Città di Castello

Vende “porta a porta” capi contraffatti, ambulante (e clienti) nei guai

I finanzieri di Città di Castello hanno individuato una rete di vendita di capi di abbigliamento con marchi di alta moda verosimilmente contraffatti, facente capo ad un uomo di origini campane. Quest’ultimo, commerciante ambulante dell’hinterland napoletano, i cui ultimi redditi dichiarati al Fisco risalgono all’anno 2004, è stato sorpreso in strada mentre stava vendendo un giubbotto ad un cliente.

Dopo aver proceduto all’identificazione, le fiamme gialle hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro oltre 100 indumenti che, per le loro caratteristiche e modalità di vendita, sono stati ritenuti contraffatti. Oltre a questi sono stati trovati anche documenti di varia natura nel bagagliaio dell’auto.

Il commerciante è stato quindi denunciato alla Procura della Repubblica di Perugia per i reati di “introduzione nel territorio dello Stato e commercio di prodotti con segni falsi” e “ricettazione”. I successivi approfondimenti investigativi hanno evidenziato come il sistema di acquisti e vendite fosse gestito tramite comunicazioni “WhatsApp”. Nel dettaglio l’ambulante, il cui contatto veniva diffuso tramite il classico “passaparola”, dopo aver ricevuto un cospicuo numero di ordini, arrivava in Umbria, dove soggiornava per brevi periodi in affittacamere della provincia di Perugia, effettuando le consegne direttamente al domicilio dei clienti.

Attraverso l’analisi di documentazione extracontabile e dati estrapolati dalle banche dati del Corpo, i militari hanno inoltre ricostruito il volume d’affari derivante dalla vendita di capi di abbigliamento contraffatti, che per gli anni 2021 e 2022, ammonta a circa 40 mila euro, con il recupero a tassazione dei proventi illecitamente accumulati. L’uomo è stato anche segnalato all’Inps, in quanto risulta aver percepito, dal 2019, il Reddito di Cittadinanza per un ammontare complessivo di oltre 31 mila euro.

Gli accertamenti hanno infine consentito di identificare 20 clienti del commerciante abusivo, a cui è stata contestata la violazione dell’articolo 1, comma 7, del decreto legge n. 35/2005, che prevede una sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 7.000 euro per chi acquista a qualsiasi titolo merci irregolari.