Orvieto

Unitre Orvieto piange la scomparsa del M°Santo Vincenzo Ciconte

Occuparsi dell’UNITRE è per me, come per ognuno degli altri Consiglieri del Direttivo, un onore. La grande Famiglia che tutti insieme abbiamo costruito rappresenta una fonte di stimoli ed affetti, da vivere con serenità e gradevolezza. Un aspetto, però, mi risulta gravemente doloroso: quello del ricordo di chi ci precede all’Altra Vita.

Inizia così una nota stampa che del Presidente di Unitre Orvieto, Riccardo Cambri, che ricorda la figura del M° Santo Vincenzo Ciconte, da sempre vicino al sodalizio orvietano.

La notizia della scomparsa del Maestro Santo Vincenzo Ciconte ha ferito nel profondo tutti noi. Artista di livello eccelso e uomo ancor più – se possibile – elevato, Santo si è fatto amare per la misura e la delicatezza con cui si è posto di fronte al prossimo. Mite, schivo, riservato; per lui parlava, con straordinaria eloquenza, l’Arte che avevo dentro sé stesso e che egli desiderava condividere e confrontare col mondo.

Il suo contributo all’Unitre di Orvieto (interamente volontario e quindi gratuito, inutile precisarlo) è stato meraviglioso, e tale sarà ricordato in futuro. Un Maestro del suo valore ha lavorato, con irripetibile passione, nella piccola sede di Palazzo Simoncelli, circondato – anno dopo anno – da un numero crescente di allievi che letteralmente lo adoravano. Ad un certo momento, la sua classe aveva raggiunto un numero tale di iscritti che risultava quasi impossibile poter continuare le lezioni nei limitati metri quadrati a disposizione. Poche Unitre d’Italia hanno all’attivo un laboratorio di Scultura, nessuna di queste ne ha alla guida un Maestro del calibro di Santo.

In questi anni ho avuto il privilegio di parlare liberamente con lui; come mi è capitato ogni volta che ho incontrato sommi Maestri musicisti, ho tratto insegnamenti da quei colloqui.

Alcuni suoi concetti rimarranno vivi dentro di me. Descrisse una volta cosa significasse per lui lavorare la creta: le mani maneggiano la terra, la materia più povera e bistrattata, ma da essa possiamo tirare fuori il bello, creandolo noi stessi da quell’umilissima forma di partenza se sappiamo utilizzare la fantasia. Ed ancora… Lavorare insieme l’argilla – gli allievi tutti stretti fra loro attorno al tavolo unico – è un autentico esercizio di socialità; toccarsi, urtarsi, cedere qualche centimetro di spazio al collega che modella a mezzo metro da noi, vuol dire dare vita fattivamente ad una comunità, i cui componenti imparano ad interagire rispettando gli ambiti e i movimenti altrui. Ancora… Quella cosa (una creazione d’arte) può avere per me un significato, per te un altro, per un terzo magari nessuno; ma va bene così, tutti abbiamo il diritto di interpretare le forme secondo il nostro vissuto perché è questo (quello che siamo) ciò che viene fuori quando osserviamo l’opera moderna.

La sua carriera di Artista ha raggiunto traguardi eccellenti, commissioni importanti, premi vinti, riconoscimenti assegnati. Lui non ne parlava mai, neanche quando gli veniva chiesto esplicitamente. Mai conosciuto uomo più sobrio ed equilibrato.

Affrontava i suoi impegni con la medesima, intensa serietà; fossero la realizzazione di busti di personaggi da celebrare, o la regia degli spettacoli musicali dei giovani allievi della Scuola Comunale di Musica di Orvieto, o appunto l’elaborazione dei progetti annuali del laboratorio di scultura dell’Unitre, nella quale coinvolgeva direttamente i suoi studenti, ascoltandone attentamente idee ed intuizioni.

Da vari anni eravamo in attesa di una sala più ampia per il nostro laboratorio; avrebbe permesso di lavorare ad opere più imponenti e sarebbe stato di richiamo per un numero maggiore di appassionati. Santo sognava uno spazio che sarebbe potuto divenire un laboratorio creativo cittadino, anche multidisciplinare ed intergenerazionale. Purtroppo i tempi della burocrazia non sono quelli dell’intuito di un Artista, ed egli non ha avuto quella soddisfazione; meritatissima, per altro, e vitale per la nostra città.

Rimangono, fra i suoi tanti lavori di pregio, le realizzazioni del laboratorio di scultura Unitre, nelle quali è riconoscibilissima la sua impronta. Fra tutti, cito la splendida “Natività”, venuta alla luce nell’anno accademico 2014/2015; in essa (composta da poche immagini figurative: Maria, Giuseppe, Gesù e quattro angeli) ogni allievo ha modellato un elemento in un suggestivo quadro d’insieme orchestrato da Santo, il quale mirava nel suo insegnamento a creare unità d’intenti fra diversi talenti, più o meno capaci ma tutti pienamente valorizzati.

La Natività evidenzia un gioco di finito – non finito, tanto caro al Maestro Ciconte, ed è immersa in un contesto ambientale rappresentato da alcuni luoghi della nostra Orvieto. Chiedo, con rispetto, alla signora Sindaco Roberta Tardani di impegnarsi a trovare una sede adeguata a questa piccola ed intensa opera, che ben sublima la grandezza di Santo ed il suo impegno perché l’arte sia di tutti.

Grazie, Maestro Ciconte, per tutto quello che ci hai donato. E per quanto ci hai insegnato.