Cronaca

Umbria Istat, lavoro e primato su asili nido ma la regione invecchia

Umbria in ripresa sotto il profilo occupazionale ma la popolazione invecchia, in compenso abbiamo un primato per il livello di diffusione dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, e lo si deve al privato. Questo emerge da una prima disamina, con occhio regionale, del rapporto Istat del 2016 presentato questa mattina a Roma che sviluppa una riflessione documentata sul presente dell’Italia, utilizzando dati e analisi per descrivere le trasformazioni intervenute nel recente passato e al tempo stesso individuare le prospettive per il futuro e le potenzialità di crescita del Paese.

Un set di grafici interattivi organizzati per capitolo offre una panoramica dei principali fenomeni indagati nel Rapporto annuale 2016 mentre per quattro temi: Occupazione e disoccupazione nei sistemi locali, Posti negli asili nido, Posti pubblici negli asili nido, Indice di vecchiaia, sono state realizzate webmap interattive. Le stesse che siamo passati ad analizzare in chiave umbra.

Occupazione e disoccupazione nei sistemi locali.  Nella mappa interattiva suddivisa per macro aree (nelle quali vengono accorpati più Comuni) e che combina le variazioni dell’occupazione e della disoccupazione tra il 2014 e il 2015 , non ci sono discrepanze ma un bel colore verde “speranza” ad indicare in legenda il miglior dato. Gli indici possibili erano appunto: in perdita, inattivi, attivi o in ripresa e l’Umbria ne è uscita con il miglior risultato contemplato: quello della ripresa.

Altro indicatore ricavabile dai dati è quello relativo ai posti in asili nido per ogni cento bambini. Il livello di diffusione dei servizi socio-educativi per la prima infanzia (asili nido e servizi integrativi), si distribuisce piuttosto uniformemente all’interno delle regioni, dove avviene del resto la programmazione dei servizi territoriali. Si evidenziano tuttavia alcune differenze fra province delle stesse regioni. Forte la contrapposizione fra quasi tutto il Mezzogiorno e il resto del Paese. Le province che hanno superato il l’obiettivo del 33% fissato dal Consiglio europeo sono solo 14 su 110; tranne Roma e Milano, le altre sono tutte concentrate in Emilia Romagna, Toscana e in Umbria appunto.

La nostra regione conquista quindi un altro primato quello compreso tra i 33 e i 41 posti totali per ogni cento bambini. La posizione delle singole regioni dal punto di vista della copertura territoriale e dell’importanza del settore pubblico nell’offerta complessiva evidenzia che al di sopra del valore target del 33 per cento dei posti rispetto ai bambini vi sono l’Umbria, con il 35,5 per cento e l’Emilia-Romagna con il 35,3 per cento. Nel primo caso, quello umbro, è maggiore l’offerta privata (la quota di posti comunali è di poco inferiore alla metà), nel secondo si ha un’ampia prevalenza del settore pubblico (è comunale il 73 per cento dei posti).

La percentuale dei posti pubblici negli asili nido conferma anch’essa un trend positivo compresa tra il 35 ed il 49,9 per cento, anche se qui l’obiettivo da puntare per l’eccellenza era quello compreso tra il 65 e l’81 per cento. Ancora una volta non vi sono differenze all’interno della regione e Perugia e Terni sono nello stesso indicatore. La quota del settore pubblico nell’offerta complessiva di servizi per la prima infanzia evidenzia una certa variabilità anche all’interno delle regioni (ma non è il caso dell’Umbria), mentre sfuma il tradizionale contrasto fra il Nord e il Sud del Paese.

Più posti negli asili rispetto al resto d’Italia quindi ma passando all’ultimo indicatore, quello riguardante l’età della popolazione ci si accorge che l’Umbria “invecchia”. A livello territoriale, nel 2014 era la Liguria la regione con l’incidenza più alta di over 65 sulla popolazione locale, con il 28% di anziani (443.328). Seguivano, sempre con una media superiore a quella nazionale, il Friuli-Venezia Giulia con il 25,1% (308.016) e la Toscana con il 24,8% (929.050), l’Umbria con il 24,6% (220.022) e il Piemonte con il 24,5% (1.082.540). La Campania, al contrario, è regione con l’incidenza più bassa (17,6% e 1.029.128 senior), seguita dal Trentino-Alto Adige (19,8% e 209.588 senior) e dalla Sicilia (19,9% e 1.012.951 senior).

Al 1° gennaio 2015, l’indice di vecchiaia assume proporzioni notevoli, salendo a quota 157,7% in Italia. La simultanea presenza di una elevata quota di persone di 65 anni e oltre e di una bassa quota di popolazione al di sotto dei 15 anni colloca il nostro Paese tra i più vecchi del mondo. Il Centro-nord del Paese presenta i valori più elevati dell’indice di vecchiaia (più del 160%). Nel Mezzogiorno, invece, il disequilibrio tra giovani e anziani è più contenuto, con un valore dell’indice di poco inferiore al 140%, ben al di sotto della media nazionale. A livello regionale, al 1° gennaio 2015, la Liguria presenta il valore più alto, mentre all’estremo opposto si colloca la Campania. Su scala provinciale, il primato dell’indice di vecchiaia spetta a Trieste con un valore pari al 250,8%; il valore minimo in assoluto si registra nella provincia di Napoli (100,1%) che per la prima volta supera la soglia di parità.

La provincia di Terni invecchia più di Perugia con un indicatore che è nella fascia più alta prevista a 218,2. Perugia invece si colloca nella fascia sottostante con un indicatore di 180,2.

(Sa.Mi.)