VINI DOC, TENSIONE DURANTE AUDIZIONE PER TREBBIANO SPOLETO. CITTA' COMPATTA, ECCO I SINDACI CONTRARI (Foto TO) - Tuttoggi.info

VINI DOC, TENSIONE DURANTE AUDIZIONE PER TREBBIANO SPOLETO. CITTA' COMPATTA, ECCO I SINDACI CONTRARI (Foto TO)

Redazione

VINI DOC, TENSIONE DURANTE AUDIZIONE PER TREBBIANO SPOLETO. CITTA' COMPATTA, ECCO I SINDACI CONTRARI (Foto TO)

Ven, 03/12/2010 - 17:30

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di Jacopo Brugalossi

L'unica cosa certa di tutta questa vicenda è che a breve, almeno si spera, il Trebbiano spoletino riceverà la denominazione di Origine Controllata “Spoleto”. Nell'audizione pubblica di questa mattina in Municipio, fissata dal Ministero per le Politiche Agricole e moderata dal dottor Ezio Pelisetti, Presidente della Commissione regionale delegata per l'Umbria e la Toscana, sono stati letti i 9 articoli del Disciplinare di Produzione. Nel documento sono indicati tutti i requisiti (areale di produzione, gradazione alcoolica, varietà di vitigno, caratteristiche olfattive e gustative, modalità di confezionamento, ecc.) che il Trebbiano dovrà possedere se vorrà entrare a pieno titolo nell'elite dei vini di Origine Controllata. Come spiegato dal dottor Pelisetti, l'audizione (a cui il Ministero era pronto già da 8 mesi) ha avuto il solo scopo di raccogliere opinioni e pareri di associazioni di categoria, produttori e privati cittadini, che il comitato promotore potrà decidere di utilizzare nella messa a punto del definitivo Disciplinare di Produzione.

La prima parte, in cui sono state raccolte le dichiarazioni di alcuni rappresentanti delle associazioni di categoria, è filata via abbastanza liscia. Alberto Frau, di Coldiretti Umbria, ha chiarito la sua posizione sul tema dell'areale individuato per la produzione del Trebbiano Doc. “Credo che sia stata individuata proprio la zona nevralgica della produzione – ha detto – e legherei un eventuale allargamento della zona dopo un'attenta analisi dei primi riscontri di mercato”.

Ma, sovvertendo l'ordine delle parole di un famoso detto popolare, dopo la quiete è arrivata la tempesta. Al momento di cominciare il dibattito sull'articolo 3 del Disciplinare di Produzione, quello sull'areale, i sindaci dei territori limitrofi alla zona, non compresi (o compresi solo in parte) nella produzione del Trebbiano Doc, hanno innescato la polemica. Il dottor Pelisetti ha avuto il suo bel da fare per fermare sul nascere le sovrapposizioni e i botta e risposta in stile “Porta a Porta”, ma ha saputo tenere la discussione entro certi binari.

A dare il via alla “processione” dei primi cittadini è stato il sindaco di Bevagna Enrico Bastioli. “Non è per nulla vero, come si vuole far credere, che tutti i sindaci interpellati dal comitato promotore hanno espresso parere positivo” ha detto. “Le nostre posizioni erano già note nel 2008, ma abbiamo trovato un muro di cemento armato a pararci la strada. Non è il momento del campanilismo ma quello del dialogo costruttivo tra territori limitrofi, che dovrebbero darsi una mano a vicenda”. Dopo Bastioli, è toccato al sindaco di Giano dell'Umbria, Paolo Morbidoni. “Nel territorio di Giano persistono tutte le condizioni scientifiche necessarie per produrre il Trebbiano Doc, e ci sono già diverse aziende che producono Trebbiano spoletino con successo. Un areale così ristretto ci penalizza oltremodo”.

E' stata poi la volta del sindaco di Montefalco Donatella Tesei che, da buon avvocato qual'è, ha provato a sottolineare l'approssimazione degli studi scientifici con cui si è individuata l'areale. “Che senso avrebbe spezzare in 2 il territorio di Montefalco quando si sa perfettamente che è tutto compatibile con i requisiti per la produzione del Trebbiano Doc?”. Poi, la Tesei ha rincarato la dose. “Nell'areale sono compresi alcuni del folignate, come per esempio Corvia. Vorrei che qualcuno mi spiegasse il perché, dal momento che quelle zone sono completamente urbanizzate e non c'è neanche una vigna”.

In soccorso ai propri sindaci sono intervenuti anche dei produttori, che hanno lamentato l'esclusione dall'areale nonostante una produzione in costante aumento di Trebbiano spoletino. “Io produco da anni Trebbiano spoletino – ha detto il signor Antonelli, titolare di un'azienda vinicola a Montefalco – e continuerò a produrlo col marchio Igt. Ma credo che la contemporanea presenza sul mercato di un Trebbiano spoletino Doc e di uno Igt servirà solo a causare una grande confusione nei consumatori. Inoltre – ha concluso – sono personalmente contrario ad una Doc che coinvolga solo 4 cantine, poiché è un numero di produttori troppo ristretto. Sarebbe ideale allargare sin da ora la produzione.”

A questo punto, volendo usare una metafora processuale, la parola è passata alla difesa. Il sindaco di Spoleto Daniele Benedetti è intervenuto a strenua difesa dell'areale individuata, contrario ad una qualsiasi modificazione dello stesso. “Il percorso dell'individuazione dell'areale viene da studi scientifici che devono essere rispettati. Quando si allarga troppo un territorio di produzione si perde la valenza stessa del prodotto. Ricordo che nel 2005, quando il percorso cominciò, del Trebbiano non fregava nulla a nessuno. Ora invece diventa un'opportunità appetibile. Ma chi solleva obiezioni ora, dov'era nel 2005?”

Altrettanto deciso Stefano Novelli, presidente del Consorzio Tutela Vini Spoleto: “I produttori di Trebbiano Doc saranno anche pochi, ma sono quelli che 5 anni fa hanno creduto nelle potenzialità di questo vino, nonostante le perplessità e le prese in giro degli altri produttori. Allargare la produzione sin da ora significherebbe sovraprodurre il Trebbiano Doc, e fare così la fine del Sagrantino. Partiamo con questo areale, dateci un po' di tempo e vediamo il riscontro del mercato. Se sarà negativo ci assumeremo le nostre responsabilità e saremo pronti a fare marcia indietro”.

Le parole di Benedetti e Novelli hanno trovato conferma in quelle di Giancarlo Fiorelli e Alvaro Paggi, rispettivamente perito agrario e agronomo del Comitato promotore che 5 anni or sono iniziò la lunga battaglia per il Trebbiano. “Per il momento, anche a causa della crisi – ha sentenziato Fiorelli – non vogliamo nessun allargamento. Vogliamo crearci la nostra nicchia di mercato”. Più severo Paggi; “Il comitato chiese formalmente a tutti di esprimere eventuali dubbi e perplessità sulla zona individuata, ma nessuno si degnò di rispondere”.

Anche il sindaco di Trevi, nonché presidente della Comunità Montana dei Monti Martani, Serano e Subasio Giuliano Nalli, ha espresso il suo parere. “La mia città rientra nell'areale – ha detto – ma devo essere sincero e confermare che nelle ultime riunioni c'era effettivamente qualcuno non concorde. Quello che io mi chiedo è se sarebbe effettivamente conveniente ricominciare da capo un percorso iniziato cinque anni fa e non ancora concluso”.

Il colpo più ad effetto nella polemica è stato messo a segno dal consigliere comunale di Spoleto Sergio Grifoni. Molto dirette le sue parole: “Sottoscrivo pienamente quanto detto dal sindaco Benedetti, e voglio aggiungere che i muri di cemento che i produttori esclusi dall'areale dicono di trovare ora, sono quelli che loro stessi eressero ai tempi del Sagrantino Doc, quando chiusero ad ogni ipotesi dell'allargamento dell'areale di produzione. Stesso discorso per quanto riguarda il numero di produttori; chi parla di una Doc per pochi intimi ha scarsa memoria. Infatti, ai tempi della Doc del Sagrantino ce n'erano ancor meno”.

Non è dato sapere quando verrà scritta la parola fine a questa vicenda. Ognuno può farsi la propria idea ed appoggiare queste o quelle ragioni. Ma, come ha sottolineato Pelisetti, per quanto un allargamento immediato dell'areale sarebbe tecnicamente possibile, spetta al Comitato promotore approvare cambiamenti nel Disciplinare di Produzione, poiché è il comitato il cuore pulsante dell'operazione. Rimettere le mani sul documento adesso potrebbe essere rischioso, anche perché il tempo stringe.

E i funzionari del Ministero sembranon non volerne perdere di più. Per il “Doc Spoleto”, a questo punto, è questione di settimane.


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