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“Una vita a piedi nudi”, la storia ‘d’amore’ di Giorgio Tonato e la Ternana

Luca Biribanti

“Una vita a piedi nudi”, la storia ‘d’amore’ di Giorgio Tonato e la Ternana

L'incredibile vita dell'ex rossoverde, scomparso nel 2013
Sab, 29/09/2018 - 14:11

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Una storia che rischiava di essere lasciata all’oblio della memoria se, come succede spesso, il caso non ci avesse permesso di conoscere quella ‘vita a piedi nudi’ dell’ex giocatore della Ternana Giorgio Tonato.

Classe 1939, nato da una famiglia poverissima, sotto le ‘grinfie’ di un padre padrone che lascerà la moglie, il fratello maggiore quando Giorgio ero poco più di un ragazzino.

La sua famiglia si era ricavata una casa sotto la prabolica del vecchio stadio di Viale Brin e, fin da subito, Giorgio matura il sogno di essere un calciatore della Ternana. Ma i tempi sono difficili, e Giorgio è costretto a ‘lavorare’ come ‘scarichino’ (erano chiamati così coloro che si recavano allo scarico dei residui delle lavorazioni Ast per cercare qualche pezzo di ferro, rame o stagno da rivendere per guadagnare qualche soldo): un mondo sommerso, ma che ha caratterizzato gli anni 30 e 40 di Terni.

Era una lotta quotidiana con in mano una ‘cucchiara’ improvvisata per toccare un pezzo di ferro che avrebbe potuto garantire la sopravvivenza della giornata: chi toccava per primo il pezzo di ferro aveva il diritto di averlo, anche se questo rotolava lontano; se qualcuno osava impossarsene, erano botte. Un mondo popolato da personaggi quasi ‘leggendari’: uomini che con un braccio alzavano un quintale di ferro e mani nude, rovistavano nelle sostanze chimiche per cercare residui e catturare qualche metallo ‘prezioso’, per poi, la sera, curarsi le dita spaccate e sanguinanti.

A raccontarci la storia di Giorgio è il figlio Fabrizio, che ha perso il papà nel 2013 per una malattia improvvisa.

Dopo una giornata di lavoro, scalzo e con una canottiera buona per tutte le stagioni, Giorgio scavalcava la rete di recinzione dello stadio e, con una pallina da tennis, al buoi, calciava in porta e poi esultava sotto la curva sognando l’ovazione dei tifosi.

La guerra non sfiora l’esistenza di Giorgio, sempre trascorsa tra gli ‘scarichini’ e il ‘Capri’, il torrente che scorre dietro gli stabilimenti di Viale Brin, dove si lavava nudo, anche di inverno e pescava qualche pesce a mani nude.

Ma il sogno di diventare un calciatore continua ad animare il cuore del ragazzino che, poi adolescente, inizia a giocare con l’Unione Sportiva Terni. A 15 anni, per la prima volta in vita sua, indossa un paio di scarpini e subito sbalordisce tutti per la potenza del tiro, tanto che nessuno voleva mettersi in barriera durante gli allenamenti. Gli anni passati a piedi scalzi e a calciare la pallina da tennis, avevano forgiato il suo piede, che impressiona anche gli osservatori della Ternana.

Nel 1958/9 Tonato corona il suo sogno: veste la casacca rossoverde e diventa subito punto di riferimento per la squadra e idolo dei tifosi: ancora oggi detiene il record per essere stato l’unico calciatore rossoverde ad aver disputato le 34 partite consecutive del campionato 1959/60. Ma è tempo di partire militare e Giorgio è destinato a Gradisca D’Isonzo. È costretto ad allontanarsi da Terni, ma non dal pallone, e qui inizia un’altra straordinaria storia. Giorgio, sotto falso nome, inizia a giocare con la squadra di calcio locale, dove, da subito cattura l’attenzione di tutti. Lo cercano molte società, ma il giocatore ‘Cucca’ non esiste, questo è lo pseudonimo usato da Tonato per giocare sotto copertura.

Dopo altre due stagioni a Terni, Tonato viene ceduto, nonostante la sua contrarietà, al Foligno, ma rimarrà sempre uno dei quei giocatori impressi nel cuore e nella mente dei tifosi.

Il suo ultimo compleanno, a 74 anni, la ternana volle festeggiarlo al Liberati prima di una partita contro l’Empoli: “Lui non sapeva niente – racconta il figlio Fabriziolo convinsi a venire con me allo stadio. Mentre eravamo in curva nord con il mio club Roccarossovrrde gli dissi di scendere nel parterre a prendere un po’ di sole e, mentre eravamo li sotto, lo speaker dello stadio ha annunciato gli auguri con il presidente che è arrivato, con tutto il suo staff, indossando la maglia di mio padre. Lui non capiva cosa stesse succedendocontinua Fabriziofinché non è stato pronunciato il suo nome con il boato del pubblico e tanti applausi.

Era veramente commosso: il presidente gli ha regalato la maglia con il suo nome e tutti che scendevano a farsi foto e a mangiare una mega torta con la sua maglia impressa nel dolce. Finiti i festeggiamenti, lui viene vicino a me. prende la maglia e me la regala e mi dice ‘tienila tu’, come se sentisse che lui non l’avrebbe tenuta a lungo”.


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