Carlo Vantaggioli
“Io c'ero”. Ed ogni volta che accade è sempre una emozione non facilmente descrivibile. Capita nella vita di tutti di essere parte di un evento di particolare portata, qualcosa che lasci una impronta profonda nella memoria non solo individuale ma al contempo anche in tutti coloro che sono vostri vicini o sodali in quel momento speciale. Quando non si è soli in queste occasioni, ciò che accade diventa un multiplo indefinito di sensibilità e messaggi positivi. Ecco perchè si parla di musica come lingua universale, non solo perchè tutti possono emettere lo stesso suono in qualunque parte del mondo anche nello stesso momento, ma perchè il veicolo di tutto ciò è umano, origina e passa sempre attraverso il genere umano.
Herbie Hancock e Armando “Chick” Corea sono due particolari esseri umani, che da una parte raccolgono l'emozione intorno a loro e la trasformano in suoni che poi escono dalle loro mani in una forma che molti di noi ormai conoscono e apprezzano e che vengono ritrasmessi con parole, pensieri, immagini da chi ascolta. Poi ci sono attimi in cui tutto diventa impossibile da descrivere con qualsiasi mezzo.
Ed allora non rimane che la cronaca di una serata che fa diventare bella Umbria Jazz come una fidanzata/o o una moglie/ marito di cui si è innamorati da lungo tempo e di cui non se ne ha mai abbastanza.
E così all'Arena Santa Giuliana, popolata da circa 3mila spettatori, ieri sera (12 luglio ndr.) è andato in scena un concerto che potremmo definire “storico”, magari per il solo fatto che i due artisti in questione, Herbie Hancock e Chick Corea, nella loro vita artistica si sono incontrati pochissime volte.
Il duo pianistico Corea-Hancock esordì nel 1978 in un tour documentato da due famosi dischi, di cui uno doppio dal titolo “An Evening With Herbie Hancock & Chick Corea Live in Concert”.
Da allora, nessuna altra incisione in studio, e dal vivo soltanto tre esibizioni: una nel 1979 in Olanda, poi nel 1987 in Giappone, e l’ultima due anni fa al Blue Note di New York in occasione del settantesimo compleanno di Corea.
Per presentare il concerto, è salito sul palco dell'Arena Stefano Bollani che lo scorso hanno ha suonato a Perugia in duo proprio con Chick Corea, dando il via al progetto della Reunion di ieri sera in occasione del 40ennale di UJ.
Non staremo a raccontare dei pezzi suonati perchè siamo i primi a non credere che abbia la sua importanza, in occasioni come queste, la “lista della spesa” dei brani eseguiti. Piuttosto nel magnifico video del nostro Nicola Palumbo, si potrà apprezzare quel fantastico dialogo silenzioso che è si è tenuto tra i due artisti durante tutto il concerto, fatto di sorrisi, piccoli accenni, gesti minimi che non fanno altro che esaltare la grande maestria tecnica dei due, oltre che l'intesa umana. Fatti unici ed irripetibili, che spostano l'evento-concerto su piani diversi di interpretazione.
Nella struttura del concerto, con i due pianoforti coda contro coda, c'è un tema che uno dei due artisti lancia e tutto il resto è improvvisazione e libertà, senza che una partitura obblighi a stretti percorsi interpretativi. Basatano solo gli sguardi.
E poi Corea-Hancock uomini, che decisamente a loro agio, condividono con il pubblico la gioia di esserci e dialogano con una platea che li osanna, scherzando su chi dei due è più in forma e su come l'Italia li “rovina” con la pasta ed il vino.
Il pubblico è rimasto inchiodato alle sedie e almeno in questa occasione si è visto molto meno il fenomeno dei disturbatori che arrivano tardi o dei cosidetti “pendolari da backstage”, che fanno la spola con il servizio ristorante, pensando solo a bere e mangiare in continuazione. Almeno le patatine non fossero così care, quasi quanto il cachet di Jarrett !!
Ed a proposito del “feticcio americano”, anche in questa specialissima occasione, si è data vita ad una “Pagnottata”. Invitato sul palco da Corea-Hancock per prendersi un meritato applauso dopo aver creato l'occasione storica del nuovo incontro tra i due artisti, non resiste (sarà l'età o la tigna?), e deborda “Usate i telefonini… ma con loro va bene…”. Poi non pago delle enormi polemiche suscitate sull'argomento, rincara la dose, “Io ci provo a riportare il prossimo anno Jarrett a Perugia…”. Non fa in tempo a finire la frase che dalla platea si alza una selva di fischi e boati del tipo “basta Jarrett…ha rotto…”, e sonori “Buuu…”, che lasciano impietriti Hancock e Corea, che immaginavano di assistere alla consacrazione del patron di UJ.
Capita l'antifona Carlo Pagnotta si allontana salutando e i due grandi interpreti riprendono il loro dialogo verso il finale della serata, che si chiuderà con due chiamate alla ribalta e due bis, che in questo caso è giusto nominare perchè, anche chi non conosce i brani tra i nostri lettori, possa andarli ad ascoltare almeno una volta per capire qualcosa in più di questi due straordinari artisti.
Si inizia il bis con Spain di Corea, tratto dal quel magnifico ed intramontabile album che fu My Spanish Hearth del 1976, e che i due fanno anche cantare al pubblico, a cui segue, nel secondo rientro in scena, Cantaloupe Island, di Hancock, composta nel 1964 ed inserita nell'album Empyrean Isles.
Insomma, noi c'eravamo, e ci dispiace moltissimo per chi se l'è persa. Speriamo solo che queste due nostre righe possano servire a qualcosa per coloro che avevano il desiderio di partecipare e non hanno potuto.
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Video: Nicola Palumbo
Foto: Carlo Vantaggioli