Voto “thriller”, maggioranza col fiato sospeso sulla variante di Ponte Rio. Domani si riunisce il consiglio comunale di Todi con all’ordine del giorno la “presa atto osservazioni pervenute, controdeduzione e approvazione” del progetto che prevede la possibilità di realizzare circa 5.000 metri quadrati di superficie commerciale nell’area adiacente al superstore Emi.
L’assemblea è stata preceduta dal passaggio dell’atto in seconda commissione consiliare, dove si è consumato il primo strappo in seno alla maggioranza di centrodestra. Lega e Casapound, confermando il voto già espresso nel consiglio comunale in cui fu votata la variazione della destinazione d’uso dell’area, si sono astenuti. A favore del documento si è espressa soltanto Forza Italia mentre il Partito democratico – che si era astenuto rispetto alla variazione d’uso – ha espresso due voti contrari.
Posizioni che, a ventiquattro ore dall’assemblea cittadina, impongono di prendere in mano il pallottoliere e cominciare a fare di conto per capire se ci siano margini entro i quali la maggioranza rischia di finire sotto.
Con un esito che sarebbe deflagrante. E paradossale, dal momento che il voto in consiglio è soltanto una presa d’atto rispetto al fatto che non ci sono state osservazioni tecniche al progetto. O meglio, una osservazione è stata presentata, firmata dal comitato Pianponte, che però gli uffici – nella relazione che accompagna l’atto – ritengono “di carattere generale e peraltro non attinenti a questa fase del procedimento”.
Allo stesso modo, i tecnici di Palazzo dei Priori tengono a precisare che “la variante non incrementa le quantità edificatorie già previste nel piano attuativo già approvato nel 2007” e nel quale “erano previste già le destinazioni commerciali, artigianali e direzionali” con la variante che “incrementa le possibili quantità edificatorie per la destinazione commerciale”.
Quello che dunque poteva essere un passaggio formale, rischia di diventare una trincea, soprattutto se le astensioni dovessero cambiare forma. Al contrario, se il quadro dovesse rimanere questo, la votazione della maggioranza potrebbe vedere sette voti a favore da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Todi per la famiglia, così come era stato nella precedente votazione, e tre astensioni (due dalla Lega e Casapound). Tra le fila dell’opposizione, il Pd – qualora confermasse la posizione avuta in commissione – voterebbe contro (quattro voti, al netto di eventuali assenze). Voti che potrebbero diventare pericolosi qualora dovessero coagulare altre posizioni contrarie, come ad esempio Massimo Buconi e Floriano Pizzichini. Con sei voti contrari e sette a favore, l’ago della bilancia sarebbe sottilissimo e potrebbe orientarsi in maniera improvvisa, anche a seguito dell’eventuale dibattito.
Sul quale potrebbe pesare, ancora, l’incognita del consiglio grande, da convocare per discutere a scena aperta la scelta della variante. Ipotizzato dalla stessa presidente del consiglio Raffaella Pagliochini, adesso sembra piuttosto remoto. Ma ancora capace di accendere micce e polemiche. E chissà, anche di orientare la votazione e l’esito del consiglio.
Durante il quale non si parlerà soltanto di Ponte Rio. All’ordine del giorno c’è infatti almeno un’altra tematica rilevante, ossia la nuova gestione della farmacia comunale che, con convenzione decennale, sarà affidata alla perugina Afas. Ci sono in ballo la gestione del personale, gli effetti economici – positivi e negativi – che questo atto potrebbe avere sulle casse del comune e, più in generale, il futuro prossimo di un servizio fondamentale per la collettività. Ma la politica, o almeno qualche pezzo della politica tuderte, sembra non averci fatto caso.