Cronaca

Woodstek, viaggio “sotto cassa” / Il video del Rave / Inchiesta TO

La ketamina ti da uno sballo down, un po’ ti abbatte, ti senti leggero, però le gambe non vanno tanto, fai fatica a parlare, sei anestetizzato perché comunque è un anestetico per cavalli. La speed essendo un’anfetamina è una droga che ti carica e ti tiene sveglio e attivo, l’Md uguale infatti non ho ancora capito la differenza, sei amorevole col mondo. Dopo la prima botta ok, dopo sette otto righe non ci stai più dentro”. Hanno vent’anni, in tasca 20 euro in due con cui sono rimasti fuori casa per tre giorni, viaggio da Modena compreso.

Woodstek – Per loro il Woodstek rave di Fibbino, sui monti tra Piegaro e San Venanzo iniziato venerdì è finito e decidiamo di accompagnarli alla stazione. Quando li incontriamo sono stremati, in mezzo a una salita a una cinquantina di chilometri dal treno più vicino. “Io non mangio da due giorni”, spiega Andrea, 24 anni di Modena, poi ci ripensa “anzi questa mattina ho mangiato un biscotto, ma non ho fame”, e poi snocciola l’elenco di tutta la droga che ha assunto da quando è partito da casa: speed, ketamina, fumo e un cartone (Lsd, ndr). “Certo qui di droga ce n’è tanta – ci spiega – ma non siamo dei tossici. Lo facciamo solo quando andiamo alle feste. Per noi questa è una specie di religione, uno stile di vita, se osservi bene – ci spiega – qui non c’è violenza, non è necessario servizio d’ordine. Quasi tutti sanno come comportarsi. Chi esagera si mette da una parte e aspetta che gli passi. Nessuno è violento, difficilmente ci sono risse”. Lei è poco più che una bambina, aspetto da fumetto giapponese, occhi enormi: “E’ la gente che si uccide con le droghe non è la droga che uccide la gente. Le droghe bisogna saperle usare – ci dice sfoderando una sicurezza e un’esperienza che fanno impressione – Io a quarant’anni vorrei essere laureata, avere un lavoro. Insomma vorrei essere come tutta la gente di quarant’anni che vedo in giro. E soprattutto niente droghe”. Quando arriviamo a Fontivegge decidiamo di offrirgli un gelato ed è difficilissimo convincerli. Per loro il passaggio ricevuto è fin troppo e non vogliono abusare della generosità altrui. Poi si lasciano andare ma accettano solo un Maxibon. Da dividersi a metà. Cercheranno un treno, senza soldi per il biglietto: “ci metteremo parecchio ad arrivare a casa, ci butteranno giù dai treni un sacco di volte, allora forse rientreremo domani e ci fermeremo a dormire in spiaggia da qualche parte”. Fino alla prossima settimana o al massimo quella dopo. Quando si ripartirà per la prossima festa, nessuno sa dove.

Leggi non scritte – Mentre ci allontaniamo ci torna in mente la scritta che abbiamo letto in greco sul polpaccio di Gianni alla festa: “Asumfonòs”, che significa asinfonico, dissonante. A pensarci bene questa “tribù” delle feste sembra proprio così, fuori dal coro. Hanno una sorta di religione, tutta loro, dove conta il karma, la legge del “non fare agli altri…”. I primi ad incazzarsi quando qualcuno sbaglia e crea problemi sono proprio loro, lo leggiamo questa mattina in un post su una delle pagine “di settore”: “nella notte di sabato alla ben nota festa dei nonem sono arrivati i soliti scavalloni i quali han deciso di rompere i vetri ad un bel po’ di macchine, la nostra compresa…se vieni in festa facendoti tutte le sbatte che ti devi fare per fare gli scavalli del secolo e per spaccare finestrini alle macchine sei un coglione…”, e sotto una sfilza di commenti che mettono alla berlina certi comportamenti, come quelli di chi ha creato disordini sul treno tra Arezzo e Passignano spaventando una bambina a tal punto che è stato necessario l’arrivo di un’ambulanza.

Una comunità, accomunata da uno stile di vita – Una Woodstook degli anni duemila ma guai a chiamarli figli dei fiori perché loro stessi dicono di non entrarci proprio niente. “Per me la droga è un momento di pausa e di divertimento. E’ una cosa che hai dentro, una passione che abbiamo questa delle feste, che non rispecchia i canoni normali della vita e della società”. E mentre ci guardiamo intorno vediamo ragazzi stesi a terra, alcuni sembrano reduci, altri ballano, molti cercano refrigerio dai 30 grandi nel ruscello vicino. Assumono droga liberamente, senza nemmeno cercare di nascondersi, come se fosse la cosa più normale del mondo. Qualcuno parla a stento, qualcuno nemmeno ci riesce. A gruppi come in un grande campeggio surreale siedono all’ombra e parlano, si passano le canne o altro si fanno fare un piercing, oppure vanno a controllare che l’amico collassato stia ancora respirando. Quando chiediamo se nel loro ambiente Perugia sia conosciuta come “capitale della droga” quasi tutti rispondono di no, gli sembra quasi una domanda strana: “La droga la trovi da tutte le parti, in qualsiasi città ci metti lo stesso tempo a trovarla”, lo dice Andrea di Arezzo, ma come lui lo hanno detto in tanti.

La loro filosofia si concentra in questa sorta di disciplina dei “ravernauti”: “Il nostro stato emotivo l’estasi. Il nostro nutrimento l’amore. La nostra dipendenza è la tecnologia. La nostra religione è la musica. La nostra moneta è la conoscenza. La nostra politica è nessuna. La nostra società è un’utopia che sappiamo non sarà mai. Potete odiarci. Potete ignorarci. Potete non capirci. Potete essere inconsapevoli della nostra esistenza. Possiamo solo sperare che non ci giudichiate, perché noi non vi giudicheremo mai. Non siamo criminali. Non siamo disillusi. Non siamo dipendenti dalla droga. Non siamo dei bambini inconsapevoli. In questi spazi improvvisati, noi cerchiamo di liberarci dal peso dell’incertezza di un futuro che voi non siete stati capaci di stabilizzare e assicurarci. Noi cerchiamo di abbandonare le nostre inibizioni, e liberarci dalle manette e dalle restrizioni che avete messo in noi per la pace del vostro pensiero. Noi cerchiamo di riscrivere il programma che avete cercato di indottrinarci sin dal primo momento che siamo nati…”.

Con questo si conclude la video inchiesta in tre Puntate di To nel rave di Fibbino

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