Carlo Ceraso
Era a dir poco affollato l’incontro tenutosi oggi a palazzo comunale e che ha visto per la prima volta uscire in pubblico i commissari straordinari inviati lo scorso febbraio da Bankitalia per mettere in sicurezza la Banca Popolare Spoleto e la sua holding, la Spoleto Credito e Servizi. Al tavolo, infatti, erano presenti non solo i rappresentanti del comitato “Soci Bps e Scs” (promotori dell’iniziativa) e delle associazioni di categoria, ma, a sorpresa, anche i ‘vertici’ di altri due comitati, il resuscitato ASpoCredit e il neocostituito Le Torri, ritenuti filoantoniniani.
Il ruolo del sindaco – in apertura dei lavori il primo cittadino Daniele Benedetti ha sottolineato di “non aver convocato il tavolo, ma di essersi reso disponibile nel favorire l’incontro alla luce della ‘lettera aperta’ di Angelo Mariani (promotore del comitato “Soci Bps e Scs”, n.d.r) e degli interessi che riguardano i 20mila soci Scs e la stessa città di Spoleto”. Il sindaco ha anche tenuto a puntualizzare di “non aver fatto gli inviti”, smarcandosi così dagli altri due comitati che avrebbero preteso di partecipare alla riunione.
I presenti – intorno all’ovale si sono così ritrovati i commissari straordinari Giovanni Boccolini e Gianluca Brancadoro, i referenti del comitato “Soci” Francesco Graniti, Massimo Marcucci, Angelo Mariani e Sandro Martinelli e i presidenti delle categorie Bruno Cappuccino (Cna), Stelvio Gauzzi (Confartigianato), Enrico Morbidoni (Confesercenti), Andrea Tattini (Confcom). Il comitato Le Torri era invece composto dal presidente Elio Panbianco e da Carlo Ugolini (vicepresidente e sindacalista, così si è presentato), Rodolfo Bellingacci e Francesco Grechi, mentre a Maurizio Luciani (ai lettori di Tuttoggi ormai noto come il Signor L.) il compito di rappresentare l’AspoCredit.
L’analisi dei Commissari – gli amministratori di piazza Pianciani hanno illustrato la ‘difficile situazione’ in cui versano i due istituti, a cominciare dal ‘credito’ che Rocca Salimbeni vanta, in pratica 103 milioni di euro, 73 circa per la partecipazione detenuta in Bps, 30 vincolati ai patti parasociali siglati e rinnovati nel tempo con Scs. Discorso a parte la ricapitalizzazione. Fin qui l’analisi dei commissari. Certo è che se Mps tornasse sui suoi passi confermando l’interesse per Bps (in tal senso ci sarebbe già un accordo di massima con la cordata Clitumnus), potrebbe richiedere indietro solo i 30 mln legati ai patti parasociali. Da parte loro Martinelli & Co., ringraziando Boccolini e Brancadoro per la sensibilità mostrata nei confronti delle sorti dei soci, hanno auspicato sia che il prezzo di vendita venga fissato ad un prezzo superiore agli attuali 1,79 euro per azione, sia che Mps riveda la propria posizione alla luce anche delle responsabilità in capo alla stessa.
Secondo il comitato, infatti, Siena avrebbe delle precise responsabilità sulle vicende della Spoleto “avendo affidato a propri dirigenti uffici di grande rilevanza”. Inoltre quella in Scs non sarebbe stata “una mera partecipazione” dal momento che Rocca Salimbeni si sarebbe comportata “al pari di un vero e proprio socio, partecipando alle assemblee ed esercitando fino in fondo i propri diritti”. Insomma per il Comitato l’obiettivo da raggiungere, alla luce della grave situazione, sarebbe di poter mantenere una quota intorno al 20-25% e poter così ammettere uno o due consiglieri nel prossimo board Bps a tutela dei soci, dei dipendenti e del mantenimento della direzione generale a Spoleto. Gli eventuali consiglieri in quota alla Scs dovrebbero poi prestare la loro attività a titolo gratuito.
Le categorie – le associazioni di categoria sono rimaste quasi in religioso silenzio, ad eccezione del presidente di Confcommercio Andrea Tattini che ha auspicato che “vengano privilegiate quelle proposte di acquisto tese a tutelare l’economia della città e del territorio, i dipendenti e i soci della Popolare”.
Fra gaffe e castronate – qualche momento di nervosismo si è registrato quando i due commissari si sono dovuti confrontati con i rappresentanti di Aspocredit e Le Torri, tutti antoniniani della prima ora. E la cui presenza, quanto meno per motivi di opportunità, è ancora tutta da capire. Come nel caso del signor L., già amministratore di Nuova Fin (partecipata Scs) e che per l’occasione ha fatto resuscitare l’Aspocredit, associazione un tempo ostile ad Antonini ed ora, ironia della sorte, messa con ogni probabilità al servizio dei suoi fedelissimi. Stesso discorso per Elio Panbianco, per il quale la procura della repubblica si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per la nota ‘assemblea della vergogna’ del 17 dicembre 2011 che riportò in sella l’ex dominus. Quest’ultimo si è pure ‘piccato’ quando uno dei due amministratori straordinari ha fatto riferimento al ‘malaffare’ che ha caratterizzato la gestione della banca. Storico (si fa per dire) l’intervento di Ugolini il quale ha chiesto a chiare note di poter avere “il piano industriale”: “siamo qui per mettere ordine nei conti della banca, il piano industriale dovrà chiederlo a chi verrà dopo di noi”, è stata la risposta sconsolata dei commissari.
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