Quella che per i cacciatori è tradizionalmente una giornata di festa tanto attesa, la preapertura che dà il via alla nuova stagione venatoria, si è rivelata una data dell’amarezza e dei rimpianti, alla luce del decreto con cui il Tar dell’Umbria – come fatto in altre regioni – ha accolto l’istanza contenuta nel ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste per evitare il prelievo della tortora.
Con il piccione terraiolo già tolto dall’Assessorato, dopo il parere negativo di Ispra, i cacciatori umbri hanno potuto cacciare solo cornacchia grigia, gazza e ghiandaia. Specie non certo consone per un “succulento” pasto di cacciagione.
Molti cacciatori, delusi per la bocciatura della tortora, hanno preferito rinunciare. Altri di buon’ora hanno comunque raggiunto l’appostamento fisso, dove hanno cacciato per qualche ora le specie consentite. Un po’ per il gusto di tornare a sparare, dopo mesi di inattività. Altri per senso di responsabilità, per regolare specie che, al di là dei dati incompleti sui danni, stanno provocando danni nelle campagne, secondo quanto lamentato dagli agricoltori.
In Umbria il rammarico è ancora maggiore, visto anche il Calendario venatorio stilato in alcune regioni limitrofe, con più giornate di preapertura e più specie a disposizione. Una situazione che, comprensibilmente, ha creato malumori tra i cacciatori e un conseguente nervosismo anche tra le associazioni venatorie. Che pure sono chiamate, nell’udienza del 24 settembre innanzi al collegio del Tar, a difendere il Calendario venatorio di fronte alla contestazione fatta dagli ambientalisti della data di chiusura per turdidi, uccelli acquatici e beccaccia.