Protocollo tra Trasimeno, Orvietano, Valdichiana e Val d'Orcia per migliorare le infrastrutture viarie ed energetiche con l'apporto delle Università
Umbria – Toscana, alleanza tra quattro territori “di confine”: il Trasimeno, l’Orvietano, la Valdichiama e la Val d’Orcia.
Siglato l’accordo di partnership tra il Patto Territoriale Interregionale V.A.T.O. (Valdichiana Amiata-Valdorcia Trasimeno Orvietano), la Regione Toscana e la Regione Umbria per la “Definizione di un programma strategico di rigenerazione e infrastrutturazione territoriale dell’area interregionale Valdichiana Amiata-Valdorcia Trasimeno Orvietano”. Con l’obiettivo, attraverso l’implementazione della collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia e il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università degli Studi di Siena, di creare una sorta di “laboratorio sperimentale interregionale per la ricerca e l’innovazione” dove elaborare un modello di sviluppo sostenibile nell’ambito della riqualificazione territoriale con particolare attenzione al superamento delle criticità come quelle di carattere ambientale, infrastrutturale, energetico comprese quelle inerenti il processo di spopolamento sia delle aree urbane sia di quelle del tessuto economico-produttivo.
Un protocollo d’intesa frutto di un lavoro durato mesi da parte di una moltitudine di soggetti pubblici e privati dell’area interregionale Valdichiana, Amiata-Valdorcia, Trasimeno e Orvietano, un’area vasta di un’estensione territoriale di 3mila 450 kmq e con una popolazione residente di 225mila abitanti.
Le infrastrutture
Altro punto cardine del protocollo d’intesa la riqualificazione infrastrutturale sulla rete ferroviaria e stradale di interesse dell’area, attraverso lo sviluppo di interventi infrastrutturali sostenibili, resilienti e accessibili che garantiscano una riorganizzazione complessiva della mobilità di interconnessione, con l’obiettivo di realizzare una rete capillare di servizi di collegamento “tra centro e periferia” interrompendo quel processo di marginalizzazione a cui sono sottoposti i territori più lontani dai principali nodi ferroviari e autostradali dell’area interregionale V.A.T.O. Tra le proposte di intervento urgenti “legate a programmazioni pregresse mai messe in pratica” ci sono la valorizzazione e la tutela delle principali stazioni ferroviarie che ricadono all’interno dell’area vasta del Patto Territoriale, oltre ai “raccordi” autostradali di Orvieto, Fabro, Chiusi/Chianciano Terme e Bettolle (Sinalunga), e il potenziamento/raddoppio della ferrovia Perugia-Terontola- Chiusi.
Sempre in tema di mobilità, tra le attività prioritarie individuate nel Protocollo d’intesa non poteva mancare il ‘progetto Alta Velocità’. “Il raccordo con l’alta velocità – si legge nel Protocollo – può rappresentare il completamento strategico di un radicale processo di riorganizzazione della mobilità a cavallo delle due regioni, in grado di garantire servizi moderni e innovativi ad un vasto bacino di utenza interregionale; un intervento infrastrutturale interconnesso con tutti gli altri sistemi di ‘mobilità interna’ dell’area interregionale Valdichiana, Amiata-Valdorcia Trasimeno e Orvietano, (come la linea Roma/Firenze, le linee locali Chiusi/Siena, Perugia/Terontola e Sinalunga/Arezzo, oltre ai servizi di collegamento e trasporto pubblico su gomma); una stazione geograficamente baricentrica tra Roma e Firenze e a servizio di un contesto territoriale caratterizzato da unicità naturalistiche e ambientali riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, da beni storici, archeologici e architettonici straordinari, centri storici e borghi tra i più belli d’Italia, da centri termali e da eccellenze agroalimentari di grande richiamo culturale, turistico e religioso”.
In attesa della definitiva programmazione e conseguente realizzazione della stazione Alta Velocità, specifica il Protocollo, è “opportuno mantenere in funzione il collegamento/raccordo con l’alta velocità rappresentato dalle fermate del FrecciaRossa alla stazione di Chiusi-Chianciano Terme, anche con l’obiettivo di non disperdere la sperimentazione di un servizio di interesse di area adottato in questi ultimi anni, evitando agli utenti di un bacino interregionale di recarsi a Firenze per accedere ai collegamenti verso Nord o a Roma per i collegamenti verso Sud”.
Da rilevare anche il piano per l’implementazione della progettazione e delle strategie sulla produzione di energie rinnovabili nell’ambito dell’area VATO (viste le citate esperienze Wood 4 Green Umbria e Green Communities) attraverso i modelli dell’Hub sul materiale ‘legno’ e della valorizzazione del patrimonio forestale elaborati dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia.
Come anche il completamento della rete ciclopedonale interregionale come il Sentiero della Bonifica sull’asse Arezzo/Chiusi/Orvieto (coincidente con il Progetto Europeo Ciclovia del Sole), la Via Francigena e il percorso Circumlacuale del Lago Trasimeno e dei Laghi di Chiusi e Montepulciano, attraverso opere infrastrutturali di raccordo e integrazione con le stazioni ferroviarie e di interscambio con servizi di mobilità su gomma.