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VARATO IN CONSIGLIO REGIONALE IL PIANO TRIENNALE PER L'INFANZIA

Redazione

VARATO IN CONSIGLIO REGIONALE IL PIANO TRIENNALE PER L'INFANZIA

Mer, 04/06/2008 - 10:14

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Passa in Consiglio regionale il Piano triennale per l'infanzia che stanzia 10 milioni e 344 mila euro per realizzare entro il 2010 più asili nido pubblici e privati, e per migliorare la qualità di quelli esistenti. A favore del documento “che intende conciliare le esigenze educative dei bambini da 0 a 3 anni con quelle lavorative delle madri umbre”, hanno votato 14 consiglieri del centrosinistra. Dieci sono stati i voti contrari espressi dalla Cdl, motivati in particolare “per il ritardo del Piano rispetto alla legge del 2005”, e per il mancato impegno a rivedere i alcuni parametri relativi al regolamento di attuazione della legge 30 del 2005 che, hanno detto, “impedirebbero la crescita di quegli asili privati che in tutte le altre regioni offrono un numero di posti asilo superiori a quelli pubblici”. Difendendo le scelte fatte, l'assessore regionale alla pubblica istruzione Maria Prodi che ha parlato di disponibilità ad un ulteriore confronto in Commissione su alcuni problemi posti dall'opposizione, ha chiarito: “Non c'è stato alcun ritardo nel predisporre il Piano triennale. Con la legge del 2005 si è aperto un ‘cantiere' con i Comuni. Alcune amministrazioni hanno chiesto, contrattato ed ottenuto un processo di adeguamento delle strutture esistenti che sarebbe stato impossibile perseguire in qualche settimana”. In una breve replica il relatore di minoranza Massimo Mantovani (Fi-Cdl) ha affermato, “la battaglia non è fra pubblico e privato. Abbiamo posto solo un problema di costi, che sono molto alti nel primo caso. Siamo disponibile al confronto: dobbiamo aiutare il privato a mettersi a norma. In Consiglio regionale il “Piano triennale 2008-2010 del sistema integrato dei servizi socio – educativi per la prima infanzia” è stato illustrato da ENZO RONCA (Pd), RELATORE DI MAGGIORANZA e presidente della Commissione affari sociali che ha istruito l'atto. Il nuovo Piano triennale, ha detto, “intende conciliare al massimo le esigenze educative e di cura della famiglia, con quelle lavorative della madre, in un quadro di parità di opportunità che rimuova gli ostacoli alla occupazione femminile. Occorre favorire il lavoro della donna che è sinonimo di maggior benessere per la collettività e di minor povertà per l'infanzia. L'Umbria riuscirà facilmente a garantire nel 2.010 un'offerta complessiva di servizi al'infanzia, pari al 33 per cento degli utenti teorici, come previsto dai parametri comunitari fissati a Lisbona, se il Governo Berlusconi, si impegnerà a mantenere l'incremento delle risorse riconosciuto alle Regioni nell'intesa sottoscritta dal Governo Prodi”. Anche per quell'impegno, a giudizio di Ronca, “è stato possibile incrementare fortemente i 6.111 posti asilo oggi disponibili che caratterizzano l'Umbria per la crescita uniforme di strutture educative, sia pubbliche che private, tali da collocare la nostra regione ai primi posti nel panorama nazionale”. Ronca ha fatto riferimento ai dieci progetti caratterizzanti del Piano mettendo in evidenza i primi risultati ottenuti dalla legge 30 del 2005. Ha poi parlato di “nuova sfida del Piano non solo sull'ampliamento dell'offerta, ma sulla qualificazione dell'intero sistema, da perseguire mediante l'accreditamento dei servizi. Il Piano, ha concluso Ronca, attentamente esaminato in Commissione e sottoposto ad un importante incontro partecipativo, è stato votato a maggioranza in Commissione, dopo alcune integrazioni apportate dalla Giunta”.Per MASSIMO MANTOVANI (FI-Pdl), RELATORE DI MINORANZA, “Si tratta di un atto importantissimo che attiene alla formazione umana. Per questo l'obiettivo di Lisbona deve essere considerato solo temporaneo, in quanto tutti i bambini devono poter usufruire del servizio asili. Abbiamo seri dubbi sulla possibilità che l'Umbria possa raggiungere il 33 per cento dei servizi necessari nel 2010, perché negli ultimi anni la crescita del pubblico è stata solo dell'uno per cento a fronte del 3 dei servizi privati. Si sono accumulati ritardi fin dagli anni '80. L'unica possibilità è di favorire anche in Umbria la tendenza nazionale verso la realizzazione di nuovi servizi privati che costano alla comunità il 50 per cento in meno. Non sto dicendo di chiudere le strutture pubbliche, ma di metterci in linea con il resto del Paese dove il privato è prevalente, in nome della sussidiarietà per la quale abbiamo votato una legge che non sembra decollare. Per favorire i servizi privati è però necessario cambiare il Regolamento di applicazione della Legge 30. Oggi alcuni parametri sono penalizzanti come è emerso in modo evidente dalle incessanti richieste poste da molte operatrici private in occasione della audizione a Palazzo Cesaroni. In Commissione avevamo proposto un ordine del giorno con precise richieste di modifica al Regolamento di attuazione della Legge 30. Non lo presentiamo per la promessa fatta dall'assessore Maria Prodi di promuovere una iniziativa della Giunta. Ci saremmo aspettati già oggi alcuni impegni in alcuni punti.

CONTENUTI DEL PIANO TRIENNALE PER L'INFANZIA Il Piano triennale 2008-2010 del sistema integrato dei servizi socio – educativi per la prima infanzia, ha come obiettivi dichiarati: realizzare un maggior numero di strutture, sia pubbliche che private; diversificare le tipologie dell'offerta; migliorarne la qualità con percorsi che portino all'accreditamento; sperimentare nuovi servizi, anche i termini di flessibilità per rispondere alle esigenze delle famiglie; consolidare le esperienze realizzate e sostenere le figura di coordinamento pedagogico unitamente alla formazione permanente degli operatori. Il tutto da conseguire nel triennio investendo quasi il doppio delle risorse, per un totale complessivo di 10 milioni e 344mila euro, con il preciso obiettivo di aumentare l'offerta di servizi dal 27,3 per cento attuale al 33 richiesto dai parametri comunitari fissati a Lisbona. Il Piano triennale che di fatto applica i principi della legge 30 del 2005, punta anche a conciliare tempi di vita e lavoro per ridurre la disoccupazione femminile derivata dalla difficoltà ad accudire i figli ed a garantire una adeguata formazione agli operatori. Alcuni dati del Piano, relativi ad una indagine Istat del 2005, dimostrano proprio l'incidenza negativa dell'evento parto sull'occupazione femminile. A livello nazionale, il 18,4 per cento delle neomamme con la nascita lascia, o perde, il proprio lavoro. Il fenomeno è di gran lunga più evidente (34 per cento) fra le donne poco scolarizzate, contro il 7,8 delle laureate. Le difficoltà principali nel conciliare occupazione e crescita del bambino, vengono imputate a: rigidità negli orari di lavoro, turni, occupazione serale o nel fine settimana. Per non rinunciare al lavoro dopo l'evento nascita, la gran parte delle giovani coppie, il 53,2 per cento, ricorre all'aiuto dei nonni; il 14,3 agli asili privati; il 13,5 a quelli pubblici 13,5; il 9,2 alla baby sitter. Solo il 7,3 dei bambini resta all'interno della famiglia con i genitori che continuano a lavorare. Sul fronte nascite, l'Umbria in controtendenza rispetto al dato nazionale nella fascia di età fino a 6 anni, ha avuto un incremento del tasso di fecondità negli anni 1995-2004; ma con una netta distinzione fra le donne umbre (solo 1,17 figli a testa), e quelle straniere più del doppio con il 2,57. Per questo negli ultimi anni è aumentata la popolazione da 0 a 3 anni, in modo più marcato nei piccoli comuni, con punte record a Costacciaro e Monteleone di Orvieto. l'Umbria che solo 20 anni fa affidava ai Comuni la realizzazione dei primi asili pubblici, pur in presenza di una domanda superiore all'offerta, oggi mette a disposizione dei 22.396 residenti, nella fascia di 0 – 3 anni, servizi dedicati all'infanzia per un totale di 6.111 posti complessivi (3.239 pubblici e 2.872 privati) così distribuiti: asili nido 4.651 posti; classi primavera 435; spazio gioco 382; centri bambine e bambini 342, centri bambini e famiglie 138.


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