E’ ricca di spunti, tra qualche gioia e molte amarezze, l’analisi del voto a Spoleto che esce dalle urne per le regionali e che registra il ritorno, dopo una decina di anni, di un proprio rappresentante a palazzo Cesaroni (gli ultimi furono rispettivamente Cintioli per il centrosinistra e Zaffini per il centrodestra), Stefano Lisci, che dovrà a breve dimettersi dalla carica di vice del sindaco Andrea Sisti.
Chi ha amaramente vinto le elezioni è il partito dell’astensionismo che qui supera abbondantemente il 50% (52,23% per la precisione) anche in controtendenza con il dato umbro che è rimasto sotto la soglia della metà dell’elettorato. Su 30.200 elettori, hanno infatti votato 14.397 (47,67%) facendo registrare peraltro 157 schede bianche e 327 nulle. Poco meglio delle europee di giugno, quando alle urne si erano presentati in 13.040 (44,43%) su 29.348 aventi diritto (498 le nulle, 98 le bianche).
Fatta la doverosa precisazione, per quella che resta la quinta città della piccola Umbria, il centro sinistra della neo presidente Stefania Proietti sfiora il 61% di preferenze grazie ai suoi 5 candidati, con il Pd che torna a essere il primo partito con il 36,28% (30,23% in Umbria) guadagnando più di 7 punti rispetto alle recenti europee (28,58%) che pur vedevano schierata la romana-spoletina Camilla Laureti.
Regge il M5S con il 7,37% che risulta in linea con le europee (7,95%), crollato invece tra i confini regionali al 4,71%. Le altre cinque liste viaggiano tra il 2 e il 4%, con fanalino di coda, ironia della sorte, proprio la lista Civici Umbri presieduta dal sindaco Sisti che non potrà dire di essersi speso nella sua città, non fosse che l’unica concittadina candidata, Simona Spera, ha contato appena 43 preferenze. In linea con i dati di Umbria sanita pubblica che a Spoleto ottiene lo 0,94% ma almeno in regione arriva al 2,43%.
Meglio della lista di Sisti fanno a Spoleto anche Umbria Domani 5.59% (4,7% in Umbria) e Umbria futura 3,45% (2,30%).
Male il centrodestra, che pure ha limitato i danni registrati in regione. FdI torna ad essere il secondo partito con il 23,55% (più di 4 punti rispetto al dato regionale, ma ne perde quasi 8 rispetto alle europee). Forza Italia ottiene il 6,22% (9,69% in Umbria, 8,43% alle europee), Lega in discesa al 4,45% (7,7 in regione, 5,22% alle europee). Flop per Alternativa popolare di Bandecchi che supera di poco il 2% (alle europee aveva lo 0,6%) considerando che schierava ben due candidati, entrambi medici, come Hanke e Traccheggiani. Lista TeSei poco sotto il 2% (in Umbria il 4,99% ha consentito l’ingresso in Consiglio del capolista Nilo Arcudi), Noi moderati a 1,55% e, fanalino di coda, l’ormai ininfluente UdC allo 0,29 (0,45%).
Non arrivano messi tutti insieme neanche al 2%, a Spoleto come in Umbria, gli altri 7 (diconsi sette) candidati alla Presidenza regionale ovvero Marco Rizzo (a Spoleto ottiene 151 voti pari a 1,09%, in Umbria l’1,11%), Martina Leonardi (73 voti pari 0,52%, 0,53% in regione), Giuseppe Tritto (51, 0,37%, 0,23%), Giuseppe Paolone (34, 0,24%, 0,28%), Moreno Pasquinelli (33, 0,24%, 0,28%), Elia Francesco Fiorini (22, 0,16%, 0,24%) con Fabrizio Pignalberi che chiude con addirittura due decimali (11 voti in citta pari allo 0,08%, 0,07% in Umbria).
La vittoria della Proietti sulla Tesei ha risolto anche la sfida a distanza tra Stefano Lisci (Pd) e Alessandro Cretoni (scelto dal senatore Franco Zaffini), finiti entrambi al sesto posto, sufficiente solo per il primo per la poltrona di consigliere regionale.
Quella di Lisci è stata, va riconosciuto, una vera, caparbia e paziente operazione di chirurgia politica, in atto (e non è un mistero) da almeno cinque anni. Forse anche da qualche tempo prima.
Da quando, attaccato sul personale dai maggiorenti del partito, decise di dare l’assalto alla segreteria e blindarla forte di oltre 700 tessere. E’ stato solo il primo pezzo di puzzle che lo ha portato lunedì scorso a conquistare 3.880 preferenze, di cui 2.617 solo a Spoleto.
Se da amministratore pubblico la sua stella non ha brillato, da politico è riuscito ad emulare l’impresa del babbo, il lucidissimo Luciano, tra i pochi spoletini a vantare la carica di consigliere regionale nella storia dal dopoguerra a oggi. Seguendo le gesta paterne (e più di un consiglio) con i socialisti divenne vice del Sindaco Daniele Benedetti (che ricompensò, passato nelle file del Pd, contribuendo a silurare il primo cittadino al momento della ricandidatura).
Alle ultime amministrative ha deciso di non candidarsi mettendo il proprio “esercito” a disposizione di una nutrita schiera di fedelissime e fedelissimi, quasi tutti entrati in Consiglio comunale, riuscendo così a controllare segreteria e parlamento cittadino. Indubbia a quel punto la chiamata a vice di Sisti (e per la seconda volta non si sono visti risultati così eclatanti, anzi non sono mancate le frizioni interne con lo stesso primo cittadino, di più con l’assessore Giovanni Angelini Paroli, vedi la gestione per il Giro d’Italia) e l’opzione messa sul tavolino, già tre anni fa, per palazzo Cesaroni.
Una raffinata ragnatela – destinata a durare anche in futuro – che è riuscito a tessere anche nei comuni limitrofi che lo hanno ripagato pienamente in una corsa peraltro pressoché solitaria: nessun ticket al femminile, se si pensa che, a fronte dei 2617 voti, la seconda e terza classificata a Spoleto, Emanuela Stramaccia e Simona Meloni, hanno preso rispettivamente appena 99 e 73 preferenze.
Sicuramente positivo, ma non sufficiente per lo scranno, l’esito delle urne per Alessandro Cretoni, capogruppo a Spoleto di FdI, che in città ottiene 1.414 voti e circa altrettanti (1.241) nel resto delle due province. Un risultato che assegna localmente al partito della Meloni un 23,55% (+4,1 punti rispetto al voto regionale, 19,44%) anche se segna un -7% rispetto alle ultime votazioni per Bruxelles. Ma che deve tener conto del risultato ottenuto dall’assessore regionale uscente Paola Agabiti che a Spoleto ottiene ben 700 preferenze e si piazza in Umbria prima con 7.200 voti, il doppio di quelli presi cinque anni fa, nonostante l’ingresso in FdI risalga solo a dicembre scorso. A dimostrazione che l’elettorato ha voluto premiare chi ha saputo fare.
Non sarà quindi un caso se a Lady preferenze, si aggiunge il successo di Mister voto, alias l’ex sindaco di Perugia, Andrea Romizi, capace di ben 10.345 voti (che da solo può vantare il 32% del successo regionale di Forza Italia che sfiora di poco il 10%, 9,69% per la precisione). Ormai di alcun valore, se non ai fini della storia, che proprio sui nomi di Romizi e Agabiti in molti nel centrodestra avrebbero voluto puntare per una candidatura diversa dalla Tesei.
Di qualche rilievo il traguardo del pentastellato Samuele Bonani, un tempo ultraconservatore grillino divenuto filogovernativo con la nomina nel parlamento cittadino in quota alla maggioranza. Anche per lui una corsa in solitario con 599 voti in città (la seconda, Chiara Fioroni, si ferma a 18) e altri 180 fuori dalle mura, che portano il totale a 779 preferenze.
Quante ne prese nel 2015 l’ormai ex Angelo Conti; fece meglio l’allora quasi sconosciuta Agnese Protasi (850) che, attuale assessora in carica, avrebbe magari meritato una seconda chance. Il M5S festivaliero potrà rivendicare, anche se non si sa bene con chi, un discreto 7,37%, contro l’imbarazzante 4,71% regionale. Che consentirà verosimilmente al ternano Thomas De Luca di entrare in Giunta regionale come assessore esterno.
La schiera degli altri candidati spoletini ottiene voti degni più di una campagna per le comunali. Così Laura Zampa ottiene 487 voti (375 a Spoleto) con Umbria Domani, il sempreverde Enzo Alleori 362 (282 a Spoleto) con Umbria Futura. Di Simona Spera con Civici Umbri abbiamo già detto: 65 preferenze di cui 43 nella città governata dal sindaco-presidente della stessa lista civica.
Non si gongola neanche nelle file del centrodestra, con Filippo Ugolini di FI fermo a 338 (206 nella propria città), Fabio Mosciatti per la Lega a 135 (111), il duo di Bandecchi, Maurizio Hanke e Aldo Traccheggiani, fermi rispettivamente a 135 e 343, Paola Trinoli della lista TeSei a 98, Angelo Dominici di Noi moderati a 64 con fanalino di coda il sempre disponibile per la causa dell’Udc, Gabriele Celesti, che alla fine ne ha contati poco più delle dita delle sue mani (12).
Terminato il tempo dei brindisi o delle lacrime, Andrea Sisti dovrà, alle dimissioni di Lisci da vice sindaco, pensare al sostituto. Scartata a quanto pare l’idea di un rimpasto, occasione appetibile quando mancano due anni alla fine del mandato, l’ipotesi più accreditata – dovendo sempre far di conto con Lisci e il suo esercito in consiglio – resta quella di individuare una figura assessorile, non necessariamente femminile. Delle due, l’una: nominare un consigliere o, come per il vice, un eterno?
Di promuovere Enzo Alleori o aprire alla lista Cintioli-Piccioni Sisti non vuol sentir parlare. E su questo anche la coalizione è d’accordo. Il più accreditato resta l’attuale capogruppo Federico Cesaretti cui Lisci potrebbe affidare anche la segreteria del partito. A Vania Buffatello guidare probabilmente i colleghi consiglieri.
La chiamata di Cesaretti, e le conseguenti dimissioni dal parlamento cittadino, comporterebbero il ripescaggio di quella che risulta al momento la prima dei non eletti, Maria Rita Palazzi, un passato da sempre coerente nelle file del primo partito di Spoleto (dal Pci al Pd) e preparata su temi economico-finanziari. Ma la Palazzi potrebbe avere un problema, se non di incompatibilità, di opportunità politica: il figlio, Roberto Paolucci, è l’attuale amministratore della municipalizzata ASe, anche lui di fede lisciana.
Se non dovesse accettare, allo scranno di consigliere potrebbe arrivare, e sarebbe un clamoroso ritorno alla scena pubblica, Giampiero Calabresi. Che, solo per la cronaca, è affine di Cesaretti (zio della moglie). Poi uno pensa alla ragnatela.
L’ipotesi esterna, a sentire i rumors dentro e fuori la Giunta Sisti, potrebbe ricadere su Paolo Martellini, neo eletto presidente di una associazione che si vuole impegnare agli eventi (visti i retroscena dell’organizzazione locale del Giro d’Italia), già vice presidente del consiglio comunale ma soprattutto fedelissimo ex portaborse di Gianpiero Bocci.
Al ruolo di vice di Sisti appare scontata la chiamata di Danilo Chiodetti, che piacerebbe a molti, non a tutti. Come Giovanni Angelini Paroli – palesi da sempre le tensioni politiche tra i due – che però non ha alcun potere di veto, non fosse che potrebbe essere il primo della lista a uscire in caso di rimpasto.
Ma in queste ore c’è un altro aspetto che tiene banco fuori e dentro il palazzo. La possibile chiamata da Palazzo Donini.
Tramontata l’ipotesi che la Proietti possa chiamare lo stesso sindaco Sisti (che non ha fatto mai mistero di ambire ad una poltrona a Corso Vannucci), resta quella per l’attuale presidente del Consiglio comunale in quota Pd Marco Trippetti, stimato medico dell’ospedale di Spoleto e le cui capacità, non di meno quelle politiche, sono state riconosciute nel tempo da tutti.
Glielo riconobbero il duo sindacale Cardarelli-Mismetti al tempo del progetto di integrazione dei due ospedali della valle sud umbra; anche la Tesei ne ha apprezzato il contributo tecnico apportato nella commissione tecnica.
C’è di più, nella storia più recente dell’anestesista rianimatore. Fece clamore, nell’ultima legislatura 2014-2017, l’esito del concorso per primario al quale Trippetti aveva partecipato e che lo vide finire al secondo posto (lo stesso imbarazzo, suscitato negli stessi mesi, per la ‘bocciatura’ di quel Patriti che ha avuto e ha ben altri successi nelle Marche). Per lui, che non ricopriva alcuna carica pubblica, si batté, dopo l’esito del bando, lo stesso compianto sindaco Cardarelli.
E arriviamo ai giorni nostri. Non è sfuggito che all’ultimo concorso per primario di anestesia, Trippetti non abbia voluto neanche presentare la domanda di partecipazione. Il motivo, come chiese Tuttoggi al diretto interessato, è presto detto: non avrebbe tollerato che si potesse accostare l’eventuale vincita al ruolo di seconda carica cittadina. Un esempio cui qualcuno a Perugia dovrebbe guardare.
Forse anche la Proietti, prima di decidere le sorti della sanità pubblica che le urne le hanno affidato. La neo presidente ha promesso di risolvere le questioni più urgenti in pochi mesi.
Spoleto resta in attesa: il sindaco Sisti non ha più scuse per disertare gli incontri, il partito ha eletto un proprio consigliere, giunta e consiglio hanno depositato un esposto che, se non si farà in fretta come promesso e ribadito, si potrebbe risolvere in un boomerang.
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