così si è presentato in conferenza stampa. La sua discesa in campo “è espressione di me stesso”. Una cronistoria, quella della candidatura dell’avvocato altotiberino, viziata da rumors e mal di pancia interni allo stesso centrodestra perugino. “Il centrodestra si è avvicinato a me, facendo un passo indietro e aprendo alla società civile di cui io rappresento una parte”, ha commentato Zaganelli. Ora il percorso sembra lanciato verso la nascita di 2 liste civiche, forse 3, con il suo simbolo, ed è prevista anche “latamente” un’intesa con Scelta Civica. A condizione però che ci sia compattezza, riuscendo così a intercettare un elettorato trasversale.
Il centrosinistra –Non ho mai stimato Massimo D’Alema, padrino storico dell’Umbria e non trovo particolarmente affascinanti le figure dalemiane”. Il riferimento è all’uscente sindaco Wladimiro Boccali e al suo predecessore Renato Locchi, anche definito da Zaganelli come il “dante causa” dell’attuale primo cittadino. Due “sindaci di parte, non in grado di guardare ad una visione d’insieme: Locchi è un animale politico, Boccali invece un personaggio discontinuo, con una grande onestà intellettuale”. E della Lorenzetti, alla quale ha augurato la risoluzione delle sue vicende giudiziarie, ha detto: “nella sua telefonata con Gaia Grossi diceva «a noi chi ci ammazza». Beh, lei ha ammazzato noi”. L’idea del candidato sarebbe quella di rifarsi al modello di democrazia ateniese, citando il pensiero del filosofo di sinistra Massimo Cacciari. Lo stesso Zaganelli si ritiene proveniente dalla sinistra liberale: una sinistra a suo avviso rimasta sola nel suo percorso storico, sfinita dalla “pantomima della rissa tra Pci e Psi”. In questo spirito l’apertura alla liste civiche, al dialogo con il centrodestra perugino. Di nomi in lista ancora non se ne parla, a parte qualche riferimento a personaggi noti come Francesco Binaglia, Mario Torelli, Parisi Ricci, che comunque lo stesso Zaganelli non ha voluto confermare.
Al centro c’è Perugia: “c’è necessità di un cambiamento a beneficio della comunità. La nostra città manca di un profilo identitario comune, ciò che invece hanno altri centri umbri importanti. Mi va anche bene che in centro ci siano tanti locali con kebab, ma questo non a scapito della nostra identità”. Rimprovera lo “stupro urbanistico” di cui la città è stata vittima; lamenta l’”errore pazzesco di San Bevignate. Un progetto che doveva essere rivisto, a fronte del calo degli studenti”. Condanna la “ztl troppo rigorosa, con i commercianti del centro unici veri eroi”. Crede che l’accattonaggio e lo spaccio siano problemi irrisolti perché strumentalizzati. Auspica la creazione di una seconda tratta del minimetrò verso il Silvestrini, a fronte, però, di costi sostenibili. E punta alla sicurezza, con la costituzione non di “ronde, ma di gruppi di cittadini e polizia per presidiare il territorio“.
E per l’Università propone una rivalutazione generale, dopo il “crollo verticale della sua qualità”, che trasformi Perugia in città come Siena o Lecce, con biblioteche aperte anche di notte e maggiori servizi. “Il rettore Moriconi è una persona solida, non certo un massone come in molti vogliono descriverlo. Sono invece stato a mio tempo contrario al terzo mandato di Bistoni, avuto a seguito di una modifica scorretta dello statuto. I nostri studenti sono quelli che hanno prodotto Meredith: poco produttivi, in giro per pub, birrerie e discoteche”.

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