Con 16 voti a favore e 6 contrari il Consiglio comunale tifernate ha approvato, nella seduta di lunedì 4 aprile, la parte strutturale della variante al Piano regolatore di Città di Castello.
Diamo ai tifernati uno strumento di governo che regolamenta circa il 90% del territorio, all’insegna di 3 criteri: risparmio di suolo, ristrutturazione dell’esistente e riqualificazione edilizia
Queste le parole del vicesindaco e assessore all’Urbanistica Michele Bettarelli il quale, presentando il piano, ha dichiarato che esso “non è diverso da quello su cui ci stiamo confrontando dall’inizio della legislatura e che si allinea ai documenti di indirizzo e di programmazione, all’adozione da parte del Consiglio comunale nel dicembre 2013 e alla controdeduzione, sulla base delle osservazioni presentate dai cittadini, nel maggio 2015. Il passaggio di lunedì, anche se significativo, è una ratifica di quanto già scritto e condiviso, perché le prescrizioni della Regione non hanno inciso sulla sostanza. Ad esempio l’indice di edificazione, su cui si misura la coerenza del piano ai presupposti, è rimasto al di sotto del 10% del costruito del 1988, ed è contenuto prevalentemente nelle cosiddette Zauni (Zone Agricole Utilizzabili per Nuovi Insediamenti), individuate per una potenziale espansione edilizia”.
La variante ha risentito dei molti avvicendamenti istituzionali e normativi intercorsi dalla sua redazione: le competenze in materia di pianificazione urbanistica sono state trasferite dalla Provincia alla Regione e la legge di riferimento, il testo unico regionale, è cambiata. Questi imprevisti hanno rallentato ma non bloccato il cammino della variante, oggi giunta all’approvazione finale
Le critiche più ricorrenti hanno riguardato il consumo di suolo, “sovradimensionato – è stato detto in sede di dibattito – in presenza di zone industriali snaturate in insediamenti commerciali, appartamenti sfitti e un centro storico poco attrattivo”. Al centro dei rilievi le Zauni, la cui previsione sarebbe per alcuni “una concessione alle lobbies del settore edilizio”. Da questo punto di vista anche le prescrizioni della Regione dell’Umbria sono state lette come “una bocciatura per gli indici edificatori troppo alti e per inadeguatezza del progetto”. Altri consiglieri hanno appuntato i rilievi, invece, sulla “poca utilità rispetto alle vere questioni cittadine e sulla mancanza di scelte nella variante che lascerebbe senza risposta tanti nodi“. In particolare è stato citato il fenomeno della “migrazione di aziende locali in altri paesi dell’Ue e lo svuotamento del tessuto produttivo locale mentre è in costruzione la piastra logistica, che giungerà a compimento troppo tardi”.
“Voterò la variante con convinzione perché è un lavoro ben fatto ed intellettualmente molto onesto” ha detto il sindaco Luciano Bacchetta, facendo riferimento ai dettami dell’Ue, “a cui, specie in materia di commercio, dobbiamo sottostare, anche se ingenerano localmente situazioni di sovradimensionamento o soluzioni poco appropriate al contesto. Nessuno può negare l’imponente lavoro di rigenerazione urbana che abbiamo compiuto nel centro storico per stimolare il turismo e una nuova stagione di residenzialità. Accanto al pubblico, anche gli ultimi incompiuti del privato sembrano aver trovato una via di esecuzione: il cantiere del Cinema Vittoria inizierà a giorni. Schierarsi a favore della variante significa schierarsi con il Consiglio comunale, che ha sostenuto il piano sia in fase di adozione che di controdeduzione e che rimarrà l’ago della bilancia, in vista dell’operativo, per qualsiasi decisione impattante”.