Spoleto

Una targa in ricordo di Massimo Zuccaccia. Il dovere di Spoleto | Foto

Si è tenuta nei giorni scorsi la cerimonia di scopertura di una targa in ricordo del dottor Massimo Zuccaccia, stimato medico ospedaliero e direttore sanitario della Avis di Spoleto, scomparso il 29 dicembre 2021 e la cui “assenza” si fa ancora sentire tra quanti (e sono a dir poco centinaia) avevano avuto modo di conoscerlo e apprezzarne la incomparabile disponibilità, lo scrupolo nella diagnosi, la curiosità scientifica nell’affrontare sempre orizzonti scientifici nuovi.

Proprio nei locali dell’Avis, per iniziativa della presidente della onlus “Il Cigno”, Vanna Arzuffi, è stata così inaugurata una scultura che riproduce una goccia di sangue stilizzata, simboolo della donazione e di quella missione che Zuccaccia ha sempre perseguito.

Le Autorità presenti

A non mancare l’appuntamento, insieme al presidente dell’Avis Roberto Bastianelli e al Vice Sergio Grifoni che hanno fatto gli onori di casa, c’erano il Presidente del Consiglio comunale Marco Trippetti, il presidente della Fodazione CaRiSpo Dario Pompili, l’assessore Letizia Pesci, l’amico-collega di sempre Brunero Ministrini, l’ex sindaco Massimo Brunini che proprio a Zuccaccia affidò importanti deleghe in tema di salute nel corso del suo primo mandato, il collega Alberto Trippetti, gli amici Luicio Soldoni, Marcello Natali e Giovanni Martoglio.

A Grifoni il compito di ripercorrere la storia di collaborazione tra Massimo Zuccaccia, l’Avis di Spoleto e il Centro trasfusionale del “San Matteo degli Infermi” dove aveva prestato la sua opera per lungo tempo al fianco della dottoressa Antonella Esposito.

A seguire gli interventi dei protagonisti di questi anni della sanità spoletina che all’unisono hanno riconosciuto al dottor Zuccaccia l’incredibile passione per la medicina e ancor più per essere sempre al servizio gratuito di chiunque. Chi scrive è stato testimone decine e decine di volte di persone che, vedendo il medico seduto al bar Canasta o all’ex Garibaldi, si avvicinavano timidamente per chiedere un consiglio medico. Che se il dottor Zuccaccia avesse avuto la bacchetta magica avrebbe trasformato quel gazebo in un ambulatorio: essendo solo un Uomo, un Medico prestava così attenzione al racconto del paziente e senza batter ciglio apriva la borsa da cui spuntava il ricettario su cui prescriveva la cura. Per non contare di quanti bussavano direttamente alla sua porta di casa. Un medico che, fino alla fine della sua esistenza, ha mantenuto fede a quel giuramento d’Ippocrate fatto tanti anni prima quando uscì brillantemente dall’Università degli Studi di Perugia. Ma di questo parleremo a breve con un documento rimasto sconosciuto anche alla più stretta di amici.

L’abbraccio ai familiari di Massimo Zuccaccia

Alla scopertura c’erano la moglie Angela Canolla, ispiratrice del sogno medico che aveva accompagnato Zuccaccia (fino alla laurea ma anche nel prosieguo della brillante carriera), sempre riservata e dedita alla famiglia.

Con lei i figli Francesco, con i piccoli Edoardo Maria e Maria Vittoria, che ha scoperto la targa, e Maria Letizia che ha ricordato l’avventura professionale del papà e di come avesse saputo coniugarla con le attenzioni verso la famiglia: “ringrazio tutti, a cominciare dalla presidente Arzuffi, la struttura dell’Avis e tutti i presenti, anche quelli che non hanno potuto partecipare ma che ci hanno mandato un messaggio di sincera vicinanza, per mantenere viva l’opera di Papà, i vostri ricordi ci permetteranno di mantenere vivo il ricordo di questa giornata” le parole di Maria Letizia.

Al termine della cerimonia si è tenuto un piccolo rinfresco con una torta su cui era raffigurato un papillon, accessorio che il medico usava indossare. Uno per ogni giacca, come i medici di un tempo, nonostante la sua conoscenza fosse andata ben oltre il tempo. Ce lo confermò un incontro, al quale volle partecipassimo, al bar Garibaldi, con il professor Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, noto anatomopatologo e epidemiologo dei tumori, che era sceso fino a Spoleto per parlare con Zuccaccia del Dicloro acetato di sodio e dei risultati dati su alcuni pazienti.

L’attestato del professor Larizza, il gigante della medicina umbra

Zuccaccia sin da giovanissimo si era messo in luce per le sue capacità. C’è un documento, che forse meglio di ogni altro spiega chi fosse già prima e durante gli studi universitari, un attestato con tanto di bollo tondo del compianto professor Paolo Larizza, Ordinario di Clinica medica generale e Terapia medica dell’Università di Perugia cui è stata tempo fa dedicata l’Aula Magna della Facoltà per i grandi meriti conquistati nella ricerca medica.

Una sorta di referenze da cui traspaiono le capacità e le doti del dottor Zuccaccia: “Conosco il dottor Massimo Zuccaccia dal 1970 quando, giovane tecnico diplomato, iniziò l’attività presso la Clinica medica dell’Università di Perugia mostrando una particolare inclinazione nello studio delle tecniche biochimiche e istochimiche strettamente connesse con la patologia ematologica. La sua profonda conoscenza della chimica biologica e la sua vivace intelligenza hanno consentito la messa a punto di numerose e importanti metodiche per la caratterizzazione biochimica delle cellule normali e patologiche del sangue periferico e midollare, nello studio enzimatico dei leucociti e, recentemente, nella tipizzazione immunoistochimica di campioni midollari e linfonodali.

Gli anni spesi nella ricerca hanno stimolato il dottor Massimo Zuccaccia ad intraprendere gli studi medici fino al conseguimento, pur tra innumerevoli difficoltà legate alla intensa attività lavorativa, della Laurea in Medicina e Chirurgia. Da questo momento il suo contributo è diventato ancor più importante e incisiva tanto che la sua preziosa collaborazione figura quale coautore di alcune ricerche scientifiche pubblicate su qualificate riviste internazionali in cui il suo nome appare accanto a quelli dei più validi studiosi della Clinica. Nonostante questo non ha mai cessato di operare nel campo della cosiddetta routine di laboratorio contribuendo all’intensa ed onerosa attività diagnostica giornaliera sia ematologica che chimico-clinica. In circa 15 anni è diventato elemento importante nell’economia di lavoro nella Clinica Medica 1°. Pur comprendendo le ragioni umane per cui il dottor Zuccaccia aspira ad una sistemazione di lavoro più aderente alle sue capacità, mi rammarico profondamente di dover perdere un lavoratore così valoroso ed apprezzato. Perugia, 6 dicembre 1984”.

Il medico di tutti, il dovere della città verso Massimo Zuccaccia

Che Massimo Zuccaccia fosse perfetto seguace dell’insegnamento di Ippocrate lo confermò anche durante la legislatura del sindaco Fabrizio Cardarelli (2014-2017) il quale chiese ad alcuni medici, a cominciare proprio da Zuccaccia, di mettersi a disposizione di quanti non avessero mezzi per pagare le visite mediche. Un appello che fu ben presto raccolto colmando un “vuoto” verso i meno abbienti.

Per questo siamo convinti che la Città di Spoleto debba molto al Medico e all’Uomo e che sarebbe auspicabile che, maturati i tempi previsti da legislatore, gli venisse intitolata una via o una piazza. Un tributo a chi, lasciando l’amata Perugia per costruire qui la sua famiglia e professione, non si è mai dimenticato degli altri, che non ha mai abbandonato chi gli fosse anche solo passato vicino di sfuggita.

© Riproduzione riservata