L’industria 4.0 è uno dei temi più discussi a livello globale, mostrando gli albori di un futuro in procinto di attuarsi. Stati e aziende seguono tendenze innovatrici, lavorando per la creazione di politiche pronte a farsi carico di fattori quali Big Data, digitalizzazione e robot industriali. Proprio questi ultimi, dato lo stretto contatto col lavoro dell’uomo, sono oggetto di importanti discussioni, spesso in relazione al rischio di una crescente disoccupazione. Va comunque detto che nessuno è in grado di prevedere con certezza quali saranno i veri effetti dell’automazione robotica e come questa inciderà sui livelli di occupazione. Saremo rimpiazzati in tutte le nostre mansioni? La diffusione dei robot porterà nuove forme di lavoro?
Inizia la corsa ai robot
Non è un segreto che le vendite sono cresciute verticalmente nel settore robotica, con un incremento esponenziale nel mercato asiatico. Nell’est la richiesta di robot aumenta ad una velocità 3 volte maggiore rispetto al resto del globo (nella sola Corea del Sud ci sono 4 robot ogni 100 operai) e settori quali elettronica o automotive basano molti dei processi produttivi su sistemi automatizzati. Non ci si stupisce, quindi, se la diffusione dei robot viene avvertita come una minaccia in termini di occupazione globale.
Vanno comunque fatte alcune considerazioni. Le precedenti rivoluzioni industriali hanno mostrato come sia possibile ridefinire le modalità in cui viviamo e lavoriamo. Alcuni dei lavori attuali potrebbero divenire superflui o addirittura controproducenti per una società futura: si pensi a come le tecnologie moderne abbiano azzerato il numero di centralinisti, atti a collegare trasmittente e ricevente.
Cosa aspettarsi da un collega automatizzato?
Le ultime tendenze in robotica mostrano quanto importante sia la collaborazione tra uomini e robot – tendenze che trovano in Baxter un caso esemplare. Tradizionalmente, i robot industriali sono stati sempre percepiti come strumenti o sostituti degli uomini, mentre i robot collaborativi (come Baxter, da Rethink Robotics) sono entrati nella discussione presentando un nuovo modo di interagire con le macchine.
Se le innovazioni e gli sviluppi tecnologici sono in parte responsabili della nostra evoluzione nel corso dei secoli, i robot collaborativi (in breve CoBots) fanno un passo ulteriore: non più al lavoro per gli uomini ma CON gli uomini, rendendo la tecnologia non solo uno strumento per forgiare il mondo ma una risorsa capace di creare avanzamenti non totalmente prevedibili. Inoltre, la capacità di percepire persone nello spazio circostante rende i CoBots più sicuri e affidabili, forti della loro tecnologia “watch and learn” (basta accompagnare il robot nel movimento e salvarlo in memoria per integrare nuove funzionalità).
Paura di un futuro automatizzato?
Come detto, le nuove tecnologie hanno aiutato l’umanità a fare passi in avanti in diversi settori, creando opportunità e margine di miglioramento. Nel corso delle prime rivoluzioni industriali il 99% dei lavori agricoli vennero automatizzati, portando un’intera generazione a sviluppare nuove competenze. Da allora è apparsa una quantità di lavori prima inimmaginabili, dando forma al mondo che oggi conosciamo.
Data Analytics, sistemi open source e diffusione dei robot rappresentano l’alba di una nuova era, i cui prodromi sono rintracciabili nella recente rivoluzione digitale. Risulta difficile prevedere quali settori (se non tutti) saranno affidati a processi automatizzati: al momento le aziende sembrano puntare maggiormente su trasporti autonomi, sanità e arte, nelle sue varie declinazioni. Tuttavia, lo spettro di applicazione rimane tutto da esplorare.
In poche parole, una volta sorpassata la paura di una disoccupazione dilagante, si apre un mondo intero di opportunità, dando vita ad un ambiente di lavoro dove uomini e robot possono cooperare. In questo modo vengono ridefinite le concezioni tradizionali di lavoro e occupazione.