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Vinti risponde a Gallinella sulle indennità dei rappresentanti istituzionali

Apprendiamo con soddisfazione che l’on. Filippo Gallinella ha scoperto la possibilità di devolvere parte delle indennità percepite dai rappresentanti istituzionali ed ha inviato una lettera aperta alla Presidente, agli assessori e ai consiglieri regionali, oltre che ai parlamentari umbri, per chiedere la devoluzione di parte della loro indennità al fondo garanzia per le PMI“. Così l'assessore Stefano Vinti in una sua nota.
Fortunatamente i comunisti in Italia e in Umbria non hanno aspettato Gallinella; per questo, da sempre, gli eletti o gli indicati dalle varie comunità politiche di appartenenza, partiti e movimenti, devolvono ad esse oltre il 50% delle proprie indennità.
Anzi ricordo che gli eletti in Parlamento di Democrazia Proletaria ricevevano uno stipendio pari al massimo livello di un operaio metalmeccanico. Proprio per condividere le medesime condizioni materiali di coloro i quali si aveva l’ambizione di rappresentare e per ribadire che per i comunisti l’impegno politico è la via per rovesciare le gerarchie sociali e cambiare radicalmente il mondo, passando dal mondo del dominio di classe e del privilegio fatto legge a quello dell’uguaglianza e la libertà, e non certo per arricchirsi o trarne vantaggi personali
Anche il sottoscritto, durante gli anni in cui ha ricoperto la carica di Consigliere regionale ed oggi da assessore, ha versato il 50% degli emolumenti percepiti, come testimoniano sia le denunce dei redditi che i movimenti bancari contenuti nei bilanci, pubblici, della organizzazione politica a cui mi onoro di appartenere.
Da questo punto di vista, quindi, non prendiamo lezioni da nessuno, tantomeno dai “nuovi cittadini” che tanto nuovi non sono, in considerazione della riproposizione di formule, più o meno riadattate alle contingenze del momento, già presenti nel bagaglio culturale e politico di coloro che dal secolo scorso, si sono posti l’obietto di difendere e tutelare gli interessi dei lavoratori e del proletariato.
Che oggi il sistema del credito, egemonizzato dal liberismo e dalla speculazione finanziaria, non sia più votato al sostegno delle piccole e medie imprese manufatturiere, dell’artigianato, dei piccoli esercenti e delle famiglie, non c’è il minimo dubbio ed infatti lo stiamo denunciando da molto tempo.
In Italia occorre una banca pubblica vocata al sostegno dello sviluppo economico e delle imprese, ma per farlo occorre una battaglia politica più complessiva e radicale, per una normativa bancaria che obblighi a tornare alla distinzione tra banche commerciali e banche di investimento, dopo lo stravolgimento dell’intero assetto bancario da parte del governo Ciampi nel 1993, che ha trasformato, di fatto, il sistema del credito in un grande circo speculativo.
Ci permettiamo di segnalare che Rifondazione Comunista e i suoi amministratori si sono impegnati, nel corso del tempo, ad appoggiare le “casse di resistenza” a sostegno delle lotte operaie, uno strumento in sostegno delle lotte in difesa del posto di lavoro e contro i licenziamenti o la chiusura delle fabbriche stesse a causa della crisi produttiva o delle delocalizzazioni. Ricordo un pranzo di finanziamento per la cassa di resistenza per la Merloni, alla Casa dei Popoli di Casa del Diavolo a Perugia, nel lontano 2009, a cui parteciparono in tanti tra cui il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, anche lui operaio della Mirafiori di Torino. Basta fare un semplicissimo giro sulla rete e Gallinella scoprirà tantissime iniziative analoghe.
Invito, pertanto, l’onorevole a contribuire a divulgare e a far conoscere le modalità di contribuzione delle varie casse di resistenza già attive sui territori, senza sperticarsi in appelli che, al contrario, rischiano di apparire solo una propaganda di partito, cercando di ribadire la tesi cara ai grillini che la politica è tutta uguale e chi fa politica la fa per difendere i propri interessi personali e di casta. Con il sottoscritto e i miei compagni, ha sbagliato indirizzo on. Gallinella
“.

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