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Umbria Jazz 15, “Gioia e Rivoluzione” del duo Hancock-Corea per i 3mila del Santa Giuliana

Dire che siamo abituati ormai ai duetti artisticamente “canuti” di musicisti famosi è quasi una battuta. In effetti questa è la formula più ricorrente di questi ultimi anni di spettacoli a UJ, e come se non bastasse in questa edizione oltre a quello andato in scena ieri sera con Herbie Hancock e Armando “Chick” Corea, sta per arrivare anche il duetto “do Brasil” con Gilberto Gil e Caetano Veloso, rimpatriata tropicalista molto attesa dai fans. Escludiamo dalla lista Tony Bennett e Lady Gaga perchè appartenenti a fenomeni cosmici del tipo, nebulosa protoplanetaria.
Ma l’abitudine a volte gioca brutti scherzi, e il concerto del duo Hancok-Corea, che si poteva immaginare del genere “business e stanchezza artistica”, si è invece rivelato un appuntamento gioioso, musicalmente ricco e tecnicamente di grande interesse. Gioia e rivoluzione, cantavano gli amati Area, “Canto per te che mi vieni a sentire, suono per te che non mi vuoi capire…”.

L’esordio dei due sul palco del Santa Giuliana, mette l’ansia alla platea, “Improvviseremo qualcosa per voi”. Che può volere dire tutto o niente, anzi l’unico affidamento possibile e sul fatto che due nomi di tale fatta non pigeranno mai i tasti solo a casaccio, ma un minimo di antico furore tenteranno almeno di resuscitarlo.
Ed è così che inizia un tira e molla dei due, di un fascino crescente e di una piacevolezza inaspettata, fondato sulla grande intesa che li lega e che fa si che uno sguardo consenta di eseguire la melodia o il tema o l’improvvisazione o una rifinitura secondo una cronometrica ripartizione di ruoli. All’apertura di sipario rincuora vedere sul palco non soltanto due pianoforti a coda ma anche una nutrita batteria di giocattoloni elettronici che a entrambi piacciono da tempi non sospetti, e che preludono a intenzioni ludiche dei due.
E tutta la prima parte “improvvisata” è in effetti il frutto di un gioco alternato tra elettronica e tasti tradizionali.
Il concerto diventa poi musicalmente ricco quando nell’affrontare standard di Cole Porter, o Miles Davis , il duo Hancock-Corea non sminuisce la dignità dei brani eseguiti, ma li ricrea su solide fondamenta dimostrando che l’idea originale non può essere sostituita.
Si dice sempre che uno dei peccati originali del Jazz sia la connaturata capacità di rubare e rielaborare il lavoro degli altri. Ma nel caso di Perugia ci troviamo difronte a qualcosa di nuovo.
Immancabile in un simile concerto la “zampata” individuale dei due, che prima ancora di suonare in coppia, sono anche due dei più grandi compositori e pianisti viventi sulla scena della musica Jazz.
Ed è così che non si fugge alla celebrazione di Cantaloupe Island, cavallo di battaglia di Hancock, che a Perugia suonerà il tema di base, lasciando a Corea il compito delle “coloriture”.
Mentre a seguire arriva Spain, dal celeberrimo album My Spanish Heart di Corea, che per Perugia inventa una versione scenografica con l’intervento del pubblico a fare da coro, magistralmente diretto da un Hancock molto divertito e divertente.
In alcuni commenti postconcerto sui social si è azzardata l’ipotesi di una maggiore freschezza esecutiva di Chick Corea rispetto ad Hancock. Francamente è un dettaglio distinguibile solo da intenditori “sopraffini”, e la reazione di gradimento del pubblico dell’Arena è apparsa ugualmente ripartita tra i due. Piuttosto si può discutere sulle differenze di stile, conoscendo una maggiore inclinazione per il fraseggio a due mani da parte di Corea e della ariosità compositiva, meno spettacolare dunque, di Hancock.
Sta di fatto che il concerto è piaciuto moltissimo a tutti e non vale la pena mettersi a fare distinzioni di “lana caprina”. Ne abbiamo viste di peggio.

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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)

Video: Tuttoggi.info (Nicola Palumbo)