Vietato detenere bevande alcoliche, anzi "ni": l'ordinanza che imbarazza

Vietato detenere bevande alcoliche, anzi “ni”: l’ordinanza che imbarazza

Massimo Sbardella

Vietato detenere bevande alcoliche, anzi “ni”: l’ordinanza che imbarazza

Sab, 07/05/2022 - 14:41

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Eccessi della movida, il Comune vieta la detenzione di bevande alcolice, poi ci ripensa | Le opposizioni: basta con i soli interventi repressivi

L’ufficio stampa del Comune di Perugia aveva comunicato la nuova ordinanza anti alcol, per il centro storico e Fontivegge. Divieto di vendita per asporto di bevande in contenitori di vetro e lattine, dalle 20 alle 6. Divieto di detenzione di bevande alcoliche, su area pubblica per il consumo immediato, dalle ore 18 alle 6.

Ordinanza, poi il contrordine

Tempo qualche minuto ed è arrivato il contrordine: arriverà “in serata” una nuova nota, con l’ordinanza definitiva. E che non fosse solo un problema di trascrizione o meramente burocratico lo si è capito quando l’attesa è durata più di quanto annunciato. L’inghippo è legato a quel “divieto di detenzione” che, in quel modo, avrebbe assestato un colpo alla cosiddetta movida perugina. Non solo agli eccessi, dunque, ma proprio alla presenza di giovani nelle aree dei divieti, in particolare nel centro storico.

Le opposizioni all’attacco

In attesa di comprendere come in Comune intendano provare a far convivere le esigenze di limitare gli eccessi con quelle della normale socializzazione (e con il lavoro dei locali), i gruppi di opposizione consiliare IpP, Pd e RcG puntano l’indice: l’amministrazione Romizi sa scegliere solo la via della repressione.

Non solo per “l’incidente diplomatico” rischiato dopo l’emanazione e la repentina scomparsa di un’ordinanza che, dopo poche ore dalla sua pubblicazione “rischiava di esporre l’amministrazione comunale ad una vera e propria sommossa popolare”. Le opposizioni criticano anche la tradizione forma delle ordinanze anti alcol che si ripetono, vietando la vendita di alcolici in contenitori da asporto.

Le proposte alternative

E suggeriscono di seguire altre vie, del resto già sondate in passato. La responsabilizzazione dei gestori dei locali, attraverso la cauzione e la formula del vuoto a rendere. Incentivi sulla tassa rifiuti e altre forme premiali verso gli esercenti che collaborano. O seguire l’esempio di alcune città, che per vigilare sulla movida hanno istituito la figura del “sindaco di notte”.

Insomma, il problema dei giovani e della cosiddetta “movida”, per il centrosinistra, non si può affrontare con la sola repressione. “Anche perché – evidenziano – nel passato recente i fatti hanno dimostrato che la presenza di siffatti divieti finisce per far spostare la transumanza serale e notturna verso locali e luoghi di ritrovo posti immediatamente fuori dai confini individuati, creando problemi di assembramento vero, non solo presunto, e di concorrenza sleale nei confronti di esercizi penalizzati oltre il lecito dalla loro posizione”.

Ricordando di aver presentato una interrogazione alla Giunta comunale in cui si evidenzia il problema dell’assenza di servizi igienici e criticità nel decoro urbano.

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