Politici, dirigenti e amministratori di Umbria Mobilità hanno agito nell’interesse pubblico, tutelando i “diritti fondamentali”. In 87 pagine la sezione umbra della Corte dei Conti spiega perché non si può chiedere un danno erariale (che era stato stimato in 44 milioni di euro) ai 45 politici e dirigenti (di Regione e Provincia di Perugia) e amministratori di Umbria Mobilità chiamati a rispondere dei contributi erogati dopo il 2012 per ripianare le casse dell’azienda di trasporto.
E il perché dell’assoluzione viene spiegato a pagina 66 delle motivazioni depositate: “tali apporti finanziari contribuirono alla prosecuzione di un servizio essenziale quale quello del trasporto pubblico locale, attraverso il quale trovano attuazione fondamentali diritti (alla libertà di circolazione, alla mobilità, alla salute e via dicendo), tutelati sia dalla Carta costituzionale che dall’Ordinamento europeo”. Insomma, quei 44 milioni (all’aumento di capitale per 5 milioni vanno aggiunti i 17 milioni di finanziamenti erogati ed il prestito da 3,6 milioni da parte della Provincia) non furono soldi pubblici buttati, ma spesi per consentire la prosecuzione di un servizio fondamentale, quello del trasporto, tutelato in sede nazionale ed europea.
Soldi pubblici che dunque sono stati spesi per una finalità pubblica. Anzi, a questo punto è il pubblico che deve risarcire amministratori e dipendenti pubblici che erano finiti sul banco degli imputati della magistratura contabile, con somme per le spese legali che vanno da 800 a 3.500 euro, più il 5 per cento per le spese generali, oltre Iva.
Esulta il Pd umbro
“Con il prestito a Umbria Mobilità le istituzioni provinciale e regionale hanno salvato il trasporto pubblico in Umbria, un servizio essenziale e che garantisce la tutela di diritti fondamentali”. Così, in una nota, dopo la pubblicazione della sentenza della Corte dei conti, la reggenza del Pd umbro.
“Nessun danno erariale, nessuna finalità diversa dalla difesa dell’interesse generale, nessuna condotta che non sia stata improntata alla correttezza e alla ragionevolezza. Con la sentenza di oggi – prosegue la nota – la Corte dei Conti porta finalmente un elemento di chiarezza in una vicenda complessa e se da un lato rende ragione delle scelte e dell’operato degli amministratori pubblici coinvolti, dall’altro lascia un velo di amarezza per gli strascichi dei tanti, troppi, atteggiamenti giustizialisti e forcaioli che in più di un’occasione hanno superato i limiti del buon senso. L’auspicio – conclude il Pd umbro – è che si possa velocemente ristabilire la dignità di quanti hanno visto messa in discussione la propria buona fede e che con un contributo determinato, in termini di equilibrio e responsabilità, da parte di tutti, in primo luogo di quanti ricoprono incarichi istituzionali, si possa smettere di avvelenare un clima di odio sociale già fortemente compromesso”.