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Umbria Mobilità: la Cgil ribadisce il no ad una privatizzazione a qualsiasi costo

Mettere in campo tutte le azioni possibili per risanare Umbria Mobilità, difendendone la competitività (che è molto elevata) e il ruolo strategico, all'interno del perimetro pubblico, perché esso è garanzia del diritto alla mobilità dei cittadini umbri, anche in quelle zone dove la convenienza del servizio non è assicurata.

Se però nei prossimi mesi (non meno di 6-7 quelli necessari) si dimostrasse inevitabile – per la salvezza dell'azienda unica, dei livelli occupazionali e dei servizi – un ingresso di soggetti privati, allora il sindacato e la Cgil in particolare dovranno essere protagonisti delle scelte che saranno effettuate, per salvaguardare l'uniformità del servizio sul territorio, l'integrità delle varie attività in essere, i livelli occupazionali, le retribuzioni e i diritti dei lavoratori derivanti dagli accordi raggiunti nel corso degli anni.

E' questa la posizione della Cgil e della Filt Cgil dell'Umbria che stamattina hanno tenuto una conferenza stampa sugli ultimi sviluppi della delicata vertenza sull'azienda unica del trasporto regionale. Cristiano Tardioli, segretario generale della Filt e Mario Bravi, segretario generale della Cgil regionale, accompagnati da Vasco Cajarelli (Cgil regionale), Attilio Romanelli (Cgil Terni) e Mauro Moriconi (Cgil Perugia), hanno ribadito la posizione del primo sindacato umbro, che è quella di verificare tutte le possibilità per la permanenza di Umbria mobilità in mano pubbliche. In particolare, secondo la Cgil è opportuno verificare l'effetto dello sblocco dei crediti romani, la revisione dei corrispettivi (costo al chilometro del servizio), la rimodulazione del sistema tariffario (puntando a un sistema unico regionale), la razionalizzazione dei servizi (eliminazione delle sovrapposizioni), il taglio degli sprechi, a partire dalle controllate non attinenti al core business (ma valorizzando quelle invece utili, come Umbria Coach), il taglio delle consulenze/collaborazioni esterne.

Questo insieme di interventi può, secondo il sindacato, rimettere in piedi l'azienda. Solo se questa strada si rivelasse davvero impraticabile (“dovranno dimostrarcelo”, ha detto Tardioli) allora la Cgil si renderà disponibile e anzi pretenderà di contrattare un eventuale ingresso di privati, ma secondo un modello che non può essere, ad esempio, quello adottato a Firenze (vendita in blocco di Ataf).

“Umbria mobilità, anche nell'ipotesi di un ingresso di qualche socio privato, deve rimanere in ambito pubblico, non ora, ma per sempre”, ha spiegato ancora Tardioli. Quindi, il pubblico dovrà comunque mantenere una quota rilevante, perché questo offre “determinate garanzie”. Al contrario, una “privatizzazione selvaggia”, ha aggiunto Bravi, “lascerebbe inevitabilmente tanti cittadini delle aree più isolate della regione, senza diritto alla mobilità”.
Non indifferente sarà poi la selezione dell'eventuale soggetto privato, o meglio, partner industriale, che dovesse entrare in Umbria mobilità. Per la Cgil, infatti, c'è grande differenza tra una società di diritto privato, ma con capitale pubblico, quale è ad esempio Trenitalia, con la sua controllata Busitalia, rispetto ad altri soggetti privati italiani o, peggio ancora, a grandi gruppi stranieri che hanno lasciato dolorose ferite in altre esperienze passate in giro per l'Italia.
Un passaggio specifico è stato poi riservato dalla Cgil al ruolo svolto, anzi, non svolto, dal sistema creditizio. “Le banche, che attraverso l'Abi hanno sottoscritto un Patto regionale impegnandosi a sostenere il sistema produttivo umbro – hanno sottolineato i rappresentanti del sindacato – non possono voltare le spalle ad un'azienda pubblica di fondamentale importanza per il sistema Umbria quale è l'azienda regionale dei trasporti”.
In conclusione il segretario Bravi ha annunciato l'intenzione della Cgil di dar vita entro la prima metà del mese di maggio ad una grande iniziativa pubblica, “non un semplice convegno”, all'interno della quale presentare un “piano industriale” per Umbria Mobilità e più in generale un'idea nuova per le politiche della mobilità in Umbria.

Cgil regionale Umbria