Ormai è scontro aperto fra Foligno e Spoleto sulla nomina della presidenza della Vus, affidata all’unanimità allo spoletino Giorgio Dionisi ma che la città della quintana vorrebbe rimettere in discussione il prossimo giugno, quando scadrà naturalmente il mandato del board avviato 3 anni fa da Luca Barberini (dimessosi a seguito della nomina a consigliere regionale e a sua volta sostituito da un altro folignate, Sergio Villa, dimessosi la scorsa estate dopo le feroci polemiche su Vuscom, controllata di Vus SpA). La precisazione che il primo cittadino folignate, Nando Mismetti, ha affidato il giorno di Pasqua alle colonne di TO® non è affatto piaciuta al collega di Spoleto che oggi alza il tiro senza neanche mezzi termini, parlando di “comportamenti poco seri e inaccettabili”. Queste colonne, proprio ieri, avevano posto due domande agli amministratori del piddì folignate (clicca qui) che riproponiamo non avendo ricevuto alcuna risposta: si tratta in pratica di comprendere, dopo 11 anni di dominio folignate alla guida della azienda che comprende 22 comuni, i motivi per cui non viene di fatto accettato il principio della rotazione negli incarichi (che interessa tutti gli altri soci, dal secondo azionista, qual è Spoleto, fino al municipio più piccolo). Ma leggiamo il duro affondo del sindaco Benedetti, destinato sicuramente ad aumentare la tensione fra le due città: “Se, come è giusto che sia, le politiche di area vasta devono ispirarsi ad un principio basilare che preveda la rotazione delle responsabilità tra i territori, non si può in alcun modo pensare di soddisfare questa impostazione mettendola in discussione ad ogni piè sospinto. Come ho già avuto modo di dire la nomina di Giorgio Dionisi alla carica di presidente della VUS è legata alla competenza della persona e all'impegno dimostrato in questi ultimi mesi a dimostrazione della bontà della proposta che come amministrazione comunale e come città abbiamo portato avanti fin dall'inizio. Immaginare che a giugno tutto questo possa nuovamente essere messo in discussione è una prospettiva che considero dannosa dal punto di vista gestionale, perché in questa fase l'azienda è chiamata a scelte importanti e nel contempo a garantire il mantenimento della qualità dei servizi offerti al cittadino; ed è anche inaccettabile dal punto di vista politico, perché sarebbe una manifestazione di poca serietà condividere e accettare un criterio e poi metterlo subito in discussione”. (Carlo Ceraso)
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