Assunto dal Comune di Spoleto come vigile urbano, per alcuni anni è stato spostato in un’altra direzione comunale, ma il suo profilo professionale non era stato mai cambiato. Poi, qualche anno fa, ha chiesto di tornare alla polizia municipale, visto che effettivamente risultava tecnicamente inquadrato come agente. A quel punto, però, forte delle progressioni orizzontali e verticali che aveva avuto nel corso degli anni in un altro settore del Comune, ha chiesto che gli venisse riconosciuto il grado di capitano. Ed ora il Tribunale di Spoleto gli ha dato ragione.
L’ente locale dovrà ora riconoscere al vigile – Giancarlo Di Marco – il grado di capitano retroattivamente per 10 anni (a partire dal 2009), con quello che ne consegue a livello di adeguamento economico. Un bell’esborso per le casse del Comune di Spoleto, insomma, condannato anche al pagamento delle spese processuali.
Soddisfatto per l’esito del procedimento civile l’Ufficio Vertenze della Funzione Pubblica Cgil dell’Umbria. Assistito dall’avvocato Stefano Rosi, convenzionato con la FP CGIL, il dipendente comunale ha ottenuto, spiega il sindacato, “il riconoscimento di alcuni istituti contrattuali che gli erano stati negati nonostante avesse sempre mantenuto i requisiti necessari per ottenerli, in particolare, il riconoscimento dall’anno 2009 del grado di Capitano previsto dalla normativa regionale, oltre che dei proventi spettanti al personale impegnato nella vigilanza e sicurezza del territorio comunale”.
“È una grande soddisfazione – afferma Enzo Iannuzzo, dell’Ufficio Vertenze Cgil – perché si risolve un conflitto che si è protratto nel tempo e che ha visto spesso un atteggiamento di chiusura da parte dell’Ente su argomenti che, come il Giudice ha invece riconosciuto, erano assolutamente esigibili. L’unico rammarico – conclude – è che si sarebbe potuto risolvere prima il contenzioso, evitando l’aggravio delle spese legali che il Comune di Spoleto dovrà pagare, oltre agli interessi che dovrà riconoscere al lavoratore”.