Teatro nuovo vicino al sold out, pubblico entusiasta e partecipe per l'esperienza incredibile con i due virtuosi della chitarra acustica
Insomma, quando pensi di averle viste un po tutte nel campo musicale, c’è sempre Visioninmusica che riesce a proporti qualcosa che ti fa ricominciare da capo a considerare come musica, stili e tecniche esecutive su vari strumenti possano diventare nuovi percorsi a cui abbandonarsi per altrettanti nuovi ascolti e nuove esperienze.
Il Fingerstyle
E’ così che artisti come Tommy Emmanuel e Mike Dawes, visti eri sera sul palcoscenico del Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto, in uno straordinario concerto fuori programma per Visioninmusica 2023, diventano una vera esperienza senza confine nel mondo della chitarra acustica e della tecnica del fingerstyle o anche fingerpicking.
La tecnica di suonare le classiche 6 corde pizzicandole e anche percuotendole con entrambe le mani non è di fatto una novità assoluta. Qualche tempo fa, riesumato dalle sconfinate Teche di “mamma Rai”, è apparso su Youtube uno spezzone di una vecchia trasmissione televisiva del 1965, dove il celebre Vittorio Camardese, di professione radiologo ma per passione chitarrista sopraffino, spiegò agli italiani e allo stupefatto conduttore Arnoldo Foà come si poteva suonare la chitarra percuotendo le corde in quello che all’epoca venne chiamato lo stile Tapping.
Il nostro Tommy Emmanuel all’epoca di Camardese aveva 10 anni ma già da 4 aveva iniziato a suonare lo strumento con stupefacente capacità, tanto che a 12 anni già dava lezioni di tecnica. Ancora oggi rimane un mistero come, per sua stessa ammissione, Emmanuel confermi di non saper leggere bene o mettere la musica su carta, non avendo mai avuto una scuola tradizionale dove imparare a farlo correttamente.
A 44 anni è diventato uno dei cinque artisti mai nominati CPG (Certified Guitar Player) dal suo idolo e mentore, l’icona della musica Chet Atkins. Tra i suoi riconoscimenti spiccano due nomination ai Grammy Award e la vittoria di due ARIA Awards (l’equivalente australiano dei Grammy), oltre ad essere stato insignito della medaglia dell’”Order of Australia” per i riconoscimenti conseguiti nella musica e nello spettacolo come chitarrista e per il suo contributo nel sociale come sostenitore di “Kids Under Cover”, un’associazione che si occupa di costruire case e scuole per i giovani senza tetto.
Silvia Alunni, anima e fondatrice di Visioninmusica, quando lo presenta sul palcoscenico di Spoleto lo dice con un certo orgoglio, “l’ho rincorso per parecchi anni, ma alla fine eccolo…”.
Un concerto di Tommy Emmanuel è una esperienza coinvolgente e illuminante perchè nessuno può mai pensare che con un solo strumento come la chitarra si possano estrarre sonorità multiple e diverse come fa l’artista australiano, sfruttando ogni centimetro dello strumento per ottenere suoni percussivi, acustici o risonanze imitative che fanno pensare, in alcuni passaggi, di ascoltare un arpa o le percussioni di uno scatenato Trilok Gurtu. Il tutto con brani classici o cover, da Sting a Van Halen, passando per classici degli anni ’50-’60. Un tuffo senza rete dove il rischio maggiore non è certo il fatto che si tratti di un one man show. Ecco, potremmo dire con certezza, citando Walt Whitman, che Tommy Emmanuel è “abitato da moltitudini“. Una ricchezza, e mai una sovrapposizione confusionaria, per chi sa riconoscere i contenuti.
Lo capisce benissimo il pubblico di Spoleto che tributa ovazioni anche quando Emmanuel abbandona lo strumento e canta “a cappella” una ballata dedicata.
Mike Dawes, l’allievo
Come ogni concerto che si rispetti, non può mancare l’opening con un cosiddetto “giovane di bottega”. E che giovane!
Mike Dawes è uno spiritato prosecutore della tecnica su chitarra acustica, con l’aggiunta di qualche effetto speciale da pedaliera in più rispetto al maestro, ma che non snatura la resa finale e la sorpresa quando si mette a suonare una versione fascinosa di Jump di Eddie Van Halen, con tanto di saltino di ordinanza.
Dawes è in tutto e per tutto un ottimo animale da palcoscenico, molto prossimo per fisico, movenze, smorfie facciali, occhiatacce e trovate piacione per il pubblico (ripeterà spesso durante la serata un gradevole e sempre azzeccato “sti cazzi…”) a quello che era il giovane Ian Anderson dei Jethro Tull. Britannici entrambi non a caso.
Dawes è soprattutto noto per la composizione, l’arrangiamento e l’esecuzione di più parti contemporaneamente su un unico strumento. Considerato uno dei chitarristi fingerstyle moderni più creativi al mondo, Dawes è stato nominato “Miglior chitarrista acustico del mondo” da Total Guitar Magazine / MusicRadar in entrambi i sondaggi dei lettori nel 2017 e 2018.
Il recente album solista di Dawes, ERA, ha generato un successo virale con il suo arrangiamento di “One” dei Metallica che ha superato i 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. Il suo disco di debutto, “What Just Happened?”, contiene l’originale preferito dai fan, “Boogie Slam”, e un altro successo virale con la canzone di Gotye, “Somebody That I Use To Know”, con quasi 5 milioni di visualizzazioni su YouTube. Mike Dawes ha anche una solida reputazione come educatore musicale.
Esperienza e qualità pagano, e il pubblico risponde
Non è la prima volta che scriviamo sulle capacità dello staff di Visioninmusica e di Silvia Alunni, in testa a tutto. Occorre esperienza e soprattutto una solida base culturale, in questo caso musicale essendo Silvia anche una straordinaria pianista. E ormai a Spoleto conosciamo bene di cosa questi ragazzi sono capaci, dopo 3 stagioni di Spoleto Jazz, tutte in crescendo per capacità organizzativa, comunicativa e qualità degli artisti. Ricordiamo che nell’edizione 2022 i tre concerti in programma al Caio Melisso, sono andati esauriti in men che non si dica.
E’ così che il pubblico non mancherà mai a certi appuntamenti. Nel concerto di ieri sera, 31 marzo, il Teatro Nuovo era vicinissimo ancora una volta al sold out per una data unica e fuori programma ufficiale, con amanti del genere venuti da fuori regione e anche dall’estero. Un pubblico che ha letteralmente ondeggiato in teatro quando i due “posseduti”, Emmanuel e Dowes hanno attaccato insieme sul palco, una versione fin troppo coinvolgente di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana.
In precedenza, giusto per fare simpatia, dopo l’ennesima tirata fatta di percussioni sullo strumento, con l’aiuto del microfono e fraseggi al limite dell’impossbile, Emmanuel tenta la scenetta del vecchietto affaticato che si appoggia alla chitarra. Quando mai!
Tutti soddisfatti e travolti, cantando e accompagnando a ritmo molti pezzi con il battito delle mani.
Un vero ed evidente successo che lascia una bella traccia da seguire per le prossime avventure musicali a Spoleto
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)