«Questa notte è la vera Pasqua, in Cristo, vero Agnello che con il suo sangue ha distrutto la colpa antica. Questa è la veramente la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vittorioso dal sepolcro. Sì, Cristo ha vinto la morte e un’alba nuova si leva per l’umanità. Ma come ho scritto nella Via Crucis del Colosseo, tutto questo non ci rende insensibili ai gridi di dolore che si innalzano da una umanità ferita». Così ha esordito il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia pronunciata in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia durante la Veglia pasquale. Una celebrazione molto suggestiva apertasi con la benedizione del fuoco e l’accensione del cero nel chiostro di San Lorenzo e proseguita in cattedrale con la processione guidata dal cardinale fino al fonte battesimale, sul presbiterio, intonando tre volte “lumen Christi” (Cristo luce del mondo). A seguire le letture dell’Antico Testamento, la benedizione dell’acqua e l’aspersione dei fedeli lungo le tre navate da parte del cardinale. La celebrazione è culminata, come ha sottolineato lo stesso porporato, con il rito dell’iniziazione cristiana (battesimo, cresima e comunione) di sette giovani adulte, di cui una italiana e le altre provenienti dalla Costa d’Avorio, Cuba, Nigeria e Tunisia.
Il cardinale Bassetti, soffermandosi sulle «ferite dell’umanità», ha detto: «Non possiamo dimenticare i tragici fatti di Parigi e di Bruxelles, frutto di un terrorismo cieco e fanatico che vuole soltanto creare terrore, insicurezza e paura. E accanto al terrore, l’interminabile esodo dei profughi. Ho ritenuto una grande grazia del Signore avere potuto lavare i piedi a sei di loro, di cui tre ragazze del continente africano in stato di gravidanza e tre ragazzi pachistani, ospiti di alcune strutture della nostra Caritas diocesana».
Il presule ha ricordato, nell’omelia, anche l’incidente avvenuto nei giorni scorsi in Catalogna, in Spagna, dove tredici giovani studentesse del progetto “Erasmus”, di cui sette italiane, hanno perso la vita. «Questa tragedia – ha detto – ci ha portato a essere vicini alle loro famiglie con la nostra solidale preghiera».
L’arcivescovo si è poi soffermato sui recenti martiri per la fede e la carità in Cristo, rivolgendo il suo pensiero alle quattro suore Missionarie della Carità trucidate nello Yemen, pronunciando i loro nomi: «Anselme, Reginetta, Giuditta e Margherita. Insieme hanno vissuto, testimoniato e, insieme, hanno dato la loro vita, perché sapevano benissimo a ciò che andavano incontro. Nella loro ultima lettera hanno scritto: “Imploriamo Gesù misericordioso di proteggere i nostri poveri e di concedere pace a questa nazione”».
Il cardinale ha esortato i fedeli ricordando le parole dell’Apostolo Paolo nella Lettera ai romani: «Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risorto dai morti non muore più». Rivolgendosi sempre ai fedeli, ha detto loro: «Avete udito l’evangelista Luca quando riferisce le parole degli Angeli alle donne giunte al sepolcro: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?. Non è qui, è risuscitato”. Fratelli, Cristo è risorto! E se lui è risorto non è vana la nostra fede, non è vano il nostro annuncio!. Purtroppo nel mondo c’è ancora tenebra, ma essa può essere vinta. Anche noi, come le donne che andavano al sepolcro, siamo spesso impauriti. Ci sono tante pietre pesanti che ostacolano il nostro cammino, ma è proprio per noi l’annuncio di stasera: “Non abbiate paura, non temete”. La potenza dello Spirito Santo è il terremoto misterioso che rotola ogni pietra sul nostro cammino. Se lo vogliamo la Pasqua ci libera da ogni paura, perché Lui è Risorto!».
«Come è allora possibile che tanti cristiani – si è chiesto il presule – siano rinchiusi in se stessi e non dilatano le pupille dei loro occhi, dinanzi alla luce della Risurrezione? Bisogna, che fin da questa notte, ciascuno di noi prende coscienza che ha ricevuto un destino di luce che può cambiare totalmente la sua vita. Celebriamo stanotte la Pasqua del grande Giubileo della Misericordia, un immenso dono del Signore, che è passato attraverso il cuore di papa Francesco. Noi cristiani con le nostre opere dobbiamo essere la Pasqua visibile. Quando i non credenti dicono: “Dov’è la Pasqua?, Cosa è la vostra Pasqua?”. E tanti che purtroppo si sono allontanati dalla Chiesa e dicono, senza pronunciarlo: “Dov’è il vostro Cristo?”. Guai a noi se non daremo l’unica risposta che dovremmo poter dare: “Cristo è qui, è in me, è nella comunità, è nella Chiesa”. La credibilità di Gesù è là dove c’è una comunità, una Chiesa viva in cui viene testimoniato che Cristo è veramente Risorto, è venuto fra noi ed ha realmente salvato il mondo. Quanto è grande la responsabilità del cristiano! Essere testimone del Risorto fra le case degli uomini. Facciamo Pasqua in questo modo. La Pasqua non può terminare con la convenienza degli auguri di domani e domani l’altro non ci sono più. Non può terminare in una festa sentimentale o godereccia, che Pasqua sarebbe. La Pasqua è vita della nostra vita. La Pasqua è il costante cammino di testimonianza e noi siamo veramente dei risorti con Cristo».
Al termine della celebrazione della Veglia pasquale, prima che la Corale Laurenziana intonasse il tradizionale toccante canto dell’Alleluia dal “Messiah” di Handel, il cardinale Bassetti ha rivolto ai fedeli il suo augurio dicendo: «Portate il saluto del vescovo ai vostri cari» e, in particolar modo ha augurato buona Pasqua alle «persone che soffrono come i malati, gli anziani, i disabili, coloro che hanno perso il lavoro e, non da ultimi, i detenuti. Tutti loro sono sempre nei miei pensieri e nelle mie preghiere».