Continua serrato il dibattito politico tra M5S e Pd sul campus universitario di Terni. I pentastellati, tramite una nota, parlano di “schiaffo di Perugia a Terni” e di “arroganti sottomissioni decise dalla giunta Marini”. Secondo i consiglieri del M5S, infatti, sarebbero “Oltre 20 milioni di euro spesi dalla nostra comunità a vario titolo per l’implementazione ed il mantenimento del distretto Universitario Ternano, cifra a cui si devono sommare gli investimenti fatti sugli immobili concessi per svolgere tale funzione, soldi mai investiti non per un vero Polo Universitario ma solo per dei Corsi di Laurea, non essendoci Facoltà o Dipartimenti ma solo sedi didattiche decentrate.
Niente Università, strutture di ricerca o gruppi ricercatori, corrisponde nei fatti ad un mero decentramento didattico”.
Sempre secondo i pentastellati il campus ha già chiuso di prima di aprire e, oltre alla Giunta, nel mirino c’è anche l‘Adisu: “Grave e clamorosa è la retromarcia della Regione e di Adisu che annullano gli investimenti previsti dopo ben 7 anni di promesse – seguita la nota – ed in un momento di estrema difficoltà dell’università nel nostro territorio, la cosa non può che essere un vero colpo di grazia.
Il campus che doveva essere un’opera di rilancio , il Campus Universitario Ternano chiude ancor prima di aprire come se finora avessimo scherzato, ed ancora più grave il segnale di chiusura verso Terni a cui rimane un pleonastico tavolo tecnico al quale sarebbe chiamata a partecipare con Narni mentre ben sappiamo che le decisioni vengono prese altrove”.
I consiglieri puntano il dito sui quasi 7 milioni promessi dalla Regione a Terni e che rimarrebbero a Perugia: “Quindi la storia continua, perché i quasi sei milioni e 900 mila euro che la Regione aveva promesso per il campus vanno a farsi benedire, o meglio se li tengono a Perugia, e quindi ancora una volta, se Terni ha i soldi si fa, altrimenti non chiedere altrove.
Appena entrati in Consiglio comunale, come M5S presentammo noi stessi un atto di indirizzo con la nostra idea di Università, un Polo che superasse il consorzio per lo Sviluppo del Polo Universitario di Terni e desse vita ad una Fondazione autonoma con suoi dipartimenti, strutture di ricerca, direttivi nel territorio ed un suo patrimonio, basata sulla struttura portante la Federazione di Atenei, così come previsto dalla Legge Gelmini 30/12/2010 n°240, G.U. 14/01/2011, in modo tale da poter attivare corsi a carattere unico ed attrattivo con la collaborazione di altre Università Italiane ed Estere così da raggiungere una vera autonomia politica/economica, a promuovere centri, laboratori e gruppi di ricerca anche al di fuori dell’Università in modo da creare una maggiore integrazione Università/Ricerca con il territorio”.
Puntuale è arrivata la risposta del sindaco, Leopoldo Di Girolamo, che assciura: “Gli impegni assunti e gli investimenti previsti verranno confermati”.
Il primo cittadino aggiunge ulteriori dettagli: “Relativamente alla riorganizzazione del personale accademico in seguito alla Legge Gelmini è stato assunto l’impegno da parte della Regione di coprire con idonee risorse le necessità. Segnale positivo, questo, pur nella oggettiva difficoltà in cui versano attualmente gli Atenei. Anche per quanto riguarda le strategie da mettere in atto per mantenere un adeguato e degno futuro all’Università a Terni – prosegue il sindaco – confermo che c’è tutta l’intenzione di procedere in questa direzione. A tale proposito sarà istituita una cabina di regia politico-istituzionale composta da rappresentanti della Regione, degli Enti Locali, dell’Università di Perugia e dell’Adisu al fine di ipotizzare proposte da concretizzare ed adottare all’interno della Convenzione tra Università e Regione”.
La questione Campus – “Sul progetto Campus residenziale, nessun dietro front, ma una ponderata valutazione, attraverso la costituzione di un gruppo tecnico, che avrà il compito di valutare ipotesi alternative, in linea con le esigenze emerse a seguito della riorganizzazione dovuta all’applicazione della legge Gelmini e alla tempistica di attuazione. Possiamo, quindi, assicurare che le risorse regionali destinate a Terni non saranno girate ad altre sedi, così come ci proponiamo di utilizzare pienamente le risorse destinate dal Miur. Riguardo l’ipotesi della Fondazione di partecipazione come strumento nuovo di un progetto di più ampio respiro per il Polo ternano, manteniamo la ferma convinzione della sua validità come mezzo di sviluppo di studi e ricerca, ma al momento abbiamo registrato difficoltà da parte degli interlocutori. Metteremo tutto il nostro impegno e convinzione per mantenere valida la proposta e porla nuovamente all’attenzione cittadina e dell’Università”