“Sono caduta dalle scale, ero sola in casa”. Spesso chi è vittima di episodi di violenza di genere non riesce a raccontare quello che è veramente accaduto ma ha bisogno di cure mediche. Ecco allora che si reca al pronto soccorso magari inventandosi delle motivazioni fantasiose per i traumi subiti. Come appunto quella di essere caduta piuttosto che di essere stata picchiata. Situazioni in cui è fondamentale la sensibilità degli operatori ospedalieri, in primis il personale del triage sempre più appositamente formato a riconoscere casi sospetti di maltrattamenti. E’ per questo che è nato il “codice rosa”, che si affianca ai tradizionali codici di gravità di lesioni e sempre più ospedali si attrezzano con stanze apposite, dove le donne riescono a sentirsi più protette e sono al centro di procedure ben definite. Fino magari alla segnalazioni del cosiddetto “codice rosso” definito dalla legge.
E’ il caso dell’ospedale di Spoleto, dove la stanza del “codice rosa” è stata presentata qualche mese fa. Ma le procedure per inviduare i casi di violenze di genere sospetti o dichiarati sono attivi in tutte le strutture ospedaliere. E permettono di avviare un percorso di presa in carico delle donne – che in alcuni casi si recano in ospedale anche con i propri figli minori – globale, non solo sanitaria, ma anche da parte delle forze dell’ordine e delle strutture sociali territoriali.
Per meglio comprendere come funzionano queste procedure, l’Usl Umbria 2 in occasione della giornata contro la violenza sulle donne ha realizzato un video – registrato all’interno dell’ospedale San Matteo degli Infermi di Spoleto – “a scopo didattico e divulgativo” con protagonista il vero personale della struttura, con l’aiuto del giornalista Daniele Ciri. “Siamo qui per aiutarti” è lo slogan che viene ricordato dal personale sanitario.