Diego Damis, umbro di 41 anni (era nato ad Assisi ed ha vissuto a Perugia), è stato accoltellato a morte a Kenwood (Chicago), negli Stati Uniti, dove lavorava come barista.
L’omicidio è avvenuto venerdì 25 febbraio, ma la notizia è rimbalzata dai media statunitensi martedì mattina.
Sono in corso le indagini da parte della polizia di Chicago. Secondo quanto emerso finora, Diego Damis è stato affrontato da una o più persone all’alba di venerdì, mentre tornava a casa dal lavoro, nel blocco 4900 di South Greenwood, sembra per una rapina. Forse ha provato a reagire. Il giovane perugino è stato raggiunto da più coltellate. Inutili i soccorsi dei medici del Medical Center dell’Università di Chicago.
Come riporta il Chicago Sun Times – Denis, quando è stato ritrovato agonizzante, nono aveva più con sé il portafogli.
Diego Damis lascia i suoi fratelli – Laura Damis, Andrea Damis e Claudia D’Amico – e sua madre, Rosa Bejar.
Diego Damis era arrivato negli Stati Uniti nel 2015. Aveva trovato da poco lavoro come barista in un locale di Chicago, il The Cove Lounge in Hyde Park, che frequentava da tempo. “Dove si sentiva a casa” ricorda il suo amico e collega Sonnie Kireta.
Ma negli Stati Uniti coltivava anche la sua passione per la musica (suonava il sassofono) e la pittura.
“Non meritava di morire in quel modo” ha detto al Chicago Sun Times sua sorella Claudia D’Amico, di 22 anni, che vive in un altro stato. Diego era stato aiutato dalla comunità locale e lui aveva fatto altrettanto, servendo anche piatti della cucina italiana. Anche per questo era diventato presto amico di tutti nella zona. “Era un altruista” dice ancora la sorella.
La sorella e la madre pare che lo avessero invitato più volte a farsi dare un passaggio per tornare a casa quando usciva dal lavoro, vista l’ora, ma a lui piaceva camminare per la città. Nel blocco 4900 di South Greenwood, poco lontano da dove hanno una casa gli Obama, Diego è stato affrontato e ucciso.
Al The Cove Lounge la notizia della sua morte ha sconvolto i colleghi e gli amici. Domenica nel bar si è tenuta una commemorazione, con il ricavato devoluto alla famiglia della vittima.
“Era una di quelle personalità che hanno reso Hyde Park quello che è“, le parole di Gerald Cook, un amico di lunga data. “Ha sicuramente abbracciato Hyde Park e Chicago – ha detto ancora – ed è stato divertente stargli vicino mentre esplorava questo mondo che era ancora nuovo per lui“.