Spoleto

Violenze sulla nipotina, condanna dello zio annullata per colpa del cambio dei giudici

Dopo 8 anni di udienze e una condanna in primo grado per violenza sessuale arrivata 2 anni fa nei confronti di uno spoletino attualmente 53enne ai danni della nipote, la sentenza viene annullata ed il processo è da rifare. Un cavillo legale, infatti, ha portato la Corte d’appello di Perugia – l’11 ottobre scorso – ad annullare una sentenza del tribunale di Spoleto con cui era stato condannato a 7 anni di reclusione ed al pagamento di 95mila euro un uomo accusato di abusi sulla nipotina, all’epoca dei fatti minore di 10 anni. Una vicenda dolorosa e delicata, ancora di più visto il coinvolgimento di due nuclei familiari consanguinei, che ora dovrà essere rivissuta in aula.

Secondo quanto è stato ricostruito nel corso delle udienze, la vittima sarebbe stata per anni costretta subire molestie da parte dello zio, nella cui casa spesso si fermava per passare tempo con i cugini. Attenzioni sgradite e palpeggiamenti che sarebbero avvenuti nel periodo tra il 2006 ed il 2010. La bambina, però, per anni non mai raccontato nulla a nessuno. Soltanto alle scuole superiori, durante degli incontri sulle violenze alle donne, una insegnante aveva captato il suo disagio, spingendola a confidarsi.

Era dunque scaturita la denuncia, con la ragazza ascoltata in modalità protetta, ed il processo penale nei confronti dello zio. Che nel 2022, dopo 8 anni di udienze, era stato condannato in primo grado per violenza sessuale su minore. In quegli anni, però, i giudici che si sono occupati della vicenda giudiziaria sono cambiati molteplici volte: ben 7 stando a quanto ricostruire la difesa della vittima. Per consentire la prosecuzione del processo, le parti hanno sempre concordato sulla rinnovazione del dibattimento, che altrimenti sarebbe dovuto ricominciare ogni volta da capo. La difesa del 53enne spoletino, però, nel frattempo cambiata anch’essa, ha trovato un cavillo giudiziario: dopo l’ultima variazione del collegio penale che poi ha condannato l’uomo, la rinnovazione da parte della Procura della Repubblica non c’è stata. O almeno non ce n’è più alcuna traccia scritta nel verbale d’udienza. E così – dopo il ricorso in appello da parte del condannato – la Corte ha dichiarato nulla la sentenza di primo grado. Con la condanna quindi che è stata annullata.

La stessa Procura generale presso la Corte d’appello aveva chiesto la nullità, mancando appunto effettivamente la rinnovazione dell’istruttoria nel verbale del processo. Gli atti, dunque, verranno trasmessi di nuovo al Tribunale di Spoleto: il processo, ad oltre 15 anni dai fatti, dovrà essere rifatto e la giovane – nel frattempo diventata maggiorenne – dovrà essere risentita in aula.

Ad intervenire ‘tecnicamente’ su quanto accaduto l’11 ottobre è una nota della Procura generale di Perugia, guidata da Sergio Sottani. “Si precisa – evidenzia Sottani – che il rappresentante della Procura Generale in sede di udienza ha chiesto di dichiarare la nullità della sentenza di primo grado, a causa della mancata rinnovazione del dibattimento. Nella stessa udienza dell’11 ottobre, si è rimessa alla Corte d’Appello la valutazione se si fosse trattato di una nullità tortale o parziale della sentenza. Tale conclusione è stata motivata dalla mancanza nel verbale di udienza del provvedimento relativo alla rinnovazione della istruttoria svolta dal collegio spoletino nella diversa precedente composizione. La sentenza di primo grado, che si basava anche sulle dichiarazioni della persona offesa, sentita non dal collegio spoletino che ha deciso il processo ma in precedenza da collegio in diversa composizione, presentava, ad avviso di questa Procura Generale, il vizio segnalato. Si resta ovviamente in attesa della decisione della Corte d’Appello per conoscere le motivazioni della decisione“.