Città di Castello

Violenza sulle donne, in Altotevere 50 vittime di abusi in 11 mesi | Al Centro Medusa 490 chiamate

Ha avuto luogo oggi (25 novembre) a Città di Castello il tavolo di monitoraggio sulla violenza contro le donne, per fare il punto su questa grave piaga che interessa, purtroppo, anche l’Altotevere, a quanto pare con numeri in crescita.

L’appuntamento, per il 4° anno consecutivo, vuole aiutare tutte le comunità della vallata a prendere atto di questa situazione, per capire quanto bisogno ci sia di unirsi, fare rete, e mettersi insieme per dare più forza alle azioni finora intraprese e per avviarne di nuove, perché la violenza contro le donne possa essere combattuta durante tutto l’anno, con la prevenzione, la sensibilizzazione e i servizi per proteggere e sostenere chiunque ne sia vittima“.

Questo il messaggio lanciato dal sindaco Luca Secondi, dall’assessore alle Pari Opportunità Letizia Guerri, dall’assessore ai Servizi Sociali Benedetta Calagreti e dall’assessore alla Cultura Michela Botteghi, che hanno aperto la riunione in Muncipio con tutti i componenti delle rete locale: rappresentanti del Centro Antiviolenza Medusa, mondo della scuola, imprese, sindacati, associazionismo, rappresentanti di forze dell’ordine, Usl Umbria 1, Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro, avvocati e Piccole Ancelle del Sacro Cuore.

I dati che raccontano la realtà altotiberina sono stati il punto di partenza del confronto, convocato non a caso nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Nel 2024 il Centro antiviolenza Medusa di Città di Castello, costituito 4 anni fa per tutti gli 8 Comuni della Zona Sociale 1 e gestito dall’associazione LiberaMente Donna, ha registrato ancora una volta numeri in aumento rispetto ai 12 mesi precedenti.

Dal 1° gennaio al 25 novembre, sono state, infatti, 50 le donne prese in carico per la prima volta dal servizio, che ha ricevuto 490 chiamate e ha svolto 357 colloqui. Per fare un confronto, da gennaio a novembre 2023 le donne prese in carico erano state 38 (-31% rispetto al 2024). Il personale del centro, che accoglie e segue le vittime con competenze specifiche, ha avviato per ognuno dei nuovi casi un percorso di fuoriuscita dalla violenza, di acquisizione della consapevolezza e degli strumenti utili per ricostruire la propria autonomia e indipendenza.

Al cospetto di una situazione che denota con i numeri l’emergenza che si annida in tante famiglie e in tante relazioni, il tavolo ha fatto il punto sui risultati delle azioni messe in atto per prevenire e intercettare i casi di abusi e maltrattamenti, contrastare la violenza, sensibilizzare la collettività e mettere a disposizione delle vittime le soluzioni. Sono stati ricordati il primo protocollo nazionale per l’inserimento occupazionale delle vittime di violenza, i corsi di formazione per insegnanti delle primarie finalizzati a far emergere il disagio nascosto nelle famiglie, la previsione di una riserva di posti nella graduatoria delle case popolari e l’attivazione del Pronto Soccorso Sociale.

Oltre a queste sono state citate anche tantissime azioni di prevenzione ed educazione, riflessione e sensibilizzazione, promosse con l’associazionismo sociale e culturale del territorio, scuole e mondo del lavoro. “Un percorso che – è stato annunciato al tavolo – continuerà con l’attivazione di progettualità che coinvolgeranno le scuole secondarie di secondo grado di Città di Castello e che presto saranno presentate nel dettaglio alla comunità tifernate”.