Sara Cipriani
“I beni culturali sono uno strumento formidabile di crescita, anche economica, e la loro valorizzazione è un diritto di tutti i cittadini. Per riuscirci, dobbiamo cambiare alcune regole fondamentali” Sono chiare, forti e ben scandite le parole del Sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, pronunciate in occasione di Umbria Libri 2013.
L'intervento del sottosegretario è l'ultimo in ordine di tempo, nella scaletta de “Il futuro delle politiche per i beni culturali tra pubblico e privato” organizzato a cura della Fondazione Fitzcarraldo, ma di sicuro il più incisivo. La macchina burocratica è troppo complicata “non favorisce la pluralità di soggetti”, tanto per restare sull'argomento del giorno, ossia l'interazione tra pubblico e privato con finalità di conservazione, promozione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale italiano. Economicamente parlando, continua il sottosegretario “lo Stato da solo non ce la può fare, fra due anni chiuderemo i musei per mancanza di fondi, dobbiamo creare dinamiche di collaborazione e creare una rete tra Pubblica Amministrazione centrale, enti locali, terzo settore e soggetti privati”.
Le Fondazioni – Non solo considerazioni e buoni propositi, quelle di oggi alla Sala dei Notari, ma numeri, proiezioni e progetti in divenire. Non bisogna andare molto lontano, a sentire il presidente della Fondazione Fitzcarraldo Ugo Bacchella: basta osservare quello che accade da qualche decennio nel resto d'Europa in cui soggetti privati collaborano o addirittura si sostituiscono al pubblico per preservare e promuovere la cultura e il patrimonio artistico.
Ma alcuni esempi di sinergia pubblico privato sta sorgendo anche sull'orizzonte italiano. A raccontare cosa sta accadendo e le nuove interpretazioni di mecenatismo culturale è Giuliano Segre, presidente della Fondazione Venezia. Dopo un breve riepilogo dei numeri:
che offrono uno spaccato delle potenzialità di ricaduta che le Fondazioni hanno sulla promozione del territorio, il presidente Segre propone una nuova forma di collaborazione: non più semplici erogazioni “a fondo perduto” tanto per intenderci, ma un vero investimento nei progetti finanziati. Questo è il MRI – Mission Related Investement – ossia “Investimenti di capitale che puntano ad ottenere lo stesso scopo delle erogazioni, ma con interventi diretti”. Fondi investiti in progetti che presuppongono un ROI, un ritorno, per creare una redditività da re-investire. Alcuni progetti di questo tipo sono già partiti in Italia, con questo presupposto, anche se ancora alle prime fasi di realizzazione.
Gli enti locali – All'interessante tavolo di discussione, coordinato da Marino Sinibaldi direttore Rai Radio 3, non poteva mancare chi la cultura la cura e la promuove in Umbria e nel capoluogo. Breve, ma chiarificatore, rispetto al dibattito, l'intervento dell'assessore alla Cultura del comune di Perugia, Andrea Cernicchi. L'amministratore ha voluto portare la testimonianza di come la città di Perugia abbia già messo in atto politiche di sinergie tra varie espressioni imprenditoriali e pubbliche del territorio. Un esempio su tutti Palazzo della Penna: non un semplice restauro, ma una nuova interpretazione dello spazio culturale e del bene architettonico. Un palazzo riportato a nuova vita per uso sia pubblico – sede di due assessorati – che privato – bar e ristorante interno, luogo di esposizioni mostre d'arte, eventi e promozione del territorio. Un ottimo esempio di sinergia che non solo mantiene e promuove, ma crea valore aggiunto: 13 le persone assunte dall'apertura del centro di cultura contemporanea.
Proprio da Palazzo della Penna parte l'intervento dell'assessore regionale alla cultura, Fabrizio Bracco, tornando sul concetto di investimento privato e mecenatismo, che fin qui ha puntato l'attenzione su interventi spot e mirati.Iinterventi, su Perugia, come quello sulla Fontana Maggiore o quello in atto sull'Arco Etrusco. Ma non è sufficiente: è la gestione quotidiana che ha bisogno di sostegno. La manutenzione e la valorizzazione del patrimonio. Va dunque trovata una nuova forma di interlocuzione tra privato, territorio e enti. Un lavoro “in collaborazione e non in conlitto” affinché le azioni concordate si trasformino in “sviluppo e non in declino”.