“Riconsegno un partito ammaccato, ma che c’è quel 22,3% che è una base da cui ripartire“. Il messaggio del commissario Walter Verini è in linea con la lettere ricevuta dal segretario Nicola Zingaretti. La partita era già persa in partenza e tutto sommato il Pd, numeri alla mano, ha tenuto.
Ma soprattutto Verini rivendica il fatto di averci “messo la faccia“, sempre, “in momenti belli e meno belli“. Anche se l’epilogo di questa tornata elettorale era “scritto e annunciato“.
Anche se “la crisi non è attribuibile a comportamenti soggettivi“. Tanto meno a chi si è trovato a gestire la campagna elettorale. “Il problema – spiega Verini – è che si è rotto da tempo il rapporto profondo tra la società è la politica che abbiamo impersonato. I motivi sono tanti“.
E allora il congresso che ci sarà “a breve” dovrà essere il momento per “una grande riflessione aperta e libera“. Perché il Pd ha perso tutto quello che c’era da perdere, a partite dalle sfide nelle città. E allora “c’è da capire“. Perché ciascuno, da solo, non è in grado di fare “un’analisi puntuale“.
Il caso Marini e il voto
“Ci sarà modo di raccontare” dice Verini quando gli si chiede se cambierebbe qualcosa nella gestione del caso Marini. Un po’ come aveva detto, sulla sua pagina social, la stessa ex governatrice, promettendo future rivelazioni su quanto avvenuto tra aprile e maggio. “Sul piano politico – dice però Verini – rifarei tutto quello che ho fatto su Marini“.
E rispetto all’accordo con il Movimento 5 stelle, che ammette di aver contribuito a farlo, avverte: “Non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Ci sono stati errori, ma i contenuti erano giusti“.
I numeri
E Verini prova a spiegare con i numeri perché, comunque, il Pd “ha tenuto”. “Partivamo da 7-8-9 punti sotto“, ricorda. Il Pd alle europee aveva preso il 23,9%. Ma da maggio in poi se ne sono andati Renzi, Calenda. E poi ci sono le liste civiche. E nonostante questo “un quarto degli elettori dicono che è bene che il Pd ci sia“.
Quello che non era preventivato era il crollo del Movimento 5 stelle. Anche se, vista la distanza di Bianconi da Tesei, anche con un risultato migliore dei pentastellati la sfida non sarebbe cambiata.
La tenuta della destra
Il Pd in Umbria si prepara a svolgere il ruolo, inedito, dell’opposizione. Guardando a cosa avviene nei banchi dell’esecutivo. Gufando? “Come cittadino umbro – dice Verini – mi auguro che la destra governi bene. Ho dei dubbi – aggiunge però – che questa destra ce la farà. In ogni caso, il ruolo del Pd e della coalizione è quella di garantire opposizione rigorosa e che abbia al centro gli interessi della regione“.
Nuove regole
Intanto il 15-16-17 a Bologna si terrà l’Assemblea nazionale de partito, che approverà il nuovo statuto e fisserà modalità diverse per i segretari regionali. Saranno gli iscritti ad eleggere il segretario regionale.
In Umbria, dunque, servirà aprire il tesseramento. E poi, con le nuove regole fissate dal nazionale, si terrà il Congresso per eleggere il nuovo segretario regionale. “Io non mi presenterò” annuncia Verini.
Il testimone potrebbe provare a coglierlo il neo consigliere regionale Tommaso Bori. Con il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, che proverà a ribaltare il tavolo.