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UMBRIA JAZZ 11, I CONCERTI DI HIROMI E AHMAD JAMAL SVEGLIANO GLI APPASSIONATI E DANNO LUSTRO ALLA KERMESSE (foto di S.Dottori)

Carlo Vantaggioli

Era cominciata così così questa edizione di Umbria Jazz. Ma ieri sera al Santa Giuliana, hanno fatto irruzione due veri, e non stanchi, protagonisti della scena internazionale del jazz, due facce della “medaglia” musicale, e non solo anagraficamente, che si sono divertiti ed hanno fatto divertire: Hiromi Uehara e Ahmad Jamal.
L’attesa più grande era per l’esibizione di Hiromi che mancava da tempo in Umbria, dopo il suo debutto nell’edizione numero 10 (2004) ad Orvieto di Umbria Jazz Winter, sotto la supervisione proprio di Ahamad Jamal. E sicuramente il concerto di questa incredibile virtuosa del pianoforte non ha tradito l’aspettativa del pubblico e men che meno della critica.
Hiromi non soltanto è ogni volta una conferma qualitativa, ma spende se stessa in concerto in una maniera talmente viscerale che allo spettatore scende un rivolo di sudore ogni qual volta l’artista giapponese pigia l’ultimo tasto del pianoforte. Dove trovi l’energia questo scricciolo di musicista è un mistero, ma anche la conferma che il jazz, spesso, è una roba per iniziati.
Inconfondibile tra tutti gli artisti del genere, la sua figura è riconoscibile per gli “indecifrabili” vestiti di scena ( sembra sempre essere uscita poco prima da un ripostiglio…) e dalla capigliatura stile “nido di Falco Gheppio”. Ciò non di meno, nell’attimo esatto in cui tocca la tastiera, Hiromi diventa la ragazza più affascinante del mondo. La sua tecnica è “mostruosa”, ed è lei stessa a chiarire il mistero di tanta capacità “ Da bambina mi mettevo al pianoforte a fare esercizi dalla mattina alla sera. Lo strumento era come un giocattolo per me, e quando mi facevano i complimenti per il tanto studio, io non capivo che c’era di strano. Era come se si complimentassero con me perché mi piaceva giocare con la Playstation…”.
Se ti alleni così prima o poi si va in prima squadra, per usare una metafora “pallonara”. E Hiromi, a 17 anni, viene notata prima da un tipo di nome Chick Corea e poi dal Sig. Ahmad Jamal. Niente male no!
C’è da dire che lei li ha ampiamente ripagati con gli straordinari successi di pubblico e soprattutto di critica di questi ultimi anni.
Nelle ultime prove compositive si nota anche un certo amore per la melodica brasiliana, anche se restringere l’artista in una categoria è assolutamente impossibile. Bastava ascoltare la versione suonata ieri sera di “I Got Rhythm” di Gershwin, per capire come si possa passare dallo standard al freejazz senza colpo ferire. Ma a noi cronisti, che siamo a volte un po’ birbanti, in verità è venuta in mente una associazione un po’ curiosa. Poiché la sera prima (9 luglio) ha suonato al Santa Giuliana , Chihiro Yamanaka, nota per il suo ultimo cd di standards rielaborati, proprio per far notare la differenza nella scuola giapponese, è possibile che Hiromi abbia voluto dare una stoccata a pubblico, critica e collega, come dire “ Mo sentite questa di versione…”.
Ma in fondo queste sono solo boutade estive. Resta solo la grande soddisfazione di vedere che nelle esibizioni in pubblico il prodotto Hiromi Uehara è di livello altissimo. Oltretutto le sue formazioni, quasi sempre in trio con batteria e basso elettrico, o come ieri sera guitarbass, devono essere di assoluta capacità, per potergli star dietro. Con lei ieri Anthony Jackson al basso e Simon Phillips alla batteria, decisamente funambolico.
Degna introduzione, se tale era, per il concerto successivo del mentore di Hiromi, Ahmad Jamal.
Jamal è di casa a Perugia e ad UJ viene sempre volentieri. D’altro canto è anche vero che qui il Jazz per lungo tempo è stato cullato come un pupo in fasce. Ora magari la cosa va un po’ rivista, ma questo è un altro articolo.
Il giovanotto Jamal, solo 81 anni, si presenta al Santa Giuliana con la sua formazione tipo, percussioni- Manolo Badrena, batteria- Herlin Riley e contrabbasso- James Camack.
Un Ensemble affiatatissimo che segue il leader come un ombra, mentre seduto in una posizione originale ( di spalle alle percussioni e appena al fianco del contrabbasso), alza e abbassa le mani per dare la linea a tutti. Jamal stesso si alza, si avvicina ai musicisti, li segue mentre svolgono il loro assolo, li coccola. Un professionista che in oltre sessanta anni di musica non è mai stato il sideman di nessuno. Piuttosto è stato Jamal a dare sviluppo e forza alla formazione del trio pianistico moderno. Il suo stile è inconfondibile, percussivo e con gradi aperture melodiche al tempo stesso. Un piacere sentirlo e soprattutto vederlo, mai stanco e sempre disponibile a dispetto degli anni. Ahmad Jamal sul palco si diverte ancora molto questo è chiaro, non come qualche suo collega visto l’altra sera e che ci ha fatta una brutta impressione.
Non poteva mancare in un concerto dell’artista di Pittsburgh, qualcuno dei pezzi che lo hanno reso famoso e ieri sera per il pubblico perugino, Jamal ha suonato una versione riarrangiata di Poinciana. Dobbiamo ammettere che dopo averne sentite tante in molte sue registrazioni, quella di ieri sera era davvero splendida.
Il pubblico degli “immarcescibili” jazzofili di UJ ha capito al volo lo speciale stato di grazia ed ha chiamato Jamal alla ribalta per ben due volte. Peccato solo che a 81 anni non si scherza troppo con la fatica, altrimenti altre due o tre chiamate in più non ci sarebbero state male.
Stasera all’arena, Brandford Marsalis e a seguire, lo European Jazz Ensemble.

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( le foto sono di Stefano Dottori per Tuttoggi.info)