Un dono alla vigilia di compleanno di una bimba che di piacevole ha ben poco. Un accadimento avvenuto qualche tempo fa e che sottolinea come gli smartphone possano complicare anche la più tranquilla e spensierata delle vite. Sembrava un giorno come tanti quando gli agenti della polizia postale si sono presentati a casa della quasi dodicenne, a Perugia, con una denuncia e l’ordine di sequestro del telefonino. Denuncia che, proprio perché riferita ad una minorenne, ricade sui genitori. Nel mirino ci sarebbero fatti accaduti qualche mese prima tra un gruppetto i 4 bambine.
Due di loro, infatti, in quelli che potrebbero essere gli spogliatoi della scuola, avrebbero tirato giù i pantaloni ad una terza mentre la quarta le stava filmando con il suo smartphone. Un gesto innocente e mosso solo dalla voglia di ridere e far divertire, senza violenza né malizia, corredato da un chiassoso coro di gioiose risate. Fino a qua poco più di uno scherzo dei tempi moderni. Ma ahimè, la giovane video maker non avrebbe resistito poi a inviare il filmato a un compagno di classe. Nemmeno a dirlo, in pochissimo tempo,il filmato è stato inviato a coetanei e compagni di classe diventando virale.
Perso il controllo della situazione, i genitori della giovane “regista”, venuti a sapere del fatto, hanno punito la ragazza, sequestrato il telefonino e cancellato il video. Ma non è bastato alla famiglia della protagonista, suo malgrado, del filmato e hanno sporto denuncia nei confronti della videomaker, alla polizia postale. Così, in una mattina di primavera, nella casa della giovane è arrivata una denuncia e una richiesta di sequestro del cellulare da cui il video era già stato cancellato, ma che probabilmente potrebbe essere ritrovato dagli agenti informatici.
Denuncia che, come dicevamo, ricadrebbe sui genitori che della minore hanno patria potestà. Proprio come quando, almeno fino ad un decennio fa, a pagare una vetrata rotta durante il gioco del pallone erano mamma e papà. A conti fatti agli errori dei bambini, ora come allora, con o senza smartphone, pensano gli adulti.