Per titoli ed esami. E’ la formula di rito che indica i criteri con cui verranno valutati i candidati ad un concorso pubblico. E invece, i titoli dei temi erano arrivati in anticipo e false attestazioni sono state usate per coprire acredini e dissapori privati. Oggi, 29 settembre, è arrivata la condanna a tre anni a carico di Luigina Romani ordinario di patologia generale all’università di Perugia.
I titoli dei temi dati in anticipo alla candidata favorita. La docente, che si è sempre dichiarata innocente, era sotto inchiesta per aver preso parte alla commissione esaminante di un concorso pubblico per ricercatore di microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia, avvenuto nel 2008. Secondo la tesi del pm Giuseppe Petrazzini, ha dichiarato falsamente l’insussistenza di motivi di attrito con una delle candidate, con l’aggravante di aver compiuto il fatto per favorire un’altra candidata alla quale avrebbe fornito in anticipo gli argomenti della prova scritta, tra i quali sarebbe stato addirittura inserito un tema che, guarda caso, era lo stesso della tesi di laurea della candidata da favorire.
L’ennesima ombra sulla gestione dei concorsi pubblici nell’ambiente universitario. In questo caso secondo i giudici Mautone e Noviello e Volpe (a latere) che hanno sposato la tesi dell’accusa, la Romani in sede di commissione esaminante, ha discreditato la candidata oggi parte civile (unica ulteriore partecipante al concorso) in favore di colei che poi vinse il concorso, ottenendo, secondo l’accusa, un ingiusto vantaggio a discapito della concorrente. Il tutto in violazione del principio di imparzialità che dovrebbe contraddistinguere i membri della commissione, non solo, ma tacendo agli atri componenti la propria avversità (basata su rancori anche personali) con la “sfavorita” avrebbe anche “manipolato” il loro giudizio.
Durante le perquisizioni saltarono fuori i titoli dei temi in casa dell’altra candidata. Nelle perquisizioni effettuate proprio nella casa della candidata “favorita” gli inquirenti reperirono un foglio nel quale appunto erano segnati i titoli dei temi da svolgere durante la prova scritta del concorso. Evidentemente i giudici hanno ritenuto che a fornirli fosse stata proprio l’imputata. Un processo lungo, iniziato dopo che nel 2008 la professoressa ordinaria della facoltà di Microbiologia e Microbiologia clinica, è stata denunciata proprio dalla candidata Silvia Bellocchio e poi rinviata al giudizio che si è concluso oggi con la condanna a tre anni a al pagamento di una provvisionale di 20 mila euro proprio alla Bellocchio. Non resta quindi che attendere le motivazioni della sentenza alla quale quasi certamente la difesa dell’imputata vorrà opporsi in appello.