Cronaca

Una poesia per David, il ricordo a quattro anni dal drammatico omicidio

Quattro anni senza David Raggi, un vuoto e una ferita che non possono rimarginare. Era il 2015, una serata tranquilla nel centro storico di Terni; il giovane ternano, fuori da un locale a piazza dell’Olmo con i suoi amici è stato raggiunto da un fendente mortale alla gola, scagliato da un cittadino straniero clandestino ubriaco, irregolare sul territorio nazionale.

Nella giornata di ieri è arrivata la sentenza “inattesa” della seconda sezione del Tribunale civile di Roma che ha stabilito un risarcimento “elemosina” – così considerato dalla famiglia e dell’avvocato Massimo Proietti – sul quale non è pero finita la battaglia legale con il ricorso nl appello che il legale sta formalizzando.

Nella serata di ieri, un cittadino anonimo, forse un amico di David, si è recato sul luogo del delitto e ha affisso ad un albero una poesia dedicata al ricordo di David Raggi:

Della tua città alla folla quella sera ti presentasti,
facendo chiamar più volte il tuo nome,

verso più volte detto in quello slargo
così piccolo che nessuno l’avrebbe detto abbastanza
per proporti sulla bocca di tutti;
così allegro, che nessuno illuderebbe d’esser luogo di pace.

Chiamasti un destino dal nome straniero
per un insolito cambio fare:
lui ti prese le ventisette estati che sul tuo viso avevano trovato giugno
e ti diede a quattro inverni.

A lasciarti su labile carta
ci pensò un fiato gelido,
che ti levò sopra la sicurezza
del riparo contro il ghiaccio del momento.

Apprezzato com’eri,
decidesti di dar il colore a quelle pietre,
dalle quali ora nascono fiori e pianti.

silenzioso com’eri,
volesti andare senza fiatare,
stesso sentire che la tua immagine lascia negli occhi dei cari.

E una gola si spaventò di far diversamente,
le mancò l’aria per chiamarti ancora una volta,
le voci di tutti ebbero paura di venire alle tue orecchie.

Rimase solo uno sconfitto senso,
una stinta mossa rifugiatasi in una scena muta.

Così, nel chiassoso buio della sera,
venisti corrotto da un sonno profondo.

Tanto grande è il tuo ricordo
che il peso ti negò ‘l posto fra pagine coperte;
allora t’adocchiò la prima,
tu, corteggiato,
cedesti alle lusinghe delle sue righe.

Fu a quel tempo che t’avvicinò la prima,
menzognera promessa alla quale, sognante, ti dai ancora.