C’è anche un folignate nel cuore di Amatrice, o forse sarebbe meglio dire tra le macerie di quel poco che ormai ne resta.
Un ragazzo che, scavando notte e giorno con le proprie mani, sprezzante del pericolo costante ed incombente, ha dovuto persino estrarre dalle rovine alcune vittime del terremoto, tra le quali, purtroppo, anche ragazzi e bambini piccoli.
E’ un racconto triste, una testimonianza davvero tragica, ma questa purtroppo è la dura realtà di una sciagura dagli scenari apocalittici. A raccontarcela, con profonda commozione ed altrettanto coraggio, è il folignate Adriano Lorenzini, comandante del complesso Brigata Granatieri di Sardegna, che è stato subito inviato nell’epicentro del violento sisma, sin dalla mattina di mercoledì 24 agosto, col primo reggimento Granatieri di Sardegna VI reggimento Genio di Roma.
“Sono già stato in missione sia nel Kosovo che in Afghanistan – ci fa sapere Lorenzini – ma quello che stiamo vivendo qui ad Amatrice colpisce veramente al cuore e all’anima, abbiamo difronte agli occhi scene di distruzione e morte indescrivibili”.
Quando il terremoto del 1997 flagellò Foligno, Adriano era ancora un bambino di appena dodici anni. Oggi imbraccia pale, picconi e trancia fili, lavorando ininterrottamente ore ed ore per liberare le strade delle frazioni di Amatrice da massi e detriti, per scongiurare l’isolamento e consentire l’arrivo di uomini e mezzi.
“Stiamo lavorando a mano, sotto il sole cocente d’agosto, spesso arrivano nuove scosse e allora ci si rimbocca di nuovo le maniche e si ricomincia tutto da capo – spiega Lorenzini – l’altro giorno mentre stavamo operando ci è crollata sopra la parete di una casa, e l’abbiamo schivata giusto in tempo”.
Per gli strani casi della vita, ecco però che l’esperienza del sisma ’97 è tornata utile e preziosa ad Adriano.
“In effetti – rileva – avendo già provato direttamente sulla mia pelle cosa significa convivere con il terremoto, rispetto ai miei colleghi ho una prontezza in più, sia nell’avvertire le scosse che nella capacità di reagire e non perdere il controllo”.
Sensibilità che fa la differenza anche nei rapporti umani, quanto mai fondamentali. “Quando parlo con questa gente e la guardo negli occhi, specialmente con gli anziani, io posso davvero capire che cosa stanno provando – conferma Lorenzini – ed ecco allora che tra noi scatta subito una speciale sintonia. Cerco di dargli speranza come posso, dicendogli che adesso Foligno e le sue frazioni sono risorte più belle di prima, e forti come non mai, e soprattutto che adesso la nostra gente, pur avendo affrontato mille disagi, è finalmente tornare a vivere serena in casa propria”.
Chi riesce ad alleviare una sofferenza, chi mette a rischio la propria incolumità e lo fa con il cuore, è comunque un eroe.