Chiuso oggi dall’assessore alla Coesione Sociale e Welfare della Regione Umbria, Luca Barberini, il corso biennale “Migranti, diritti e salute, percorso antropologico di approfondimento e sensibilizzazione sul tema delle mutilazioni genitali femminili”. L’attività, rivolta agli operatori sociali, sanitari ed educativi è stata realizzata grazie alla collaborazione tra Regione Umbria, Fondazione “Angelo Celli” e Scuola umbra di Amministrazione Pubblica.
“La giornata di oggi è la conclusione di un’attività importante – ha sottolineato l’assessore Barberini – che ha permesso di mettere a confronto tanti esperti sul tema, del settore sanitario e sociale, provenienti anche da altre regioni. Mi fa molto piacere che tali argomenti siano stati trattati nella nostra regione, una regione che si caratterizza per l’accoglienza e la solidarietà. I risultati sono positivi e ci permettono di affrontare un tema con consapevolezza, per cercare di favorire al massimo l’integrazione per chi viene da Paesi che stanno vivendo grandi difficoltà e conflitti”.
L’attività, aperta con i saluti dell’amministratore unico della Scuola, Alberto Naticchioni e del presidente della Fondazione “Angelo Celli”, Tullio Seppilli, ha visto l’intervento di Eugenia Gammarota del Dipartimento per le Pari Opportunità, di Sabrina Flamini e Maya Pellicciari della Fondazione “Celli” e che ha presentato la relazione conclusiva della sessione della mattina. Quella pomeridiana, coordinata da Alessandro Vestrelli, è invece dedicata alle esperienze delle Regioni Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Abruzzo con gli interventi dei relativi responsabili e coordinatori di progetto.
Il seminario conclusivo di oggi ha rappresentato l’occasione per tratteggiare un bilancio, riflettere sulle prospettive future, confrontarsi con le esperienze svolte da altre regioni italiane in tema di mutilazioni genitali femminili, mettendo soprattutto in evidenza le buone pratiche di formazione, sensibilizzazione e prevenzione realizzate dai vari territori.
Il corso, avviato nel gennaio 2014 e organizzato in quattro semestri, ha visto una attiva e pressoché costante partecipazione dei numerosi operatori che vi hanno aderito (in media circa sessanta iscritti a semestre) e, grazie all’ausilio di docenti di livello nazionale e internazionale, sono state approfondite molteplici tematiche sulle più ampie questioni concernenti la presenza di migranti nel territorio e, nello specifico, il loro più o meno agile ricorso ai servizi socio-sanitari.
Professionisti delle scienze sociali, del diritto, dell’economia sanitaria, della medicina, rappresentanti delle principali organizzazioni che lavorano attivamente con i migranti, esponenti delle comunità religiose, uomini e donne che hanno vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione hanno di volta in volta offerto un quadro complesso dei temi trattati, permettendo, a partire dalla specifica questione delle mutilazioni genitali femminili, di fornire strumenti di riflessione critica sulle più generali risorse e problematiche connesse all’incontro con l’“Altro”.
Il percorso formativo ha rappresentato, inoltre, un’occasione per coinvolgere i partecipanti interessati nella costituzione di una “Rete di riferimento per le mutilazioni genitali femminili” – composta sia da operatori e servizi territoriali che da esperti di vari settori di livello nazionale e internazionale – che ha l’obiettivo di connettere ed eventualmente “attivare” professionisti e istituzioni per la presa in carico di casi complessi. Un’attività, questa, che si inserisce nel più ampio quadro operativo del “Centro umbro di riferimento per lo studio e la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili” che, nato nel 2014 a seguito dell’Intesa tra le Regioni e il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e in attuazione della successiva convenzione tra la Regione Umbria e la Fondazione “Angelo Celli”, ha sede proprio presso la Fondazione.