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XVII° Festival Pianistico di Spoleto, inaugurata la mostra “Progettare l'altezza del cielo” di Fabio Fabiani

“Progettare l'altezza del cielo” è il titolo della mostra allestita nell’ambito del XVII Festival Pianistico di Spoleto, dal 15 al 19 maggio 2013, nella galleria superiore del Chiostro di San Nicolò, con immagini visionarie realizzate dall'architetto Fabio Fabiani su una Spoleto del futuro. Fabio Fabiani è anche l'autore del manifesto della edizione 2013 del Festival Pianistico di Spoleto.
Accanto alla mostra, domani Sabato 18 Maggio alle ore 18, si terrà la conferenza dal titolo “L'armonia dello Spazio” che si terrà sempre al Complesso di San Nicolò ed in cui si accosteranno architettura e musica con la partecipazione di eccezionali ospiti come il Prof. Franco Purini ed il Prof. Lucio Valerio Barbera dell'Università La Sapienza di Roma, esponenti della FUA, la Federazione Umbra dell'Architettura, il maestro Aquiles Delle Vigne che illustrerà le costruzioni musicali di Beethoven. Moderatori, l’architetto Giuliano Macchia ed il maestro Egidio Flamini.
A seguire, alle ore 19, i migliori allievi della Masterclass sulle opere di Ludwig van Beethoven si esibiranno in un concerto inserito nell'evento “Le regole dell'armonia”.
MOSTRA “PROGETTARE L'ALTEZZA DEL CIELO” (Testo critico di Eupalino)
L'ARCHITETTO FABIANI IMMAGINA LA SPOLETO DEL FUTURO, UNA UTOPIA “TECNO” ALL'INSEGNA DELLA SPERANZA NEL FUTURO (NONOSTANTE TUTTO!)
Oniriche e surreali immagini accompagnano il viaggio che ci propone l'architetto Fabio Fabiani in una Spoleto del futuro ricostruita dai sopravvissuti alla grande catastrofe che ha colpito il Pianeta a seguito dello scioglimento del ghiaccio dei Poli causato dall'effetto serra. Come intere regioni del Pianeta, anche la vecchia città giace sommersa nella profondità del Mare Nostrum che, a seguito dell'innalzamento del livello dei mari si è verosimilmente saldato con l'Atlantico, formando un unico grande Oceano.
La Spoleto del Futuro, è una città turrita ipertecnologica, costruita su una piastra artificiale ai piedi del Colle S. Elia, all'altezza dell'odierna area cimiteriale.
La parte della città antica ancora emersa è quella sommitale dove ancora staziona, come una regina detronizzata, la Rocca Albornoziana. Il livello del mare si ferma poco più in basso di Piazza Duomo; S. Salvatore e S. Ponziano sopravvivono come cariatidi nel nuovo spazio ipertecnologico, memorie di un'era geologicamente remota, come i plutei di un edificio romano incastrati nella facciata di una cattedrale medioevale. Un viadotto appeso, raccorda, come il Ponte delle Torri attuale la città a Monteluco, Colle Sant'Elia con la nuova Dubai di acciaio e vetro.
Si tratta di un Ponte della memoria che collega idealmente due momenti fondativi della storia della città. Solo apparentemente la Spoleto modernissima del dopo-ditastro è completamente “altra” dalla Spoleto della storia. Come nel sogno l'oscuro linguaggio delle figure e dei simboli rivela che la città nuovissima non è il ripristino in chiave tecno della antica città medievale dalle cento torri e la nuova situazione geografica è la riedizione dell'antico bacino lacustre che occupava la pianura Spoletina milioni di anni fa.
Come in un libro di Virginia Wolf nella nostra mente passato, presente e futuro comunicano senza soluzione di continuità. Anche la Spoleto del 2100 ha il suo cimitero. E' costituito da 3 pozzi quadrati, delle isole geometriche cave, affioranti dall'acqua, disposte a qualche centinaio di metri dalla darsena. Attraverso essi si discende in uno spazio oscuro da cui si risale verso la luce. La morte è un viaggio nel buio del mistero della vita.
Non bisogna fare l'errore di giudicare le suggestive immagini di Fabiani come luoghi reali, come spazi urbani fisici. Porsi la domanda: – ci abiterei? – è inopportuno di fronte agli scorci mozzafiato alla S. Elia (l'architetto, questa volta, non il Colle) della nuova Spoleto: è come domandarsi se le immagini visionarie delle carceri di Piranesi siano luoghi di detenzione che rispettano i diritti dei detenuti.
La Città invisibile di Fabiani non è un progetto di rinnovamento e di trasformazione della città, una proposta di rifondazione e di trasformazione dell'habitat urbano, come potrebbe essere il Plan Voisin di Le Corbusier, rispetto alla Parigi dell'inizio del secolo scorso. Anche se, chi conosce Barcellona, non può non constatare che modernità e progresso non sono necessariamente sinonimo di caos urbano e di spazi urbani alienati ed alienanti.
Le fantasie urbane di Fabiani sono un invito a lasciarsi andare al libero gioco della immaginazione, come facciamo quando ascoltiamo un brano musicale, che, per un architetto, non può non assumere altro che le sembianze di edifici e di città urbani immaginarie.
Che si tratti di luoghi mentali più che spazi fisici è testimoniato dal fatto che la presenza umana è pressoché assente. Essa è evocata da alcuni stick-men, quasi impercettibile, che ogni tanto affiorano nella penombra.
Anticipato dalle immagini della nuova Spoleto che, come cartoline, ci forniscono un'anticipazione della sua fisionomia urbana, l'esplorazione vera e propria del nuovo spazio urbano avviene attraverso un'animazione 3D.
Assecondando i cambi di ritmo della composizione musicale di Egidio Flamini, che funge da colonna sonora, Fabiani ci prende per mano e ci fa compiere un volo tra i grattacieli ed i percorsi aerei orizzontali che, come nei planiti di Malevich, li collegano tra loro.
Vi invito a vedere questa mostra organizzata a pieno titolo nell'ambito del Festival Pianistico che, tra l'altro, è, nel suo genere, la prima in assoluto che si tiene nella nostra città. Un evento da non perdere.
La mostra è aperta fino al 19 e introduce il convegno su “Architettura e Musica. L'armonia dello spazio” che si terrà sabato 18 alle ore 17.45 presso il Chiostro di San Nicolò, un'altro degli appuntamenti clou del Festival di quest'anno. Parola di Eupalino!

LE ALTRE MOSTRE DEL FESTIVAL PIANISTICO DI SPOLETO
La mostra Portrait In Tune del fotografo Luca Pasquale collegata all'evento Heart&Earth, musiche dalla mia Umbria propone una serie di scatti in cui gli scenari dell'Umbria protagonisti nelle musiche di Egidio Flamini si fondono con il soggetto ritratto dal fotografo perugino. La mostra è aperta al pubblico da Giovedì 16 maggio fino a domenica 19. “Una tastiera di seta” è invece il titolo della mostra della stilista Marina Panait con abiti di una collezione ispirata al pianoforte.