Il filo conduttore del Genio nelle piccole cose, sembra unire nella ricerca musicale sia Rhiannon Giddens che la band degli Snarky Puppy.
Come lo riconosci il genio degli artisti? Spesso nelle piccole cose, come insegnava Ermete Trismegisto– il tre volte giusto- che invitava tutti a pensare che le cose sono sempre più semplici di come ce le immaginiamo e proprio per questo non riusciamo a capirle.
Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi, compagno d’arte e di vita della Giddens, sono l’esempio di una estrema semplicità, come nello spettacolo che hanno offerto ieri sera-12 luglio- al pubblico di Umbria Jazz, ma che al contrario è costituita da un lavoro di ricerca profondo e continuo.
Non sappiamo se la vera missione di questa coppia di musicisti sia quella di riportare sotto i riflettori musiche e musicisti oggi meno conosciuti, o addirittura usciti dalla memoria collettiva così da riscoprire il contributo che hanno dato alla cultura del folk e della musica etnica.
Di sicuro ciò che riescono a creare per un pubblico che li ascolta, dapprima stralunato e poi coinvolto dall’empatia della voce potentissima della Giddens e dalla bravura di polistrumentista di Turrisi, è una sorta di epifania attraverso la conoscenza delle radici musicali americane. Rhiannon Giddens lo spiegherà con chiarezza. Non si può capire a fondo un paese se non conosci la sua storia, anche musicale.
Il genio dunque sta nelle piccole cose, come un palcoscenico “nudo” e nei pochi strumenti con una discreta storia alle spalle come un set di tamburi o il banjo in tutte le sue declinazioni la fisarmonica, un violino ed infine -eccezionalmente- un pianoforte.
Il resto è un viaggio di cui vorresti solo sapere che ha tante tappe e mai un punto di arrivo.
Giddens e Turrisi li avevamo ascoltati in concerto solo pochi giorni fa al Festival dei Due Mondi di Spoleto, in quella che è stata una anticipazione più corposa dello spettacolo di Perugia. Nel caso di Spoleto, le 1500 persone in Piazza Duomo, una location votata da sempre alla musica classica, hanno scoperto le origini di un mondo che si pensava molto diverso. La fine di un stereotipo che vuole certa musica legata a mucche, bisonti e vaccari in salopette sdraiati nel fienile. Di sicuro non ci siamo stancati di ascoltarli, anche se il programma perugino ricalca quasi fedelmente quello spoletino, seppure in maniera ridotta visto il fatto che all’Arena i tempi sono contingentati.
E per questa coppia artistica e sentimentale le radici musicali sono anche Vedrai Vedrai di Luigi Tenco, cantata per il bis di Perugia. Un passo avanti, forse, verso una nuova ricerca.
Intanto, è stato annunciato il nuovo album, in uscita in agosto. Si intitola “You are the one” ed è il primo con tutte composizioni originali. “Blues, jazz, Cajun, country, gospel, and rock—it’s all there”, dice la Giddens per raccontare un disco complesso per la varietà dei timbri, sofisticato, che mette insieme strumenti e culture musicali diverse ma, con lei, capaci di fondersi.
Infine la notizia che la sua opera, Omar, scritta con Michael Abels, e messa in scena allo Spoleto Festival Charleston USA, ha vinto il premio Pulitzer per la musica 2023.
L’evoluzione senza tempo di Snarky Puppy
Se c’è una memoria storica di una band come gli Snarky Puppy, che è una sorta di pietra d’angolo su cui costruire un successo che non smette mai di crescere, quella risale a una decina di anni fa con il lavoro Family Dinner-Volume One. In quel lavoro, di cui si trovano tutti i video in Youtube, il pezzo che più lustro ha dato a questa Band di amici dell’Università del North Texas guidata saldamente dal bassista Michael League, è stato Something cantata da Lalah Hathaway. In quell’occasione ci scappò anche un Grammy per la Hathaway, dotata di mezzi canori insospettabili (inclusa una sorta di diplofonia che nel video fa saltare dalla sedia il batterista funambolo Robert “Sput” Searigh).
Ricordare un evento di più di 10 anni fa non è un esercizio di memoria o di sfoggio citazionistico, ma come detto anche sopra per la Giddens, il tutto va ricondotto nel genio delle piccole cose.
Quella che molti definiscono una band a cavallo tra fusion e jazz, non è in realtà ciò che sembra. Ascoltare attentamente ciò che è stato suonato a Perugia riconduce il ragionamento alle origini della nascita di un gruppo come gli Snarky. La prima cosa di sicuro, la voglia e la gioia di suonare insieme. Sono davvero pochi i cambiamenti nella composizione della band da 10 anni a questa parte. La solidità dei gruppi è una delle caratteristiche preziose per un lavoro di successo e proficuo.
E vorrà pur dire qualcosa se gli Snarky Puppy hanno nel frattempo sommato quattro Grammy e riconoscimenti delle maggiori riviste specializzate come Jazz Times e DownBeat. Soprattutto, ha raccolto fan in tutto il mondo per il forte impatto delle loro performance live. Il loro ultimo album, Empire Central, è uscito un paio di mesi fa, registrato dal vivo in studio, a Dallas. Il ritorno a casa è anche un ritorno alle radici soul.
In tutto questo il leader Michael League nel 2021 ha realizzato il suo primo album solo dal titolo So many Me (Tanti io, più o meno), dove League suona ogni strumento impiegato nell’album, inclusi molti strumenti etnici a percussione del Kurdistan, del Marocco e Turchi. Libera l’idea di associare la ricerca etno-antropologica della Giddens a quella di certe sonorità ancestrali di League. Chissà, è una ipotesi di lavoro!
E League, marpione che conosce bene Umbria Jazz, dopo i primi due pezzi, si rivolge al pubblico in platea e dice in Italiano ed inglese “So bene come funziona qui…tutti seduti fino al Bis dove poi vi alzate e ballate. E allora dai cominciamo subito tutti qui”.
E chi non c’era non si può rendere conto di come un un fiume di pubblico si è alzato in una frazione di secondo ed è corso sotto il palco. Sembrava non aspettassero altro.
Il genio nelle piccole cose funziona sempre.
Foto: Tuttoggi.info-Leopoldo Vantaggioli