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Usura in Umbria e a Roma, fermato giro di estorsione denaro

Luca Biribanti e Sara Cipriani

Si è conclusa da poco la conferenza stampa indetta dai Carabinieri di Terni, Commissariato di Amelia, per rendere pubblici i risultati di un'importante e lunga indagine portata a termine nella giornata di ieri, 11 Marzo. Oggetto dell'operazione denominata “Uomo Nero”, la repressione di un giro di usura messo in atto su tutto il territorio dell'Umbria e su Roma.
Gli indagati – Le misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Terni, su richiesta della procura della Repubblica, contengono 11 capi di imputazione, inerenti ad altrettanti episodi di usura contestati a 4 cittadini italiani: per i ternani F.G. e C.R., rispettivamente classe '38 e '47 sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per P.F. 40 anni di Roma, e per P.C.M. 56 anni di Foligno, è stato disposto il divieto di dimora e di ritorno nel comune di Terni.

L'indagine – parte dalla denuncia del proprietario di un negozio di Amelia, che nel 2008 si era trovato nella necessità di chiedere un prestito di 9 mila euro al sopracitato F.G. Nel giro di 2 anni, nonostante il rientro mensile del prestito, l'importo da restituire arriva ad un totale di 23 mila euro, raggiungendo un interesse complessivo del 72%. A questo punto, il titolare trova il coraggio di rivolgersi ai Carabinieri.

Partite le indagini, il quadro che si viene a comporre, sulla base di testimonianze e accertamenti patrimoniali, è però molto più complesso e articolato di quanto si potesse supporre in un primo momento. Dai dati raccolti, si riscontra infatti che molte altre attività commerciali sono prese nella rete dell'usura organizzata, a diversi livelli, dai quattro soggetti coinvolti:

A Terni – Diverse le attività irretite nella seconda città dell'Umbria: un ristoratore che aveva chiesto un prestito di 5 mila euro del 2011 ad un tasso di interesse del 5% mensile, un commerciante ambulante di abbigliamento che aveva chiesto 2.300 euro nel 2008 e ad oggi era arrivato a rimborsare 8.800 euro. Un panificatore che aveva ottenuto un primo prestito di 5.600 euro nel 2010, “rifinanziato” con altro 9.500 euro per poter pagare gli interessi sul precedente, e che a maggio 2012 era arrivato a pagare ulteriori 7.500 di interessi sulle somme ricevute.

In Umbria e a Roma – Ma l'attività di usura non si ferma alla sola città di San Valentino, toccando diverse altre città della regione con cifre anche più ingenti: a Perugia una piccola impresa artigiana e una ferramenta, a Todi e a Umbertide altri negozi di abbigliamento e accessori, a Foligno un'artigiano nel settore delle confezioni, fino ad arrivare a Roma sempre “in aiuto” di un'attività di commercio.

Il sistema – Ma quello che rende particolarmente interessante l'indagine è il collaudato sistema di “reclutamento” delle vittime. Non bastasse la deplorevole attività di usura, il principale indagato F.G. riusciva a tenere sotto controllo le sue vittime facendole diventare parte attiva della propria attività criminale, da cui il coinvolgimento degli altri tre soggetti. Il passaggio da vittima a “carnefice” avveniva sfruttanto la condizione di inferiorità psicologica e in cambio di ulteriori dilazioni di pagamento. Così i commercianti chiusi nella morsa del debito, quasi in un'organizzazione di marketing piramidale, si mettevano nella condizione di fornire nominativi o intercedere presso altre attività in difficoltà, pur di allentare la pressione dei pagamenti.

Per irretire le proprie vittime, la disponibilità era inizialmente massima, salvo poi imprigionarle in un circolo vizioso fatto di assegni non restituiti alla scadenza, nonostante la riscossione dei contanti, a copertura dei nuovi interessi che si stavano maturando, oppure di sostituzione di titoli con altri titoli sempre più ingenti a garanzia del crescente debito.

Attività investigativa – Per poter risalire a tutte le sopra citate attività di lucro illecito, la mole di documenti da vagliare è stato tanto e tale da dover affiancare un consulente tecnico della Procura della Repubblica all'attività già svolta dai Carabinieri. Questa collaborazione ha permesso di poter determinare le posizioni dei 4 indagati in funzione dei tassi di interesse applicati ai singoli episodi e alle rispettive vittime. I destinatari dei provvedimenti sono ora a disposizione della Procura della Repubblica e del GIP di Terni per il proseguimento del procedimento penale a loro carico.