È di imminente realizzazione un eccezionale evento dell’Università delle Tre Età di Orvieto, curato personalmente dal presidente, maestro Riccardo Cambri, per celebrare uno dei più importanti scrittori e letterati di tutti i tempi: Fëdor Dostoevskij, di cui ricorre il bicentenario della nascita.
Giovedì 4 Novembre 2021, alle ore 17, sul canale ufficiale YouTube Unitre Orvieto sarà in diretta “Del bene e del male, omaggio a Fëdor Dostoevskij nel bicentenario della nascita”. Si tratta di un pomeriggio culturale di libera fruizione, coordinato ed introdotto dal vicepresidente Unitre Alberto Romizi, del quale saranno pregiati ospiti Natale Fioretto (Lingua Italiana e Traduzione dal Russo, Università per Stranieri di Perugia), Giancarlo Baffo (Filosofia Morale – Filosofia della Religione, Università degli Studi di Siena) e Giulio Scarpati (attore). È previsto anche uno spazio evocativo affidato alla Musica: verranno eseguiti tre lieder (Čajkovskij e Rachmaninov) dal soprano moscovita Irina Lavrina, accompagnata al pianoforte dal M° Riccardo Cambri. La direzione tecnica è affidata a Gabriele Anselmi.
L’evento, patrocinato dal Comune di Orvieto e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, ha ottenuto il patrocinio dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, a testimonianza dell’intrinseca qualità culturale. Varie classi dei licei orvietani (“Gualterio” e “Majorana”) hanno prenotato la partecipazione. Partners tecnici saranno la Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole” ed Engineering Digital Solutions.
Grande indagatore degli abissi dell’animo umano e creatore di affascinanti personaggi, tormentati e solitari, l’autore russo rivela caratteri così moderni da costituire un modello a cui si ispirerà la letteratura del Novecento, da Joyce a Woolf, da Svevo a Moravia, da Proust a Sartre. Dostoevskij è considerato inoltre precursore della Psicoanalisi di Freud, per il peso dell’inconscio che si riconosce in molti romanzi, primo tra i quali “Memorie dal sottosuolo”.
Tematica centrale e ricorrente delle sue opere è la convivenza, nell’uomo, del bene e del male ed il suo significato alla luce della religione, molto sentita dall’autore, i cui personaggi spesso sono un coacervo di bontà e crudeltà, intrecciate e pervasive da rendere difficile al lettore una completa definizione delle loro personalità.
Il famoso monologo di Ivàn Karamazov, che si interroga su come si possa conciliare la sofferenza dei bambini con l’esistenza di Dio, è la massima espressione dello sgomento dell’autore di fronte a questo mistero.
Altre volte, come ne “Il sosia” e soprattutto ne “L’idiota”, quando dipinge un uomo ingenuo, pio e depositario solo di buoni sentimenti, “kalòs kai agathòs” nel caso del principe Myskin, dotato di una bellezza esteriore ed interiore, ecco che sente la necessità di contrapporre a questa figura un alter ego malvagio, in cui raffigurare il male, quasi a voler riequilibrare le vicende della Vita.
La narrazione è incentrata sulla complessità dell’animo umano ma resta sintonizzata sempre sul contesto e sul reale in cui si muovono i personaggi; e a quella terra russa, descritta con intensa passione e minuziosa attenzione nei suoi accenti espressivi, tradizionali e politici.