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Un Cie a Perugia, vivo il dibattito per il centro di espulsione

Resta vivo nonostante la “pausa” estiva a Perugia il dibattito relativo alla creazione di un Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e di un consolato tunisino in città, come strumenti di contrasto ai problemi della sicurezza e della droga del capoluogo umbro.

“Tra pochi giorni avremo un incontro con il sindaco sulla questione”, ha detto a TO® Massimo Pici, il segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp, che esattamente un mese fa ha lanciato la proposta insieme al segretario Cisl Antonio Cascianelli. Secondo Pici, “nel dibattito che è sorto dopo la nostra proposta, le risposte non sono state sempre attinenti. Qualcuno ha risposto di essere contro la ghettizzazione degli stranieri, cosa che ovviamente è fuori da ogni nostro proposito. Noi vogliamo solo colpire gli spacciatori, non pensiamo proprio alla gente che lavora”.

In realtà nelle settimane successive alla proposta dell'istituzione di un Cie a Perugia, il dibattito è stato quantomai vivo, complice il ruolo attivo di alcune testate di informazione che hanno dato voce e sostegno all'idea. Sebbene non ci sia stato alcun “si” ufficiale tra le forze politiche comunali e regionali, né tra le fila di maggioranza, né tra quelle di opposizione, le aperture alla proposta sono state bipartisan.

Oltre all'incontro con Pici e Cascianelli in programma i prossimi giorni, il sindaco Boccali ha detto in un'intervista che quello del Cie può essere un argomento al centro delle trattative con il ministero dell'Interno, per aumentare le forze nel contrasto alla droga in città. Boccali, inoltre, ha preferito non rispondere pubblicamente ad un'interpellanza in proposito -a firma del consigliere Pdl Fronduti- nel question time in consiglio comunale di lunedì, nonostante si trovasse a poche stanze dalla sala consiliare. L'interrogazione chiedeva proprio quali misure intendesse adottare l'amministrazione per far fronte all'”emergenza immigrazione”.

Secondo alcune indiscrezioni, il Partito Democratico, che pochi giorni fa ha convocato una conferenza stampa per criticare la detenzione a 18 mesi dei clandestini nei Cie italiani voluta dal ministro Maroni, sarebbe in procinto di inserire un dibattito sull'apertura di un Cie nella prossima festa democratica locale, su iniziativa del consigliere comunale Nicola Mariuccini.

Quanto all'opposizione, i consiglieri comunali si dividono tra chi “teme la ghettizzazione” e le “tensioni” di un Cie, come Giuseppe Sbrenna, e chi, come Fronduti, pensa che a Perugia “servano iniziative concrete”.

Un centro per il Centro Italia – “La maggior parte dei pusher che arrestiamo sono clandestini. L'unico modo che conosciamo per toglierli dalle nostre strade è fare un centro, per aspettare che arrivino i documenti e poi rimandarli ai rispettivi paesi”, ha detto Pici, spiegando la propria proposta. Secondo il segretario Siulp, i clandestini che non vengono colti in flagrante sono tutti di fatto rilasciati immediatamente non essendo possibile tenerli in questura troppi giorni, mentre già oggi in alcuni casi gli irregolari di Perugia vengono portati nei Cie di altri territori. E' il caso ad esempio dell'ormai famoso “ladro delle collanine” di Fontivegge, portato al Cie di Roma. “All'inizio i vari centri avevano dato la disponibilità solo per portarlo a Bari. Di sabato pomeriggio quattro persone avrebbero dovuto partire da Perugia per andare a Bari e accompagnarlo e tornare dopo ore”. Secondo Pici, “Pochissimi vengono portati negli altri Cie, perché non ci danno posti. In teoria dovrebbero andarci tutti. Visto che tra Modena e Roma non ci sono altri centri, non troviamo mai posto. Si potrebbe fare un centro interregionale, per noi, la Toscana e l'Umbria”.

Francesco de Augustinis